Perché non si può stare con chi fabbrica le tessere e trucca i congressi

Chi di noi viene dal Partito Democratico ha già vissuto la situazione che si sta ripetendo in questi giorni, dai casi delle tessere pagate a Napoli nella tradizione del voto di scambio alle ultime notizie provenienti dalla Puglia, con sospetti di inquinamento e accuse molto pesanti. Successero le stesse cose nel 2013, nel 2009 e insomma a quanto pare succedono sempre.

Chi di noi vie­ne dal Par­ti­to Demo­cra­ti­co ha già vis­su­to la situa­zio­ne che si sta ripe­ten­do in que­sti gior­ni, dai casi del­le tes­se­re paga­te a Napo­li nel­la tra­di­zio­ne del voto di scam­bio alle ulti­me noti­zie pro­ve­nien­ti dal­la Puglia, con sospet­ti di inqui­na­men­to e accu­se mol­to pesan­ti. Suc­ces­se­ro le stes­se cose nel 2013, nel 2009 e insom­ma a quan­to pare suc­ce­do­no sem­pre, quin­di non ci si può stu­pi­re ora ma solo con­sta­ta­re che di fron­te a un pro­ble­ma cla­mo­ro­sa­men­te noto chi pote­va inter­ve­ni­re non lo ha fat­to.

È discu­ti­bi­le soste­ne­re che que­sta cosa riguar­di solo gli elet­to­ri del par­ti­to che va a con­gres­so, visto che come dimo­stra­to da un caso anche recen­te chi vin­ce un con­gres­so poi maga­ri usa quel risul­ta­to per legit­ti­mar­si nel­la sca­la­ta a Palaz­zo Chi­gi e va a gover­na­re tut­to il Pae­se, ed è anche per que­sto moti­vo che non fun­zio­na la reto­ri­ca del “cam­bia­mo­lo da den­tro”, poi­ché sem­pli­ce­men­te le rego­le sono car­ta strac­cia e la com­pe­ti­zio­ne è truc­ca­ta, anche se pas­sa­ta la festa tut­ti fin­go­no di dimen­ti­car­se­ne per acco­dar­si al vin­ci­to­re “demo­cra­ti­ca­men­te elet­to” (sì, ciao). È altret­tan­to discu­ti­bi­le non tan­to che par­te­ci­pi il sin­go­lo elet­to­re di un altro par­ti­to, ma inte­ri grup­pi di altro orien­ta­men­to poli­ti­co orga­niz­za­ti, maga­ri con la muta com­pli­ci­tà di qual­che inter­no inte­res­sa­to (come suc­ces­se in Ligu­ria, per esem­pio). Uno spet­ta­co­lo che peral­tro que­sta vol­ta coin­vol­ge, gio­va sot­to­li­near­lo, un ex Pre­si­den­te del con­si­glio, il Mini­stro del­la giu­sti­zia e un magi­stra­to: bra­vi tutti.

Ma in ogni caso, come si fa poi a inter­lo­qui­re con un par­ti­to che sui media strom­baz­za la sua demo­cra­zia inter­na ma poi nel­la real­tà deri­va da una gestio­ne di que­sto tipo? È anche per que­sto, tra le altre cose, che ave­va­mo segui­to con pre­oc­cu­pa­zio­ne i casi di tes­se­ra­men­to impaz­zi­to regi­stra­ti duran­te il con­gres­so di Sini­stra ita­lia­na, ed è per que­sto che ci chie­dia­mo se dav­ve­ro sia una base intel­li­gen­te per “rico­strui­re il cen­tro­si­ni­stra”, come auspi­ca Mas­si­mo D’A­le­ma, che ade­ren­ti al suo Con­Sen­so sia­no resta­ti den­tro il Pd per fare iscrit­ti e con­di­zio­nar­ne le que­stio­ni inter­ne aven­do già deci­so di uscir­ne subi­to dopo. Per non par­la­re di Miguel Gotor che ammet­te in tele­vi­sio­ne che vote­rà alle pri­ma­rie del par­ti­to da cui è appe­na usci­to: e com­pli­men­ti per la serie­tà.

È peral­tro pro­prio un bel mes­sag­gio di sini­stra, men­tre si sostie­ne che biso­gna ripar­ti­re dal­la par­te­ci­pa­zio­ne del­le per­so­ne, accor­cian­do la distan­za tra par­ti­ti e popo­lo, cele­bra­re riti con­gres­sua­li in cui poche per­so­ne con mol­ti sol­di com­pra­no voti per spo­star­li dove con­vie­ne loro. Gen­te (maga­ri bel­la gen­te, tipo i camor­ri­sti segna­la­ti a Napo­li) che poi, quan­do vie­ne bec­ca­ta a fare mil­le tes­se­re in comu­ni con cin­que­cen­to abi­tan­ti, gri­da al vul­nus demo­cra­ti­co. Beh, sia chia­ra una cosa: se voglia­mo rifa­re la sini­stra in que­sto Pae­se, tra tan­ti limi­ti che dob­bia­mo supe­ra­re, di cer­to non la pos­sia­mo rifa­re com­por­tan­do­ci così.

Noi abbia­mo sem­pre fat­to in un altro modo, e abbia­mo sem­pre pro­po­sto solu­zio­ni con­cre­te che non sono fan­ta­scien­za, si pos­so­no attua­re ovun­que, subi­to, par­ten­do banal­men­te dal­la trac­cia­bi­li­tà del­le iscri­zio­ni. Che sono que­stio­ni inter­ne, come si è visto, solo fin­ché qual­cu­no non usa la vit­to­ria di un con­gres­so di par­ti­to per gover­na­re il Pae­se soste­nen­do di ave­re rice­vu­to un man­da­to popolare.

 

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