Più che uno stop al tesseramento è un indulto

577486_10200110066994961_415829493_nAlle pre­se con la que­stio­ne del tes­se­ra­men­to sel­vag­gio, l’e­let­to­re si scan­da­liz­za e si este­nua — per para­fra­sa­re Pao­lo Con­te — e tut­ti gli altri sem­pli­ce­men­te guar­da­no con gli occhi stra­buz­za­ti l’en­ne­si­mo spet­ta­co­lo guit­te­sco mes­so in sce­na dal (nel) Pd. Fer­ma­re o non fer­ma­re il tes­se­ra­men­to, si chie­do­no i tito­li di gior­na­le in un dibat­ti­to viep­più appas­sio­nan­te per quei capi­ba­sto­ne che, a casa, li leg­go­no como­da­men­te sedu­ti sul­le deci­ne di miglia­ia di tes­se­re che han­no già fat­to, nel­le lun­ghe set­ti­ma­ne dora­te del­la dere­gu­la­tion. E sospi­ra­no, ah, dei bei tem­pi andati.

Epi­fa­ni sta cer­can­do di inter­ve­ni­re, col pro­po­si­to di tro­va­re un accor­do tra i quat­tro can­di­da­ti, e par­la di pochi casi iso­la­ti, e di san­zio­ni. Le san­zio­ni che risul­ta­no, al momen­to, riguar­da­no Asti (il famo­so caso del­la colo­niz­za­zio­ne alba­ne­se del­la pro­vin­cia di Pao­lo Con­te, appun­to) e Rovi­go. E l’e­len­co dei prov­ve­di­men­ti fini­sce qui: un po’ poco. Entran­do nel noio­so e bizan­ti­no det­ta­glio tipi­co del­le cose dem, ci sareb­be ben altro. Ci sono le cen­ti­na­ia di miglia­ia di tes­se­re in bian­co mes­se in cir­co­la­zio­ne, mol­te del­le qua­li invia­te in pro­por­zio­ni asso­lu­ta­men­te inu­si­ta­te, e del tut­to non casual­men­te, a rifor­ni­re fede­ra­zio­ni che non ave­va­no cer­ti­fi­ca­to la loro situa­zio­ne pri­ma del­l’i­ni­zio del con­gres­so: e non è dav­ve­ro ammis­si­bi­le che, a chi ha crea­to que­sti veri e pro­pri buchi neri, l’or­ga­niz­za­zio­ne nazio­na­le abbia addi­rit­tu­ra for­ni­to una pala, per con­ti­nua­re a scavare.
A fine con­gres­so, quan­do sarà il momen­to di fare i con­ti, anche quel­li let­te­ra­li, qual­cu­no sco­pri­rà — per esem­pio — che del­le tre­mi­la tes­se­re al gior­no fat­te a Napo­li alcu­ne — mol­te — non sono nem­me­no sta­te paga­te, o sono sta­te paga­te la metà. E che si fa a quel pun­to dei risul­ta­ti dro­ga­ti che ormai saran­no sta­ti acquisiti?

Che fare poi con gli incan­di­da­bi­li che non solo si sono can­di­da­ti, ma sono sta­ti anche — sarà un caso — ple­bi­sci­ta­ria­men­te elet­ti? Cri­sa­ful­li lo era, incan­di­da­bi­le, for­se che il con­gres­so va inte­so come un giu­bi­leo che rimet­te i pec­ca­ti, o come un indul­to? Che fare se, come sem­bra, la pro­po­sta di Epi­fa­ni di con­ce­de­re al tes­se­ra­men­to que­sto ulti­mo wee­kend di aper­tu­ra, doves­se rea­liz­zar­si, qua­li sono i modi e le cau­te­le per­ché non si veri­fi­chi l’as­sal­to ai for­ni? Chi vigi­le­rà? Con qua­li stru­men­ti, e qua­li pote­ri san­zio­na­to­ri effet­ti­vi, ovve­ro in gra­do di annul­la­re i pro­ce­di­men­ti irre­go­la­ri e il loro peso spe­ci­fi­co nel cal­co­lo del­le con­ven­zio­ni? Per­ché sia­mo dovu­ti arri­va­re al pun­to di met­te­re in cam­po Segre­ta­rio e can­di­da­ti, e per­ché inve­ce non insi­ste­re di più sul lavo­ro del­l’ap­po­si­ta commissione?

E sia­mo cer­ti di poter garan­ti­re, inve­ce, che dove vi sono elet­to­ri in buo­na fede inten­zio­na­ti — paz­zi — a fare la tes­se­ra entro que­sto nuo­vo ter­mi­ne tro­vi­no dap­per­tut­to le sedi aper­te, e le tes­se­re, rigo­ro­sa­men­te una a testa, dispo­ni­bi­li? Per­ché que­sto è il pro­ble­ma che noi, inge­nui, ci pone­va­mo quan­do abbia­mo lan­cia­to la #pro­po­sta­hard di entra­re in que­sto par­ti­to per cam­biar­lo di per­so­na per­so­nal­men­te, e non a pac­chet­ti: non sia­mo sta­ti con­sul­ta­ti quan­do que­ste rego­le sono sta­te deci­se, e sia­mo del­l’i­dea che non si deb­ba­no cam­bia­re in cor­sa — come dice­va un altro can­di­da­to, un’al­tra vol­ta — ma sia­mo sicu­ri che non si sia costrui­to un mec­ca­ni­smo che sco­rag­gia gli one­sti e non puni­sce i diso­ne­sti? Insom­ma, è una que­stio­ne di giu­sti­zia, anche bana­le:  dopo­tut­to non è pro­prio sul­la tes­se­ra del Pd, che sta scrit­to “L’I­ta­lia giusta”?

Que­ste le doman­de, sen­za pole­mi­ca, al Segre­ta­rio che ha pro­po­sto que­sta solu­zio­ne mol­to par­zia­le e a chi pare appog­giar­la. Ed è un po’ tar­di per gli appel­li dispia­ciu­ti, l’in­di­gna­zio­ne e le lacri­me di coc­co­dril­lo di qual­cu­no, così come è pue­ri­le but­tar­la sem­pre in tri­bu­na col benal­tri­smo, col signo­ra mia i pro­ble­mi del mon­do sono altri: cer­to che sono ben altri, e spes­so sono cau­sa­ti da quel­li che han­no pote­re e non si cura­no del rispet­to del­le rego­le, ver­reb­be da rispon­de­re. La deci­sio­ne, ci sem­bra di capi­re, è già sta­ta pre­sa a pre­scin­de­re dal­le annun­cia­te con­sul­ta­zio­ni: che alme­no non sia un col­po di spu­gna. Noi con­ti­nue­re­mo a vigi­la­re, e a chie­de­re il rispet­to del­le regole.

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