«La situazione nella zona industriale di San Ferdinando è drammatica. Ad oggi sono circa 2mila i lavoratori accampati in condizioni disastrose tra la tendopoli e la fabbrica occupata. Siamo tornati indietro di anni». Con queste parole “Medici per i Diritti Umani” ha denunciato, nei giorni scorsi, la situazione in cui versa la cosiddetta “tendopoli di Rosarno”, una situazione che avrebbe dovuto essere risolta sulla base di un protocollo tra Regione Calabria, prefettura e Comuni firmato nel febbraio scorso. La metà dei duemila braccianti che vi risiedono «dorme su un materasso a terra o direttamente sul pavimento; i bagni sono delle latrine scavate nella terra; si cucina in fuochi improvvisati o con fornelli a gas in tende e baracche; ci si lava con acqua riscaldata in bidoni di lamiera; non è organizzato alcun servizio di raccolta della spazzatura. Esistono pertanto rilevanti rischi per la salute e la sicurezza individuali e collettive di coloro che vivono in tali condizioni. Il quadro si fa ancor più drammatico con l’aumento esponenziale, all’interno dell’insediamento, della popolazione femminile: circa una sessantina di donne, molte delle quali probabilmente vittime di fenomeni di tratta a scopo di prostituzione». Di seguito riportiamo la nota prodotta dal Comitato di Possibile “Costa dei Gelsomini”.
Il Comitato Costa dei Gelsomini esprime disappunto e indignazione per quanto si sta verificando nella vicina Piana di Gioia Tauro.
Le duemila persone che vivono nelle tendopoli in costante stato di emergenza sanitaria, igienica, sociale, costituiscono una sconfitta per le autorità regionali, provinciali e comunali del nostro territorio.
I migranti, che potremmo chiamare anche “transitanti” visto che il loro desiderio più urgente prevalente è raggiungere altri Paesi Europei, sono sottoposti ad una sospensione dell’esistenza e delle attività umane che è mortificante. Lo è per tutti, visto che classificare come schiavi queste persone non è un eccesso.
Gli impegni erano stati presi e chiaramente scritti nel “Protocollo operativo in materia di accoglienza ed integrazione degli immigrati nella Piana di Gioia Tauro”. Il Protocollo è un documento vincolante. Con la realizzazione di quanto previsto nell’atto si sarebbero poste le condizioni minime di vivibilità per le duemila persone temporaneamente bloccate in luoghi senza alcuna prospettiva reale di modificare la propria posizione.
Non desideriamo essere asettici e burocratici. Lo scriviamo nero su bianco, che la civiltà dei nostri territori, poveri sì, ma dignitosi fino all’eccesso, non consente trappole sociali così crudeli. Non vogliamo dimenticare che gli impegni presi con i transitanti sono vincolanti con noi stessi. Le autorità, pronte ad assumersi responsabilità scritte, non danno seguito con atti concreti allo sblocco di una situazione umiliante e non umana. Mezzi e risorse ci sono. I compiti sono stati assegnati. I ruoli sono chiari.
Le emergenze sono diventate strumento di propaganda da molto tempo, in Italia. Rosarno rappresenta un’altra rappresentazione plastica dell’incapacità operativa, seppure dotati dei supporti idonei, di fare progressi con un fenomeno da controllare, governare e con cui dovremo convivere per molto tempo.
Richiamiamo perciò i titolari delle responsabilità indicati nel documento ad dare il via a quanto previsto nel Protocollo senza fare passare altro tempo prezioso. Non ci sono fenomeni per cui si possa ulteriormente tergiversare, ci sono persone che necessitano di dignità.
Comitato Costa dei Gelsomini
Possibile Calabria