Pensare al dopo: un grande piano di respiro europeo

Ne sarebbe felice Keynes, di questa possibilità irripetibile di aumentare la spesa pubblica e investire in alcuni settori strategici dell’economia che garantiscano un effetto leva del PIL, che altro non è che un elevato ritorno degli investimenti pubblici sul valore totale della produzione. E senza aumentare il deficit, quando ci ricapita?

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Tutti snoc­cio­la­no nume­ri, dati, per­cen­tua­li e trend che il gior­no dopo pos­so­no con­fer­ma­re o smen­ti­re quan­to det­to il gior­no pri­ma. Con la spe­ran­za che si tra­sfor­ma in pani­co, che si tra­sfor­ma in pau­ra, che ritor­na spe­ran­za. Fino all’abitudine.

Gli epi­de­mio­lo­gi, i medi­ci, gli infer­mie­ri, i volon­ta­ri: tut­to il per­so­na­le medi­co sani­ta­rio ci implo­ra di sta­re a casa, di chiu­de­re tut­to – inclu­si i tra­spor­ti pub­bli­ci – per impor­re un ral­len­ta­men­to signi­fi­ca­ti­vo all’avanzata dell’epidemia, men­tre tut­ti gli altri – lob­by degli indu­stria­li e degli impren­di­to­ri in pri­mis – ci stan­no rac­con­tan­do un’altra sto­ria.

Una nar­ra­zio­ne per cui stia­mo com­bat­ten­do una guer­ra da una trin­cea imma­gi­na­ria, in cui noi sia­mo più for­ti del­la pan­de­mia, che que­sto virus ci pie­ghe­rà ma non ci spez­ze­rà, e che usci­re­mo da que­sta situa­zio­ne sicu­ra­men­te cam­bia­ti, e deci­sa­men­te cam­bia­ti in meglio, gra­zie al sacri­fi­cio di tut­ti gli eroi che non si fer­ma­no per far vive­re il Pae­se. 

Una nar­ra­zio­ne che ha del­le vena­tu­re patriot­ti­che, dove l’onore sta sopra a tut­to, a par­ti­re dal buon­sen­so, che ci impor­reb­be, inve­ce, di smet­ter­la di trat­ta­re chi lavo­ra negli ospe­da­li come car­ne da macel­lo: per­ché con la scu­sa che sono degli eroi, li stia­mo immo­lan­do in nome del­la Nazio­ne, men­tre il com­pi­to del­la poli­ti­ca dovreb­be esse­re pro­teg­ger­li, tenen­do tut­ti gli altri den­tro casa. Chiu­den­do tut­to quel­lo che si può. Per­ché come abbia­mo det­to più vol­te nei gior­ni pas­sa­ti: pri­ma ci si fer­ma, pri­ma si riparte.

È noti­zia di qua­si 2 set­ti­ma­ne fa che la Com­mis­sio­ne UE, per boc­ca del­la sua Pre­si­den­tes­sa Ursu­la Von der Leyen, è dispo­sta a dare all’Italia tut­to quel­lo che chie­de. Ha addi­rit­tu­ra scrit­to una let­te­ra al Mini­stro Gual­tie­ri garan­ten­do mas­si­ma fles­si­bi­li­tà. Addi­rit­tu­ra, par­lan­do di “misu­re straor­di­na­rie, fuo­ri dal Pat­to” di Stabilità.

Un’occasione irri­pe­ti­bi­le per un rilan­cio com­ples­si­vo dell’economia: per­ché è pro­prio nel momen­to in cui tut­ti i Pae­si Mem­bri attra­ver­sa­no la stes­sa cri­si pro­dut­ti­va e di liqui­di­tà che nes­su­no può per­met­ter­si di spe­cu­la­re sui debi­ti altrui. 

E que­sta è la for­za dell’Unione, che ha la capa­ci­tà di espri­mer­si come mai pri­ma d’ora per sop­pe­ri­re alla debo­lez­za dei suoi mem­bri se pre­si sin­go­lar­men­te. 

E potreb­be esse­re anche l’occasione tan­to atte­sa dall’Italia per usci­re da una cri­si che dura da più di vent’anni.

Ne sareb­be feli­ce Key­nes, di que­sta pos­si­bi­li­tà irri­pe­ti­bi­le di aumen­ta­re la spe­sa pub­bli­ca e inve­sti­re in alcu­ni set­to­ri stra­te­gi­ci dell’economia che garan­ti­sca­no un effet­to leva del PIL, che altro non è che un ele­va­to ritor­no degli inve­sti­men­ti pub­bli­ci sul valo­re tota­le del­la pro­du­zio­ne. E sen­za aumen­ta­re il defi­cit, quan­do ci ricapita?

Per l’Italia è allo­ra arri­va­to il momen­to di met­te­re i sol­di in quei set­to­ri stra­te­gi­ci per ripar­ti­re quan­do l’emergenza sarà supe­ra­ta. 

Per poten­zia­re pri­ma di tut­to le strut­tu­re ospe­da­lie­re, ad esem­pio, ripen­san­do com­ples­si­va­men­te il siste­ma sani­ta­rio in un’otti­ca dif­fu­sa per garan­ti­re che la pros­si­ma vol­ta non ci fare­mo tro­va­re impre­pa­ra­ti. Anche per­ché la disce­sa sarà lun­ga, e i con­ta­gi non si fer­me­ran­no in un gior­no solo, di pun­to in bianco.

Inol­tre, ades­so che abbia­mo sdo­ga­na­to il lavo­ro a distan­za, lo Sta­to dovreb­be dare sup­por­to alle azien­de che voglio­no con­ti­nua­re, sup­por­tan­do la digi­ta­liz­za­zio­ne e tut­te le for­me di lavo­ro agi­le, le qua­li por­ta­no con sé con­si­de­re­vo­li dimi­nu­zio­ne del­le spe­se per l’azienda e degli impat­ti ambien­ta­li, a sup­por­to di una vera tran­si­zio­ne ecologica.

Si devo­no poi tute­la­re tut­te le for­me con­trat­tua­li e i lavo­ra­to­ri ati­pi­ci, trop­po spes­so dimen­ti­ca­ti e qua­si sem­pre i più col­pi­ti duran­te le fasi di cri­si eco­no­mi­ca, nel nostro caso una cri­si per­ma­nen­te. Potreb­be esse­re anche l’occasione di pren­de­re atto e por­re un fre­no a tut­te le dise­gua­glian­ze gene­ra­te dal mol­ti­pli­car­si di tan­te for­me con­trat­tua­li pri­vi di tute­le. 

E si devo­no inol­tre dare garan­zie ai lavo­ra­to­ri e alle impre­se col­pi­ti dal­le con­se­guen­ze del­la pan­de­mia: que­sto vuol dire risar­ci­men­to dei dan­ni eco­no­mi­ci pro­vo­ca­ti dal­la chiu­su­ra del­le atti­vi­tà pro­dut­ti­ve, in modo che pos­sa­no ripar­ti­re una vol­ta supe­ra­ta l’emergenza. 

Ovvia­men­te, si dovrà pen­sa­re a un pia­no di distri­bu­zio­ne di que­ste som­me a par­ti­re da chi ha chiu­so nel rispet­to del­le nor­me sani­ta­rie e di buon­sen­so, per limi­ta­re le pos­si­bi­li­tà di con­ta­gio. Potrà aspet­ta­re chi ha mes­so a rischio sin­go­li lavo­ra­to­ri e, a cer­chi con­cen­tri­ci, la col­let­ti­vi­tà in gene­ra­le, in nome di un’accumulazione di ric­chez­za che non può ave­re una bat­tu­ta di arre­sto nean­che di fron­te alle camio­net­te dell’esercito che por­ta­no le vie le bare da una Ber­ga­mo dove non si sa più dove met­te­re i mor­ti. 

Per­ché non ci sal­ve­rà il sacri­fi­cio di qual­cu­no, ma quel­lo di tut­ti o di nes­su­no. Ci sal­ve­rà la soli­da­rie­tà e il rispet­to del­la vita degli altri, che altro non è che un modo di pro­teg­ge­re la nostra, di vita. 

Per­ché è chia­ro come il virus azze­ri le disu­gua­glian­ze, è sem­pre l’essere uma­no che ne crea. 

Di fron­te al Covid-19 sia­mo pro­prio tut­ti ugua­li. 

E sba­glia­mo, e tan­to, tan­to quan­do lascia­mo deci­de­re al pro­fit­to e a chi agi­sce in suo nome: per­ché colo­ro che pen­sa­no ad arric­chir­si sem­pre e comun­que dovreb­be­ro esse­re gli ulti­mi a pren­de­re qual­sia­si decisione.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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