PNRR, Missione 4: un’idea di scuola senza futuro

Abbiamo letto scrupolosamente la “Missione 4, Istruzione e Ricerca” del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e la visione di scuola che ne emerge è molto lontana da quella di Possibile. Il PNRR delinea infatti un’idea di scuola su base individualista, che risponde a logiche di mercato e modellata sulle esigenze del mondo del lavoro.

Abbia­mo let­to scru­po­lo­sa­men­te la “Mis­sio­ne 4, Istru­zio­ne e Ricer­ca” del Pia­no Nazio­na­le di Ripre­sa e Resi­lien­za (PNRR) e la visio­ne di scuo­la che ne emer­ge è mol­to lon­ta­na da quel­la di Pos­si­bi­le. Il PNRR deli­nea infat­ti un’idea di scuo­la su base indi­vi­dua­li­sta, che rispon­de a logi­che di mer­ca­to e model­la­ta sul­le esi­gen­ze del mon­do del lavoro.

È evi­den­te fin dal­le pre­mes­se del­la Mis­sio­ne, che l’educazione e la for­ma­zio­ne non ven­go­no con­si­de­ra­te stru­men­ti di cui dota­re le per­so­ne per ren­der­le in gra­do com­pren­de­re la com­ples­si­tà del mon­do, ma sono viste come sem­pli­ci ingra­nag­gi nell’economia di con­su­mo. Espres­sio­ni infe­li­ci come “svi­lup­po di una eco­no­mia ad alta inten­si­tà di cono­scen­za, di com­pe­ti­ti­vi­tà e di resi­lien­za” e “offer­ta di ser­vi­zi di edu­ca­zio­ne e istru­zio­ne” rive­la­no quan­to nel pia­no domi­ni una visio­ne azien­da­li­sti­ca del­la scuo­la, lon­ta­na dai suoi auten­ti­ci biso­gni. Ai Nidi e alle Scuo­le d’Infanzia ven­go­no desti­na­ti 4,6 miliar­di, il 23 % del­le risor­se: una buo­na cosa, se si chia­ris­se attra­ver­so qua­li misu­re si inten­de inter­ve­ni­re per uni­for­mar­ne la distri­bu­zio­ne sul ter­ri­to­rio nazio­na­le, e in par­ti­co­la­re nel­le regio­ni del Sud. Tro­via­mo avvi­len­te che la scuo­la, soprat­tut­to quel­la dell’obbligo, sia con­si­de­ra­ta un “inse­gna­men­to di abi­li­tà fon­da­men­ta­li e cono­scen­ze appli­ca­ti­ve” per­ché rite­nia­mo che la scuo­la deb­ba esse­re il luo­go in cui  l’essere uma­no  si for­ma sen­za inter­fe­ren­ze e con l’unico fine di svi­lup­pa­re un pen­sie­ro cri­ti­co. Sol­tan­to attra­ver­so l’autonomia di giu­di­zio si è in gra­do di com­pie­re le scel­te miglio­ri per il pro­prio futu­ro, si rag­giun­ge il giu­sto gra­do di matu­ri­tà per deci­de­re qua­li cono­scen­ze e abi­li­tà sia oppor­tu­no svi­lup­pa­re per inci­de­re sul­la real­tà cir­co­stan­te, per cam­biar­la, per miglio­rar­la. Pri­va­ti per mesi del­la pos­si­bi­li­tà di pra­ti­ca­re atti­vi­tà spor­ti­ve, gli stu­den­ti han­no sen­za dub­bio biso­gno di un pia­no di svi­lup­po del­le atti­vi­tà moto­rie, che è ben det­ta­glia­to nel docu­men­to; que­sta descri­zio­ne così minu­zio­sa met­te però in rilie­vo la bre­vi­tà con cui si accen­na ad altri temi impor­tan­tis­si­mi come, ad esem­pio, il reclu­ta­men­to del per­so­na­le docen­te, trat­ta­to in modo vago in sole cin­que righe, sicu­ra­men­te a cau­sa del disac­cor­do di alcu­ne for­ze poli­ti­che inter­ne alla com­pa­gi­ne di governo.

Alcu­ni schie­ra­men­ti vor­reb­be­ro infat­ti rico­no­sce­re gli anni di pre­ca­ria­to ai docen­ti che han­no rico­per­to a lun­go miglia­ia di cat­te­dre vacan­ti; altri si osti­na­no a par­la­re di meri­to, pur sapen­do benis­si­mo che il con­cor­so ordi­na­rio deve anco­ra par­ti­re e quin­di non si dan­no le con­di­zio­ni per sta­bi­liz­za­re i docen­ti in tem­po uti­le per l’inizio del pros­si­mo anno sco­la­sti­co. Inol­tre, è impen­sa­bi­le inve­sti­re nel­la for­ma­zio­ne dei docen­ti sen­za pri­ma rifor­ma­re i pro­gram­mi sco­la­sti­ci; occor­re valu­ta­re innan­zi­tut­to i nuo­vi biso­gni cogni­ti­vi degli stu­den­ti e le esi­gen­ze pro­spet­ta­te da un mon­do che non si può più arri­va­re a cono­sce­re o clas­si­fi­ca­re in base a siste­mi nove­cen­te­schi. Inter­di­sci­pli­na­rie­tà, mul­ti­lin­gui­smo, con­sa­pe­vo­lez­za cul­tu­ra­le con­tri­bui­sco­no all’armonico svi­lup­po del­le com­pe­ten­ze indi­vi­dua­li e socia­li, ma sen­za una revi­sio­ne del­le indi­ca­zio­ni nazio­na­li e un nuo­vo model­lo di for­ma­zio­ne docen­ti, la trop­po spes­so evo­ca­ta “tran­si­zio­ne digi­ta­le” rischia di rima­ne­re un auspi­cio, pura reto­ri­ca con cui camuf­fa­re l’esistente.

È inim­ma­gi­na­bi­le anche scin­de­re una rivo­lu­zio­ne nel­la didat­ti­ca e nel­le meto­do­lo­gie di inse­gna­men­to da un cam­bia­men­to radi­ca­le degli spa­zi in cui si inse­gna. L’apprendimento è dina­mi­co (il cor­po deve poter­si muo­ve­re anche men­tre impa­ra, e impa­ra muo­ven­do­si) ed è coo­pe­ra­ti­vo, per­ché la coo­pe­ra­zio­ne che si appren­de in clas­se sarà poi natu­ra­le appli­car­la nel­la vita in socie­tà. Lo spa­zio aula deve poter cam­bia­re ogni gior­no in base alle neces­si­tà del grup­po clas­se. In sostan­za, le rifor­me nell’edilizia sco­la­sti­ca, oltre a esse­re urgen­tis­si­me per moti­vi di sicu­rez­za e per l’impellenza del­la tran­si­zio­ne eco­lo­gi­ca, devo­no anda­re a brac­cet­to con i nuo­vi pro­gram­mi e la nuo­va didat­ti­ca. ll con­cet­to di “scuo­la inno­va­ti­va” non può esse­re che que­sto. Il PNRR dedi­ca alla sicu­rez­za degli edi­fi­ci sco­la­sti­ci e alla loro riqua­li­fi­ca­zio­ne solo 3,9 miliar­di, a fron­te di una neces­si­tà di alme­no 7miliardi; eppu­re più di una scuo­la su due non pos­sie­de il cer­ti­fi­ca­to di agi­bi­li­tà e una su tre neces­si­ta di inter­ven­ti urgen­ti. In sostan­za, è mol­to delu­den­te con­sta­ta­re come alla “Mis­sio­ne 4, Istru­zio­ne e Ricer­ca” man­chi una visio­ne d’insieme per il mon­do del­la scuo­la, che nem­me­no il cospi­cuo inve­sti­men­to di risor­se del PNRR è riu­sci­to a propiziare.

Per­tan­to è legit­ti­mo teme­re che l’irripetibile oppor­tu­ni­tà che que­sti fon­di rap­pre­sen­ta­no vada spre­ca­ta per rea­liz­za­re ciò che è già obso­le­to, per vec­chi pro­get­ti che maga­ri giac­cio­no impol­ve­ra­ti sul­le scri­va­nie degli enti loca­li. Infi­ne, appa­re evi­den­te il con­tra­sto tra i pro­cla­mi mini­ste­ria­li di una scuo­la più inclu­si­va, addi­rit­tu­ra “affet­tuo­sa”, e un pia­no nazio­na­le che non spen­de una paro­la in meri­to all’accoglienza di tut­te le diver­si­tà; misu­re quan­to mai urgen­ti per rispon­de­re al det­ta­to costi­tu­zio­na­le. Tra que­ste pagi­ne si respi­ra aria di improv­vi­sa­zio­ne, di smar­ri­men­to e di man­can­za di quel­le com­pe­ten­ze che si esi­go­no, para­dos­sal­men­te, pro­prio agli studenti.

Il Comi­ta­to Scuo­la di Possibile

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