Il primo partito, in Italia, è quello degli ultimi. Quello degli oltre 12 milioni di italiane e italiani che, secondo l’ultimo rapporto del Censis, sono costretti a rimandare o a rinunciare alle cure perché, semplicemente, non se lo possono permettere.
La parola “universalistico”, che dovrebbe essere il vanto del nostro Sistema Sanitario Nazionale, suona vuota e quasi canzonatoria, di fronte a questi dati.
Non esiste uguaglianza possibile senza pari opportunità di accesso alle cure, alle occasioni di benessere e di buona qualità di vita, se non si riduce il numero di persone svantaggiate o costrette a impoverirsi per cercare la salute.
Solo un Sistema Sanitario Nazionale universalistico può garantire il diritto alla salute di tutti, e quindi l’interesse della comunità.
Con Possibile stiamo lavorando a un manifesto che ribalti le cosiddette politiche sanitarie degli ultimi vent’anni.
Da troppo tempo il diritto alla salute, come e più di altri diritti, è stato subordinato a un principio di sostenibilità economica miope e di corto respiro. Non si ha rigore se nella ricerca della maggiore efficienza si penalizza l’efficacia, se non si sostiene il welfare con una fiscalità progressiva, se non si comprende il valore di una visione di lungo termine, che deve portare prima di tutto a un ripensamento complessivo dell’allocazione delle risorse, non solo in campo strettamente sanitario.
Il partito degli ultimi ha diritto a diritto a vedere risposte ai suoi bisogni, a diritto a veder rappresentate le sue istanze.
Chi ci vuole dare una mano a ridare significato alla parola “salute” nel nostro Paese, chi vuole partecipare alla stesura del nostro manifesto, scriva a italia@possibile.com