«Non possiamo accogliere tutti». Questa volta lo scivolamento a destra del Partito Democratico e del governo avviene direttamente per opera del segretario e presidente del Consiglio, Matteo Renzi.
La domanda è: tutti chi?
E’ sicuramente il caso di ricordare che in Italia sono presenti cittadini stranieri in una proporzione (8,3%) inferiore rispetto a diversi stati europei, tra i quali figurano Germania (9%) e Spagna (9,5%).
Lo stesso discorso vale per le domande di asilo: su 1,37 milioni di richieste d’asilo avanzate nel 2015, 476mila sono state fatte in Germania, 175mila in Ungheria, 161mila in Svezia, 87mila in Austria, 83mila in Italia, 75mila in Francia, 48mila in Belgio. E ricordiamo che 1,37milioni di persone che richiedono asilo corrispondono allo 0,27% della popolazione europea: stiamo parlando di decimali, soprattutto se pensiamo che i profughi nel mondo sono 65 milioni, che la Turchia ne ospita 1,6 milioni, e anche il Libano oltre un milione.
Tutti chi, quindi? Di che cifre sta parlando Matteo Renzi?
Lo stesso premier si è inoltre lanciato nel più classico dei ritornelli salviniani, ma senza parolacce e insulti: «il cittadino che vede uno bighellonare dalla mattina alla sera non è felice e ha ragione». Perché è questo il problema di Matteo Renzi: che il cittadino si scandalizzi, non che la gestione dell’accoglienza sia effettuata per l’80% in emergenza, attraverso strutture “straordinarie” — ma che sono diventate ordinarissime - gestite da enti spesso non preparati, su cui ricadono obblighi di rendicontazione ridicoli.
La seconda domanda è: di chi è la responsabilità di un sistema perennemente “straordinario”, se non del governo?
«Tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno», dichiarava Salvatore Buzzi nel 2014. Duemilaquattordici! Sono passati due anni, due anni di Renzi e di Alfano, due anni di «emergenza immigrazione» (quale emergenza?) strillata sui giornali, e ancora oggi Renzi dichiara «ci stiamo lavorando con il ministro dell’Interno e la prefettura».
Un po’ di vergogna, mai?
Ricordiamo che pratiche virtuose di accoglienza esistono già, spesso sono inserite nella rete SPRAR (il 20% di gestione non straordinaria), e permettono di realizzare un’ottima inclusione, attraverso il lavoro di operatori specializzati e la realizzazione di percorsi formativi e di inserimento lavorativo. Nella nostra indagine abbiamo trovato sindaci che ci hanno letteralmente detto che «sono i migranti che ci aiutano a casa nostra», perché permettono il ripopolamento di piccoli borghi e la nascita di piccole economie.
Ed eccoci così all’argomento definitivo utilizzato da Renzi: «bisogna aiutarli a casa loro». E siamo d’accordo, ci mancherebbe, ma nel senso che il primo diritto dovrebbe essere quello a non dover abbandonare la propria casa e i propri cari. Peccato che l’approccio promosso dal cosiddetto «migration compact» più che intervenire sulle ragioni delle migrazioni forzate (guerra, fame, cambiamenti climatici, eccetera) intervenga sulle frontiere, finanziando i governi dei paesi di partenza affinché trattengano le persone chiudendo i confini in uscita. Perché non vietare le migrazioni per decreto, a questo punto? Magari inasprendo la Bossi — Fini, normativa che il governo non ha superato nonostante espressa delega, ormai scaduta, ricevuta dal Parlamento.
Dichiarazioni come queste portano a una conseguenza, facilmente intuibile: alimentano il conflitto tra i poveri, che siano italiani o che siano stranieri. Per risolvere questo conflitto — pensate che scoperta — servono misure per i poveri, tutti, non affermazioni campate per aria. E per affrontare i flussi migratori servono politiche intelligenti, coordinate a livello europeo, che agiscano sulle cause prime, che intervengano sulle emergenze e che facilitino l’inclusione: tutte assieme.
Stefano Catone, Giuseppe Civati