Non abbiamo ascoltato una sola parola di ripensamento da parte del premier Gentiloni sulle politiche portate avanti dal Governo Renzi né un’analisi seria e doverosa sul voto referendario. Solo elogi mentre i numeri e la realtà ci parlano di un’altra narrazione, di un altro Paese in crisi profonda. Basta questo a farci votare convintamente no alla fiducia. L’esito del voto ci ha consegnato un dato che va al di là dell’antipolitica, ormai utilizzata a sproposito per giustificare mancanze e responsabilità che sono solo delle passate scelte governative. Malessere sociale e disuguaglianze sono le emergenze del Paese: basti guardare i numeri sulla povertà diffusi oggi, con un drammatico 141% e con 4,6 milioni di persone che vivono nell’indigenza assoluta. Ma oggi in aula c’è stato spazio solo per gli elogi al Governo precedente, con un accenno finale a non meglio precisate iniziative per “la parte disagiata della popolazione e della classe media”.
La responsabilità della quale ha parlato il premier Gentiloni nel suo discorso avrebbe preteso che ci fosse stata aderenza alla realtà e soprattutto discontinuità nelle politiche e nelle persone che fino ad oggi hanno incarnato ruoli di Governo. Ai giovani che in massa hanno votato no, che non hanno lavoro e prospettive, si risponde che tutto va bene e che si prosegue con i voucher e con il ministro del lavoro Poletti. Il nuovo Governo è stato segnato da logiche spartitorie e dalla nascita di nuovi ministeri, come quello dello sport, mentre rileviamo che ancora manca quello alle pari opportunità.
Un esercizio di potere per il potere. La nostra, dunque, sarà un’opposizione intransigente, di merito, per denunciare tutte le contraddizioni del governo. Un’opposizione durissima ma leale alle istituzioni e repubblicana, nel solco di quei valori della Costituzione che abbiamo difeso nello storico e recente passaggio referendario. Questo l’approccio che caratterizzerà l’azione politica di Possibile nei prossimi giorni e mesi, in attesa di riportare i cittadini alle urne