Pochi mesi fa fece molto discutere la decisione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di inserire il glifosato, uno degli erbicidi più utilizzato al mondo, nella lista delle sostanze potenzialmente cancerogene. «La lotta al Glifosate/Roundup è ben nota poiché è una delle molecole più usate in Agricoltura a livello mondiale dato che non esistono metodi alternativi altrettanto efficaci», ci spiega Antonio Stasi, docente di Agraria presso l’Università degli studi di Foggia. «E’ un tema di grande attualità, e lo è ancor di più in pianura Padana dove se ne usa più del resto d’Italia. Come cittadino e ricercatore condivido a pieno e sostengo la lotta anche nelle mie classi: un’industria capace di commercializzare un prodotto senza alternative altrettanto efficaci e competitive ottiene un potere di mercato fortissimo che corrisponde alla creazione di “dipendenza commerciale” degli agricoltori di tutto il mondo, specie quelli dei paesi in via di sviluppo. Tale dipendenza dà, alla Monsanto che commercializza il prodotto, la possibilità di alzare senza limiti i prezzi di vendita e schiacciare nella morsa il reddito agricolo. Per intervenire efficacemente bisognerebbe modificare a livello mondiale, in sede WTO, gli SPS (sanitary and phytosanitary agreements) al fine di limitarne davvero l’uso».
Pubblichiamo di seguito un contributo, a firma di Riccardo Anoardo, del Comitato Possibile “Antonio Gramsci” di Verona, impegnato in questa campagna.
In questi giorni si svolge a Verona la 112ma Fiera Agricola, un’ottima occasione per parlare agli agricoltori di suolo, fertilità della terra e soprattutto della loro salute. L’Italia è un paese di grande tradizione agricola e di produzioni eccellenti, ma è anche e soprattutto il primo consumatore europeo di pesticidi e fitofarmaci. Il rischio per la salute dei contadini in primis e di tutta la popolazione, trova finalmente riscontro e diventa un tema di primaria importanza anche a livello Europeo. Nell’arco di quest’anno l’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) fornirà i dati di uno studio che valuta il rischio da esposizione a pesticidi, con particolare attenzione all’impatto di più pesticidi contemporaneamente e agli effetti di questi su tiroide e sistema nervoso. Una volta tanto, oltre al pericolo di effetti sui consumatori sarebbe necessario e urgente considerare tali effetti sugli operatori e sul bene primario cioè il suolo. Nei campi i trattamenti di pesticidi, come è giusto chiamare tali prodotti cioè erbicidi, fungicidi, antiparassitari e non con il termine edulcorato “fitofarmaci”, si moltiplicano e molte volte, per la paura di perdere il raccolto vengono eseguiti senza reale e giustificata necessità. Il fine è assolutamente condivisibile se non fosse che solo una piccola parte di tali prodotti raggiunge sulle colture, mentre la maggior parte di questi composti chimici restano nell’ambiente ed entrano in contatto con le persone.
In occasione della Fiera Agricola si terrà una manifestazione per chiedere la messa al bando di uno dei composti più nocivi e più utilizzati in agricoltura, il Glifosate. Tale sostanza attiva è largamente utilizzata per la sua funzione erbicida, per il controllo delle piante infestanti e indesiderate. E’ presente in circa 750 formulati, alcuni dei quali sono facilmente reperibili sugli scaffali dei grandi magazzini. E’ facilmente rintracciabile in prodotti per uso domestico, in diserbanti per i nostri giardini ed è usato massicciamente anche da comuni e amministrazioni pubbliche nella gestione della vegetazione dei cigli stradali. E’ facile capire come grazie a questo uso massiccio sia tra le sostanze più vendute in Italia, e Veneto ed Emilia Romagna sono le regioni che detengono il poco invidiabile primato.
Da uno degli ultimi rapporti dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), precisamente il “Rapporto nazionale pesticidi nelle acque dati 2009–2010” sulla presenza di residui di pesticidi nelle acque superficiali e sotterranee, si scopre che sono state rilevate “166 sostanze, in prevalenza erbicidi e relativi metaboliti”, e nelle acque superficiali sono stati trovati residui di pesticidi nel 55,1% dei punti di campionamento, “nel 28,1% dei casi con concentrazioni superiori ai limiti delle acque potabili”. Nelle acque sotterranee “sono risultati contaminati il 28,2% dei punti, nel 9,6% dei casi con concentrazioni superiori ai limiti”. Le sostanze più rilevate nel 2010 nelle acque superficiali sono: “il glifosate e il metabolita AMPA.….”, benchè chi lo produce lo definisca “ecologico e biodegradabile”. L’evidenza è che non si tratta chiaramente di un composto biodegradabile bensì molto residuale e che potrebbe creare anche problemi di bio accumulo nei tessuti umani.
Nel Marzo 2015 lo IARC (International Agency of Research on Cancer), autorevole agenzia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la ricerca sul cancro ha dichiarato il Glifosate “cancerogeno” e “potenzialmente cancerogeno per l’uomo”, una definizione che conferma la cancerogenità per gli animali e quindi fortemente rischioso per l’uomo. Altri studi hanno rilevato forti correlazioni epidemiologiche tra l’esposizione a tale composto e malattie come il linfoma non-Hodgkin, alterazioni a carico di molti tessuti sono molteplici.
A seguito di tale studio è ora in atto una guerra tra chi legittimamente vorrebbe fosse applicato il principio di precauzione in nome della salute pubblica e le istituzioni ed i produttori, che continuano ad autorizzarne l’uso ed a certificarne la non pericolosità per l’uomo.
ISDE (Associazione Medici per l’Ambiente), Aiab (Associazione Italiana Agricoltura Biologica) sono tra le molte associazioni di cittadini e di contadini che credono sia giunto il momento di agire e chiedono di abbandonare definitivamente questi prodotti che oltre ai danni alla salute, impoveriscono il suolo di flora batterica e sostanza organica e fanno diminuire inesorabilmente la fertilità della Terra.
Le eccellenti produzioni agricole italiane che generano prodotti riconosciuti ed apprezzati in tutto il mondo devono essere tutelate a partire dal rispetto per la terra.
Al fianco di moltissime associazioni di cittadini, saremo a Verona sabato 6 febbraio alle ore 14,00, per chiedere alle istituzioni di non perdere tempo, di usare il principio di precauzione per la tutela dei cittadini e di un ambiente sano, per la salute del Pianeta e delle prossime generazioni.