Se Possibile alza la testa

In prima serata, in un panorama televisivo occupato dai servetti e dagli urlatori, abbiamo spiegato le nostre ragioni del no, abbiamo illustrato le nostre proposte per l’altro “Sì” che ci sta terribilmente a cuore, abbiamo discusso nel merito e di fronte al renzismo da discount di Nardella, un confuso ministro Galletti e un Brunetta nel ruolo dell’amante tradita noi abbiamo parlato di Costituzione, rappresentanza, competenze e processi democratici. Abbiamo parlato di politica, pensa te.

È suc­ces­so. Da non cre­de­re. In pri­ma sera­ta si è par­la­to di Pos­si­bi­le, il par­ti­to che dovreb­be esse­re uno spu­to, il par­ti­to che non si deve pro­nun­cia­re (per­ché la ser­vi­tù si misu­ra anche dai silen­zi, del resto), il movi­men­to “inin­fluen­te” che stru­men­tal­men­te si sven­to­la per le lun­ghe arti­co­les­se dei pro­fes­sio­ni­sti del­la sini­stra che vor­reb­be­ro ma non avran­no mai il corag­gio di pro­va­re a fare.

E ci abbia­mo pen­sa­to mol­to quan­do l’invito di Men­ta­na è arri­va­to poche ore pri­ma del­la diret­ta. Per­ché sì, che piac­cia o no, anche le occa­sio­ni di visi­bi­li­tà in un con­te­sto di codar­dia gene­ra­le spes­so rischia­no di diven­ta­re sto­li­di ten­ta­ti­vi di affossamento.

E, per favo­re, toglia­mo subi­to un dub­bio tan­to per sta­na­re i fero­ci sol­da­ti­ni: sape­va­mo benis­si­mo che Pip­po Civa­ti da Men­ta­na avreb­be dovu­to seder­si al fian­co di Bru­net­ta (noi che giria­mo l’Italia con Per­ti­ci, Zac­ca­ria, Viro­li, l’ANPI, i tan­ti comi­ta­ti loca­li e soprat­tut­to le tan­te fac­ce che sono testi­mo­ni piut­to­sto che ste­ri­li testi­mo­nial) e era­va­mo ben con­sa­pe­vo­li del rigo­re a por­ta vuo­ta che avreb­be­ro intra­vi­sto i twit­ta­ro­li: “Civa­ti con Bru­net­ta, che brut­ta fine”. Avrem­mo potu­to scri­ver­li tut­ti già pri­ma dell’inizio del­la sera­ta: quan­do la poli­ti­ca si fa tifo i cori sono pro­no­sti­ca­bi­li sen­za trop­pa fantasia.

Eppu­re abbia­mo pen­sa­to: «abbia­mo ragio­ni, posi­zio­ni e sto­rie per­so­na­li che pos­so­no intos­si­car­si per la vici­nan­za di qual­cu­no così poli­ti­ca­men­te distan­te?». No. Pro­prio no. Cer­to che no.

E allo­ra sareb­be il caso di esse­re seri, lo sto ripe­ten­do in ogni occa­sio­ne del mio Tour Rico­sti­tuen­te in giro per l’Italia (que­sta vol­ta sen­za libro o spet­ta­co­lo ma con un pro­get­to): esse­re seri signi­fi­ca tene­re la schie­na drit­ta guar­dan­do negli occhi chi con Bru­net­ta ha gover­na­to per tre anni, rispon­de­re sul pun­to a chi sen­za trop­pe remo­re ha dichia­ra­to que­sta rifor­ma costi­tu­zio­na­le “ugua­le a quel­la che avreb­be volu­to il cen­tro­de­stra” e sor­ri­de­re (e come fa pau­ra, il corag­gio di sor­ri­de­re) di chi agi­ta Bru­net­ta (o chi per lui) e intan­to accon­ten­ta i suoi elettori.

In pri­ma sera­ta, in un pano­ra­ma tele­vi­si­vo occu­pa­to dai ser­vet­ti e dagli urla­to­ri, abbia­mo spie­ga­to le nostre ragio­ni del no, abbia­mo illu­stra­to le nostre pro­po­ste per l’altro “Sì” che ci sta ter­ri­bil­men­te a cuo­re, abbia­mo discus­so nel meri­to e di fron­te al ren­zi­smo da discount di Nar­del­la, un con­fu­so mini­stro Gal­let­ti e un Bru­net­ta nel ruo­lo dell’amante tra­di­ta noi abbia­mo par­la­to di Costi­tu­zio­ne, rap­pre­sen­tan­za, com­pe­ten­ze e pro­ces­si demo­cra­ti­ci. Abbia­mo par­la­to di poli­ti­ca, pen­sa te.

E ci impe­gne­re­mo anco­ra meglio e anco­ra di più a non esse­re trop­po sicu­ri di noi stes­si, trop­po con­vin­ti di esse­re sem­pre dal­la par­te del­la ragio­ne; colti­ve­re­mo l’intelligenza di costruir­si rispo­ste ma anche dub­bi, con­ti­nue­re­mo a istruir­ci. Se que­sto oggi è trop­po poco tele­vi­si­vo allo­ra, beh, lavo­re­re­mo anche per ave­re una miglio­re eco­lo­gia tele­vi­si­va, una più pre­pa­ra­ta clas­se diri­gen­te, una più curio­sa cit­ta­di­nan­za atti­va. A testa alta, con le nostre storie.

Ne abbia­mo di cose da rac­con­ta­re, in pri­ma serata.

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