Progressività fiscale: basta maquillage, torniamo ai fondamenti

Mentre qualcuno che non l'ha fatto quando era al governo pensa a tagliare l’Irpef, noi abbiamo messo nero su bianco una proposta in grado di tagliare in maniera strutturale l’imposta sul reddito a 16,4 milioni di contribuenti (circa l’80% della platea dei lavoratori dipendenti). E che, se estesa ai lavoratori autonomi, amplierebbe la propria portata ad altri 3,9 milioni di contribuenti.

Dice il costi­tu­zio­na­li­sta che l’arti­co­lo 53 del­la Costi­tu­zio­ne sta­bi­li­sce il dove­re di tut­ti i cit­ta­di­ni di con­cor­re­re alle spe­se pub­bli­che in ragio­ne del­la loro capa­ci­tà con­tri­bu­ti­va, secon­do un siste­ma tri­bu­ta­rio infor­ma­to a cri­te­ri di pro­gres­si­vi­tà al fine di pro­dur­re effet­ti redi­stri­bu­ti­vi tra i consociati.

Men­tre qual­cu­no pen­sa a taglia­re l’Irpef (il mede­si­mo qual­cu­no che, quan­do era in pos­ses­so del­le facol­tà di gover­no, è inve­ce inter­ve­nu­to con prov­ve­di­men­ti del­la cosid­det­ta “lun­ga sta­gio­ne dei bonus”, cfr. Cor­rie­re del­la Sera), noi abbia­mo mes­so nero su bian­co una pro­po­sta in gra­do di taglia­re in manie­ra strut­tu­ra­le l’imposta sul red­di­to a 16,4 milio­ni di con­tri­buen­ti (cir­ca l’80% del­la pla­tea dei lavo­ra­to­ri dipen­den­ti). E che, se este­sa ai lavo­ra­to­ri auto­no­mi, amplie­reb­be la pro­pria por­ta­ta ad altri 3,9 milio­ni di contribuenti.

Con­si­de­ria­mo in pri­mis l’attuale strut­tu­ra dell’imposta sul red­di­to del lavo­ro dipen­den­te: è noto ai più come essa impli­chi una ecces­si­va pres­sio­ne fisca­le sui red­di­ti medio-bassi, prin­ci­pal­men­te a cau­sa del­la strut­tu­ra del­la detra­zio­ne e di un’aliquota, quel­la al 38 per cen­to, che si appli­ca a red­di­ti com­pre­si tra i 28mila e i 55mila euro lor­di. Per quan­to riguar­da i red­di­ti supe­rio­ri ai 55mila euro, assi­stia­mo poi a un sostan­zia­le appiat­ti­men­to del­la cur­va del­le ali­quo­te mar­gi­na­li, con un’a­li­quo­ta al 41 per cen­to sui red­di­ti com­pre­si tra i 55 e i 75mila euro ed una al 43 per cen­to per red­di­ti supe­rio­ri ai 75mila euro.

La detra­zio­ni inte­ra­gi­sco­no con que­sto tipo di strut­tu­ra del pre­lie­vo deter­mi­nan­do una rile­van­te distor­sio­ne tra gli 8 e i 55mila euro di red­di­to, lad­do­ve l’aliquota mar­gi­na­le si appiat­ti­sce sostan­zial­men­te su due livel­li, quel­lo nell’intorno del 30% e quel­lo intor­no al 40%. A soste­ni­to­ri del­la Flat Tax dicia­mo quin­di di sve­gliar­si: il loro pro­get­to è già in atto e da mol­to tem­po. In que­sto sce­na­rio di for­te detri­men­to del cri­te­rio del­la pro­gres­si­vi­tà fisca­le, si inse­ri­sce il fat­to­re Bonus 80 Euro sul qua­le non pos­sia­mo non ricor­da­re le paro­le del­la Cor­te dei con­ti (2014):

«Vi è sor­ta di limi­te socio­lo­gi­co e di psi­co­lo­gia socia­le a modi­fi­ca­re la strut­tu­ra dell’Irpef, in con­se­guen­za del­la rilut­tan­za del deci­so­re poli­ti­co nel pren­de­re deci­sio­ni di natu­ra tri­bu­ta­ria che non assu­ma­no il carat­te­re del bonus. Scel­te selet­ti­ve sono affi­da­te a stru­men­ti sur­ro­ga­ti ed improv­vi­sa­ti; misu­re fuo­ri del peri­me­tro del­l’Ir­pef ma che «ope­ra­no come l’Ir­pef intrec­cian­do­si con la stes­sa imposta».

E l’effetto del bonus 80 euro è anch’esso distor­si­vo, spe­cie per la fascia di red­di­to fra 24mila e 26mila, in cui l’aliquota mar­gi­na­le schiz­za in manie­ra irra­zio­na­le al 75–80% (vuol dire che per ogni euro in più gua­da­gna­to fra le due soglie, il pre­lie­vo fisca­le si atte­sta a cir­ca 80 centesimi!).

Que­sta, inve­ce, è la nostra proposta.

a) Comin­cia­mo dal­la detra­zio­ne: la nuo­va cur­va del­le detra­zio­ni che vi pro­po­nia­mo non è nuo­va, è l’ap­pli­ca­zio­ne del­la pro­po­sta di Bor­ri et altri (2014), pub­bli­ca­ta su lavoce.info ma sino­ra igno­ra­ta dal deci­so­re poli­ti­co, che prevede:

  1. i) una secon­da detra­zio­ne fis­sa rispet­to alla clas­se di red­di­to da 8mila a 15mila in sosti­tu­zio­ne del­le soglie di detra­zio­ne for­te­men­te decre­scen­ti in que­sto inter­val­lo di reddito.
  2. ii) Oltre i 15 mila euro, le detra­zio­ni si ridu­co­no linear­men­te, fino ad azze­rar­si per i red­di­ti oltre i 55 mila euro. Il costo sti­ma­to è pari a 3,3 miliar­di di euro.

b) Il secon­do inter­ven­to è vol­to ad atte­nua­re il bru­sco incre­men­to di ali­quo­ta nomi­na­le per red­di­ti supe­rio­ri ai 28 mila euro, per i qua­li l’a­li­quo­ta pas­sa dal 27 per cen­to al 38 per cen­to. In que­sto caso pro­po­nia­mo di por­ta­re l’a­li­quo­ta del 38 per cen­to al 35 per cen­to. Il costo sti­ma­to è di 2,1 miliar­di di euro.

c) Per con­tra­sta­re il gene­ra­le appiat­ti­men­to del­la cur­va del­l’a­li­quo­ta mar­gi­na­le effet­ti­va, inten­dia­mo rive­de­re le ali­quo­te nel sen­so di agi­re sull’1% più ric­co del­la pla­tea dei con­tri­buen­ti. Era il mot­to di Occu­py Wall Street (We are the 99%), qual­cu­no lo ricor­de­rà. A tal sco­po, pro­po­nia­mo l’introduzione di altri tre ulte­rio­ri sca­glio­ni di impo­sta sopra la clas­se di red­di­to di 75 mila euro, così defi­ni­ti: 45 per cen­to per i red­di­ti fra 75 mila e 120 mila euro; 50 per cen­to per i red­di­ti fra 120 mila e 300 mila euro, 55 per cen­to per i red­di­ti supe­rio­ri a 300 mila euro.

Qual­cu­no vi dirà: ecco il par­ti­to del­le tasse!

E inve­ce, stia­mo ai numeri.

Sono inte­res­sa­ti da ridu­zio­ni di impo­sta cir­ca 16,4 milio­ni di con­tri­buen­ti (80 per cen­to del tota­le, con uno sgra­vio medio di 483 euro), di cui 12 milio­ni col­lo­ca­ti nel­la fascia fra 10mila e 28mila euro (cir­ca il 60%).

Sono inte­res­sa­ti da aumen­ti di impo­sta solo 241mila con­tri­buen­ti con impo­ni­bi­le supe­rio­re a 100mila euro (1.2 per cen­to del tota­le), con un recu­pe­ro di get­ti­to pari a qua­si 1 miliar­do.

Com­ples­si­va­men­te rispar­mie­rem­mo ben 4 miliar­di rispet­to alla spe­sa attua­le fat­ta per gli 80 euro (che equi­va­le a cir­ca 8,6 miliardi).

Vor­rem­mo quin­di met­te­re fine alla dispa­ri­tà di trat­ta­men­to esi­sten­te tra lavo­ro subor­di­na­to e indi­pen­den­te e appli­ca­re la mede­si­ma detra­zio­ne e lo stes­so sche­ma di ali­quo­te alle due cate­go­rie red­di­tua­li (men­tre oggi non è così e la No Tax Area per gli indi­pen­den­ti ter­mi­na appe­na sopra i 5mila euro, con­tro gli 8mila dei dipen­den­ti): il risul­ta­to, come anti­ci­pa­to, vede l’estensione del­la ridu­zio­ne di impo­ste per altri 3,9 milio­ni di con­tri­buen­ti (sgra­vio medio 380 euro), per un costo aggiun­ti­vo di cir­ca 2 miliar­di di euro. In tota­le, il costo del­la rifor­ma che vi pre­sen­tia­mo non supe­ra i 6,5 miliar­di, cir­ca due miliar­di in meno del bonus 80 euro e coin­vol­gen­do una pla­tea più vasta.

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