Di fronte all’ennesima strage nel Mediterraneo, l’Unione Europea non può rimanere immobile a guardare. E soprattutto non può nascondersi dietro ad ostacoli burocratici: sono argomenti che possono e devono essere superati dalla volontà politica degli Stati membri.
Le due linee di azione sulle quali è necessario concentrarsi riguardano la necessità di prestare soccorso in mare e quella di garantire percorsi sicuri per i richiedenti asilo, sottraendoli al mercato imposto dagli scafisti.
Ripristinare le condizioni di Mare Nostrum, su scala europea
Mare Nostrum è stata un’operazione della Marina italiana, con mandato di search and rescue (ricerca e salvataggio), di iniziativa del governo italiano a guida Enrico Letta. I suoi risultati in termini di numero di migranti soccorsi e messi in salvo – almeno 100.000 in un anno — sono indubbi. Mare Nostrum aveva un costo elevato (circa 9 milioni di euro al mese), ma si configurava come una missione organica, su larga scala, con un raggio di operatività che si spingeva fino a 172 miglia dalle coste italiane. Triton – la missione attualmente in vigore, a guida Frontex (UE) — non va oltre le 30 miglia, e ha un mandato di solo pattugliamento.
Durante il periodo di operatività di Mare Nostrum sono stati arrestati oltre 350 scafisti e sono state bloccate 9 navi madre.
I paesi membri dell’Unione Europea devono farsi carico di una missione che garantisca gli stessi standard di Mare Nostrum, con la doppia finalità di soccorrere i migranti e di combattere gli scafisti in maniera sistematica.
Al contrario, leggiamo che il Consiglio europeo ha deciso che «saranno triplicati i finanziamenti alla missione di sorveglianza e salvataggio Triton. Il mandato di Triton non sarà modificato e continuerà a rispondere alle chiamate di soccorso dove necessario». In pratica, saranno spesi gli stessi soldi di Mare Nostrum per non fare Mare Nostrum.
Creare percorsi sicuri per i richiedenti asilo
Chi fugge dalla guerra ha il diritto di trovare riparo in paesi terzi, senza sottoporre se stesso e i suoi cari ad ulteriori minacce per la propria vita, come quelle comportate dalla traversata del Mediterraneo su mezzi del tutto inadeguati gestiti da criminali. È una questione di diritti, oltre che una strategia per sottrarre “quote di mercato” al traffico di essere umani.
Una rivisitazione delle politiche europee in materia d’asilo è perciò necessaria: deve essere compito di un’agenzia europea concedere visti umanitari direttamente nei paesi dai quali partono le rotte dei migranti.
La presa in carico europea passa anche da una rivisitazione del regolamento Dublino III, facendo sì che gli stati membri adottino un sistema di riconoscimento reciproco della concessione del diritto d’asilo, prevedendo un sistema europeo di accoglienza che distribuisca i rifugiati secondo equità e responsabilità, superando il criterio del Paese di prima accoglienza — che fa ricadere sui paesi rivieraschi l’onore di provvedere alle necessità delle persone soccorse nella proporzione del 70% del totale, nonostante la loro destinazione finale sia nella maggior parte dei casi Germania, Gran Bretagna, Svezia o Norvegia.
Infine, due altre sfide interessano il nostro Paese e la comunità internazionale. La prima è la riforma del sistema dei centri di accoglienza, che al momento non garantisce un trattamento dignitoso alle persone che arrivano sul suolo italiano. La seconda riguarda la stabilizzazione e la pacificazione della Libia, da perseguire attraverso un vero coordinamento fra le grandi potenze e le nazioni dell’area, a guida ONU, escludendo azioni non coordinate che alimentano i focolai e le contrapposizioni.
Approfondimenti:
Mare Nostrum e Triton non sono la stessa cosa (17 ottobre 2014)
Di Mare Nostrum c’è ancora bisogno (12 febbraio 2015)
(Grazie a Federico per le grafiche).