Parte a Verona l’incubatore d’impresa di Possibile e 50/30 Blog

Rivolto ai lavoratori di imprese chiuse, ristrutturate, delocalizzate e ai giovani incastrati nella trappola “laureato, qualificato, disoccupato”, parte a Verona l’incubatore d’impresa “Impresa Possibile“, voluto e sostenuto dal movimento Possibile di Pippo Civati che si avvale delle competenze del gruppo di esperti che sta dietro il blog “50/30 Blog – Disoccupazione e Imprenditorialità”.

Rivol­to ai lavo­ra­to­ri e alle lavo­ra­tri­ci di impre­se chiu­se, ristrut­tu­ra­te, delo­ca­liz­za­te e ai gio­va­ni e alle gio­va­ni inca­stra­ti nel­la trap­po­la “lau­rea­to, qua­li­fi­ca­to, disoc­cu­pa­to”, par­te a Vero­na l’incubatore d’impresa “Impre­sa Pos­si­bi­le“, volu­to e soste­nu­to dal movi­men­to Pos­si­bi­le di Pip­po Civa­ti che si avva­le del­le com­pe­ten­ze del grup­po di esper­ti che sta die­tro il blog “50/30 Blog – Disoc­cu­pa­zio­ne e Imprenditorialità”.

L’incubatore pre­ve­de un per­cor­so for­ma­ti­vo gra­tui­to, con esper­ti di livel­lo nazio­na­le, del­la dura­ta di tre mesi, nel cor­so dei qua­li i lavo­ra­to­ri disoc­cu­pa­ti e i lau­rea­ti sen­za lavo­ro ver­ran­no affian­ca­ti per svi­lup­pa­re il pro­to­ti­po di un nuo­vo pro­dot­to o ser­vi­zio da pre­sen­ta­re alla fine dei tre mesi ad un panel di inve­sti­to­ri poten­zial­men­te inte­res­sa­ti a finanziarli.

Le paro­le ingle­si sono “wor­kers buy out” e “star­tup”. In ita­lia­no si par­la di “fab­bri­che recu­pe­ra­te” e di “fare inno­va­zio­ne di valo­re per fare inno­va­zio­ne di pro­dot­to”, “incu­ba­re nuo­ve impre­se”.

Impre­sa Pos­si­bi­le è un incu­ba­to­re d’impresa per anda­re a cer­ca­re e for­ma­re nuo­vi impren­di­to­ri tra i disoc­cu­pa­ti del­le fab­bri­che chiu­se, ristrut­tu­ra­te, delo­ca­liz­za­te, e tra i lau­rea­ti qua­li­fi­ca­ti ma disoc­cu­pa­ti. Per­ché l’Italia ha biso­gno di posti di lavo­ro e i posti di lavo­ro non li crea il Gover­no per decre­to. Li crea­no le per­so­ne che si rim­boc­ca­no le mani­che e orga­niz­za­no il lavo­ro pro­prio e quel­lo di altri.

Per tor­na­re ad esse­re rile­van­te nel mon­do e a fare pro­fit­ti l’impresa ita­lia­na deve tor­na­re a stu­pi­re. Deve tor­na­re a fare qual­co­sa che gli altri non san­no fare. Come abbia­mo sapu­to fare quan­do abbia­mo inven­ta­to il desi­gn del futu­ro negli anni ’50 e ’60 e tut­to il mon­do se ne è infa­tua­to. Abbia­mo biso­gno di più impren­di­to­ri affa­ma­ti di futu­ro. Per­so­ne che dica­no come dice­va Adria­no Oli­vet­ti: “In me non c’è che futuro”.

Impre­sa Pos­si­bi­le nasce pro­prio per andar­li a cer­ca­re que­sti nuo­vi lavo­ra­to­ri-impren­di­to­ri. Tra gli ulti­mi. Tra quel­li più in dif­fi­col­tà ma con anco­ra le ener­gie per rial­zar­si e riprovarci.

È qual­co­sa che si può fare come dimo­stra il recen­te libro di Ange­lo Mastran­drea “Lavo­ro sen­za padro­ni: sto­rie di ope­rai che fan­no rina­sce­re impre­se” che rac­con­ta le sto­rie di chi in Ita­lia lo ha già fat­to: di chi ha recu­pe­ra­to la pro­pria azien­da mes­sa al tap­pe­to dal­la cri­si, facen­do­ne rina­sce­re una nuo­va, di soli­to attor­no ad un nuo­vo prodotto.

Impre­sa Pos­si­bi­le è rivol­to anche agli impren­di­to­ri di azien­de in dif­fi­col­tà per­ché il loro pro­dot­to è in cri­si, e agli impren­di­to­ri di azien­de che fun­zio­na­no ma sono inte­res­sa­ti a svi­lup­pa­re un nuo­vo prodotto.
Ma per que­sti, a dif­fe­ren­za dei lavo­ra­to­ri sen­za lavo­ro e dei lau­rea­ti che voglio­no fare star­tup, il per­cor­so di affian­ca­men­to pre­ve­de il paga­men­to di un con­tri­bu­to economico.

Come fun­zio­na

I lavo­ra­to­ri licen­zia­ti e i lau­rea­ti disoc­cu­pa­ti con­tat­ta­no l’incubatore con il form pre­sen­te alla fine di que­sto articolo.

Alcu­ni esper­ti dell’incubatore li incon­tra­no a Vero­na per capi­re che com­pe­ten­ze han­no e che idea di pro­dot­to e di impre­sa hanno.

Alla fine del col­lo­quio l’Incubatore deci­de se assu­me­re l’incarico di aiutarli—come det­to a tito­lo gra­tui­to e per tre mesi—a svi­lup­pa­re uno o più pro­to­ti­pi del­la loro idea da uti­liz­za­re alla fine dei tre mesi per cer­ca­re i finan­zia­men­ti per costrui­re attor­no al pro­dot­to una azien­da capa­ce di por­tar­lo sul mercato.

Vie­ne data la pre­fe­ren­za: 1) ai grup­pi di lavo­ra­to­ri o di lau­rea­ti, 2) resi­den­ti a Vero­na o nel Vene­to, o dispo­sti a tra­sfe­rir­si a Vero­na per i tre mesi di inter­ven­to di Impre­sa Pos­si­bi­le, e 3) alle idee di pro­dot­to di tipo indu­stria­le, ossia sca­la­bi­le nei numeri.

Ven­go­no pre­se in con­si­de­ra­zio­ne anche impre­se no-pro­fit che si pre­fig­ga­no impat­ti socia­li significativi.

Non ven­go­no incu­ba­ti pro­get­ti per atti­vi­tà libe­ro pro­fes­sio­na­li o arti­gia­na­li desti­na­te a rima­ne­re dit­te indi­vi­dua­li. Per­ché Impre­sa Pos­si­bi­le cre­de che il Pae­se abbia biso­gno di pro­dot­ti da ven­de­re nel mondo.

Le star­tup idea­li han­no alme­no due o tre fon­da­to­ri di riferimento.

Le per­so­ne che si pro­pon­go­no non devo­no pre­sen­ta­re un busi­ness plan quan­do deci­do­no di richie­de­re l’assistenza dell’Incubatore. La deci­sio­ne di assi­ster­li vie­ne basa­ta su un col­lo­quio di per­so­na. L’Incubatore ama i pro­to­ti­pi ma non dà par­ti­co­la­re impor­tan­za ai busi­ness plan a que­sto pri­mo stadio.

I lavo­ra­to­ri devo­no tro­var­si una loro sede. Impre­sa Pos­si­bi­le non offre uffi­ci e spa­zi di lavo­ro. L’Incubatore cre­de che ogni azien­da deb­ba met­te­re radi­ci nel “suo” territorio.

Duran­te i tre mesi gli esper­ti dell’Incubatore lavo­ra­no inten­sa­men­te con i lavo­ra­to­ri-impren­di­to­ri per met­te­re la nuo­va azien­da nel­le miglio­ri con­di­zio­ni e per­fe­zio­na­re la loro pre­sen­ta­zio­ne per gli investitori.

Il com­pi­to dell’Incubatore è far supe­ra­re all’azienda la pri­ma fase. Il che abi­tual­men­te signi­fi­ca: por­tar­la al pun­to in cui ha costrui­to un pro­to­ti­po di pro­dot­to suf­fi­cien­te­men­te di impat­to per rac­co­glie­re dena­ro su una sca­la suf­fi­cien­te­men­te vasta per por­ta­re il pro­dot­to sul mer­ca­to. A quel pun­to è pos­si­bi­le intro­dur­re l’azienda agli inve­sti­to­ri o anche ad acqui­ren­ti inte­res­sa­ti a rilevarla.

Lavo­ra­re sui pro­to­ti­pi di prodotto

La cosa più impor­tan­te che vie­ne fat­ta con le star­tup è lavo­ra­re sul­la loro idea. Per ren­der­la un pro­dot­to che le per­so­ne desi­de­ri­no. Indi­can­do alle azien­de la dire­zio­ne in cui la loro idea dovreb­be esse­re esplorata.

Nel cor­so dei tre mesi i fon­da­to­ri dell’azienda ven­go­no aiu­ta­ti a tro­va­re le rispo­ste che ser­vo­no loro per costrui­re la “mac­chi­na azien­da­le”, per fab­bri­ca­re un pro­to­ti­po e pro­va­re a por­tar­lo sul mer­ca­to e all’attenzione di investitori.

Impre­sa Pos­si­bi­le è inte­res­sa­to ad ogni tipo di star­tup che pro­vi a costrui­re un’offerta di valo­re uni­ca e innovativa.

Pre­pa­ra­re i col­lo­qui con gli investitori

La secon­da cosa più impor­tan­te che vie­ne fat­ta è aiu­ta­re i fon­da­to­ri a rela­zio­nar­si con inve­sti­to­ri e even­tual­men­te con i poten­zia­li acqui­ren­ti del­la loro azienda.

Ovvia­men­te ven­go­no fat­te intro­du­zio­ni di con­tat­ti. Ma soprat­tut­to vie­ne spe­so parec­chio tem­po inse­gnan­do ai fon­da­to­ri come pre­sen­ta­re la loro star­tup agli inve­sti­to­ri, e come chiu­de­re un accor­do una vol­ta che han­no gene­ra­to interesse.

In que­sta secon­da fase non ven­go­no offer­ti solo con­si­gli ma anche pro­te­zio­ne. I poten­zia­li inve­sti­to­ri han­no mag­gio­ri atten­zio­ni ver­so le azien­de se san­no che da come si com­por­ta­no dipen­de la pos­si­bi­li­tà che l’Incubatore pre­sen­ti loro altre azien­de in futuro.

L’Incubatore ha cura anche che la par­te lega­le e ammi­ni­stra­ti­va per la costi­tu­zio­ne del­la nuo­va azien­da sia fat­ta cor­ret­ta­men­te, evi­tan­do le trap­po­le che spes­so l’inesperienza fini­sce per dis­se­mi­na­re negli atti costi­tu­ti­vi, negli sta­tu­ti e negli altri docu­men­ti che i fon­da­to­ri fir­ma­no “trop­po in fret­ta” quan­do avvia­no la loro impresa.

Gli impren­di­to­ri ven­go­no intro­dot­ti agli avvo­ca­ti giu­sti che spes­so accet­ta­no di esse­re paga­ti più avan­ti quan­do l’azienda vie­ne finan­zia­ta e comin­cia a fare pro­fit­ti. Le azien­de ven­go­no aiu­ta­te ad assu­me­re i loro pri­mi impie­ga­ti (sele­zio­ne e aspet­ti lega­li). Altre­sì pos­so­no esse­re aiu­ta­te a pro­teg­ge­re i loro dirit­ti intellettuali.

E può capi­ta­re che l’Incubatore medi le dispu­te che pos­so­no insor­ge­re tra i fondatori.

Duran­te i tre mesi di incu­ba­zio­ne del­le azien­de vie­ne fat­to un incon­tro alla set­ti­ma­na con gli impren­di­to­ri. All’incontro par­te­ci­pa­no gli esper­ti rite­nu­ti uti­li per quel­la spe­ci­fi­ca startup.

Spes­so si trat­ta di altri impren­di­to­ri, pro­fes­so­ri uni­ver­si­ta­ri, o con­su­len­ti d’azienda che aiu­ta­no l’Incubatore pro bono.

Dopo cir­ca tre mesi si tie­ne un Demo day in cui la star­tup pre­sen­ta i suoi pro­dot­ti e ser­vi­zi a una audien­ce par­ti­co­lar­men­te sele­zio­na­ta di esper­ti. Tre mesi sono un tem­po suf­fi­cien­te­men­te lun­go per mol­te azien­de per pro­dur­re un pro­to­ti­po suf­fi­cien­te­men­te con­vin­cen­te del loro pro­dot­to. In effet­ti mol­te azien­de sono in gra­do di pro­dur­lo in un tem­po inferiore.

Per ogni star­tup i pri­mi due mesi ten­do­no ad esse­re i più pro­dut­ti­vi e ten­do­no a defi­ni­re l’azienda. L’Incubatore cer­ca di inter­fe­ri­re il meno pos­si­bi­le nel­le star­tup che assi­ste. Ven­go­no for­ni­ti un sac­co di con­si­gli ma non vie­ne for­za­to nes­su­no a seguir­li. L’Incubatore ha chia­ro che l’indipendenza è la ragio­ne prin­ci­pa­le per cui le per­so­ne fan­no impresa.

Duran­te i tre mesi, oltre all’incontro di ogni set­ti­ma­na, ven­go­no offer­te alle azien­de ore di assi­sten­za che i lavo­ra­to­ri-impren­di­to­ri pos­so­no pre­no­ta­re per discu­te­re con gli esper­ti dell’Incubatore ciò che stan­no costruen­do e i pro­ble­mi che incontrano.

Ci sono poi altre occa­sio­ni di incon­tro con esper­ti in for­ma di semi­na­ri e conferenze.

Nel cor­so dei tre mesi ven­go­no intro­dot­ti alle star­tup per­so­ne ed esper­ti che pos­sa­no aiu­tar­le nel loro spe­ci­fi­co progetto.

Demo day e dopo i tre mesi

Come det­to alla fine dei tre mesi c’è un even­to che chia­mia­mo Demo day in cui le star­tup pre­sen­ta­no i loro pro­to­ti­pi e il loro pia­no di lavo­ro ad una audien­ce di poten­zia­li investitori.

Alla fine dei tre mesi il lavo­ro dell’Incubatore non fini­sce. Ter­mi­na­no sola­men­te gli incon­tri set­ti­ma­na­li pre­fis­sa­ti. L’incubatore con­ti­nua a dare assi­sten­za e a intro­dur­re con­tat­ti sino a che i fon­da­to­ri riten­go­no di aver­ne bisogno.

E’ impor­tan­te che gli aspi­ran­ti impren­di­to­ri abbia­no una buo­na idea già for­ma­ta, ma anche che dimo­stri­no di saper ave­re buo­ne idee. Mol­te star­tup di suc­ces­so cam­bia­no la loro idea anche sostan­zial­men­te nel cor­so del­lo svi­lup­po dei pro­to­ti­pi di prodotto.

Alcu­ni nomi degli esperti

Del grup­po di esper­ti fan­no par­te tra altri, Luca Gnan, docen­te orga­niz­za­zio­ne azien­da­le Univ. Roma Tor Ver­ga­ta, Pre­si­den­te Euro­pean Aca­de­my of Mana­ge­ment. Lui­gi Cor­vo, docen­te eco­no­mia azien­da­le Univ. Roma tor Ver­ga­ta. Mau­ri­zio Figia­ni e Chia­ra Paga­no, docen­ti di desi­gn del pro­dot­to indu­stria­le al Poli­tec­ni­co di Mila­no. Luca Leo­nar­di­ni, Con­su­len­te inno­va­zio­ne di valo­re e value pro­po­si­tion desi­gn. Ange­lo Mastran­drea, gior­na­li­sta, auto­re di arti­co­li su espe­rien­ze di fab­bri­che recu­pe­ra­te ita­lia­ne e del libro “Lavo­ro sen­za Padro­ni, sto­rie di ope­rai che fan­no rina­sce­re impre­se”. Oltre che Car­lo Mas­si­ro­ni, ani­ma­to­re del blog “50/30 Blog” e asset mana­ger vero­ne­se foca­liz­za­to sull’innovazione di prodotto.

A dif­fe­ren­za di mol­ti incu­ba­to­ri di impre­sa pub­bli­ci che ope­ra­no nell’ottica dell’erogazione di cor­si, Impre­sa Pos­si­bi­le ope­ra con la stes­sa otti­ca che gui­da le miglio­ri real­tà di ven­tu­re capi­tal: quel­la di veni­re valu­ta­ti per la qua­li­tà del­le azien­de che con­tri­bui­sce a por­ta­re sul mercato.

Per invia­re le candidature

Per chie­de­re un col­lo­quio per pre­sen­ta­re la vostra idea di impre­sa e di pro­dot­to è pos­si­bi­le uti­liz­za­re il form che tro­va­te qui.

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