Una politica a misura di bambino

Esistono già progetti che si muovono in questo senso: se ne occupa l’Unicef, prima di tutti, attraverso la promozione delle "Città amiche delle bambine e dei bambini". Il tentativo è quello, costante, di rendere concreta la Convenzione Onu del 1989 sui diritti dell’infanzia, che rappresenta ancora oggi la sfida degli Stati e degli enti locali a riconoscere i bambini non solo come oggetto di tutela e assistenza ma anche come soggetto di diritto, e quindi titolare di diritti in prima persona: civili, politici, economici, sociali e culturali.

Cam­bia­no le nostre cit­tà a Nata­le. Cam­bia­no le stra­de, i nego­zi, l’arredo urba­no. Tut­to si colo­ra, si ral­le­gra e si illu­mi­na. E chi ne gode di più sono i bam­bi­ni. E’ a loro, soprat­tut­to, che le ammi­ni­stra­zio­ni si rivol­go­no nel dise­gna­re, poten­do­lo fare, i car­tel­lo­ni nata­li­zi e non solo. Il Nata­le è indub­bia­men­te la festa dei bam­bi­ni, eppu­re, rega­la­re loro del­le oppor­tu­ni­tà di gio­ia ha un effet­to imme­dia­to anche sugli adul­ti. Per­ché tut­to quel­lo che si costrui­sce a favo­re dei più pic­co­li fa bene anche ai grandi.

E’ una veri­tà del­la qua­le, pro­ba­bil­men­te, dovrem­mo assu­me­re mag­gio­re coscien­za. E far­ne la diret­tri­ce su cui muo­ve­re la pro­gram­ma­zio­ne poli­ti­ca. Dall’area urba­na fino alla dimen­sio­ne nazionale.

Esi­sto­no già pro­get­ti che si muo­vo­no in que­sto sen­so: se ne occu­pa l’Uni­cef, pri­ma di tut­ti, attra­ver­so la pro­mo­zio­ne del­le “Cit­tà ami­che del­le bam­bi­ne e dei bam­bi­ni”. Il ten­ta­ti­vo è quel­lo, costan­te, di ren­de­re con­cre­ta la Con­ven­zio­ne Onu del 1989 sui dirit­ti dell’infanzia, che rap­pre­sen­ta anco­ra oggi la sfi­da degli Sta­ti e degli enti loca­li a rico­no­sce­re i bam­bi­ni non solo come ogget­to di tute­la e assi­sten­za ma anche come sog­get­to di dirit­to, e quin­di tito­la­re di dirit­ti in pri­ma per­so­na: civi­li, poli­ti­ci, eco­no­mi­ci, socia­li e culturali.

Ribal­ta­re quel­la con­ce­zio­ne con­su­ma­ta del­la socie­tà orga­niz­za­ta in chia­ve adul­to­cen­tri­ca, in una nuo­va, più corag­gio­sa e appun­to bim­bo­cen­tri­ca, sareb­be una rivo­lu­zio­ne pos­si­bi­le. Spo­sta­re, cioè, il bari­cen­tro del­le scel­te poli­ti­che sui bam­bi­ni, con­sen­ti­reb­be di costrui­re una visio­ne per­si­no con­cet­tual­men­te lon­ta­na dal­la vio­len­za, dal­la dise­gua­glian­za, dall’emarginazione, dal­lo sfrut­ta­men­to incon­trol­la­to e nega­ti­vo del­le risor­se. Indur­reb­be a costrui­re azio­ni, di bre­ve, medio e lun­go perio­do,  atten­te ai biso­gni del­le per­so­ne e alla tute­la di inte­res­si col­let­ti­vi in ogni set­to­re. Dall’economia all’organizzazione del­le cit­tà. Dal lavo­ro alla salu­te, dall’ambiente all’istruzione, dal wel­fa­re all’integrazione, dall’innovazione alla gestio­ne del tem­po libe­ro, alla riqua­li­fi­ca­zio­ne dei cen­tri urba­ni. Dal­la pro­te­zio­ne socia­le all’interconnessione tra gene­ra­zio­ni, sen­za per­de­re una sol­tan­to del­le risor­se dispo­ni­bi­li. Come per il rici­clo del­le mate­rie, la rige­ne­ra­zio­ne dei beni comu­ni, la ridu­zio­ne del­lo spre­co, a comin­cia­re dal cibo.

Non si trat­ta di costrui­re una pro­po­sta poli­ti­ca che si limi­ti a incen­ti­va­re nuo­ve ini­zia­ti­ve, oppor­tu­ni­tà e strut­tu­re per i pic­co­li, ma di dare impul­so ad una nuo­va cul­tu­ra di gover­no del Pae­se e del­le nostre cit­tà. Sul pre­sup­po­sto che se la misu­ra del­le azio­ni poli­ti­che diven­ta il bam­bi­no, si può aspi­ra­re a costrui­re un Pae­se miglio­re per tutti.

Un’utopia, for­se. Ma la poli­ti­ca ha l’obbligo mora­le di rin­cor­re­re i sogni, di indi­ca­re oriz­zon­ti lon­ta­ni ma non irrag­giun­gi­bi­li. E di far­lo assu­men­do­si l’impegno, pas­so per pas­so, pro­get­to dopo pro­get­to, di pro­var­ci. E di pro­var­ci con la con­sa­pe­vo­lez­za di dover “pre­pa­ra­re tem­pi migliori”.

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