Mentre infuriano polemiche, scontri, annunci di battaglie legali, il sindaco di Genova, Marco Bucci, sul Corriere della Sera, riprende l’idea, concreta, di Luca Pastorino: quella di una legge speciale per la città. Il deputato di Possibile aveva infatti avanzato la richiesta il 15 agosto, a meno di 24 ore dal disastro: perché oltre al dolore era doveroso pensare al post tragedia. Quindi a spingere per fare presto e combattere le possibili lungaggini, antico male italiano. La proposta ha fatto proseliti: dalle Istituzioni locali, come testimoniano le parole di Bucci, alle varie forze politiche, sia di opposizione che di maggioranza. La legge speciale è vista come un percorso di buonsenso (quello troppo spesso invocato in malo modo dal governo) capace di unire non solo la politica ma l’intero Paese. E invece niente: oltre alle dichiarazioni di intenti, all’orizzonte si intravede il nulla. La relazione alla Camera del ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, ha lasciato un senso di vuoto con un rancoroso elenco di presunti responsabili, ma senza nemmeno una bozza di idea su cosa fare — senza tentennamenti — per Genova. Eppure Pastorino, tra il 15 e il 27 agosto (quando Toninelli ha riferito a Montecitorio) aveva chiesto una cosa semplice: il confronto sulle linee-guida della legge speciale, ma la risposta è stata una colata di livore. L’idea di Possibile è chiara: prima di ogni ragionamento sulle concessioni, sulle nazionalizzazioni e sui massimi sistemi economici, occorre individuare una corsia normativa per ridare fiato e speranze a Genova.
E così nel mare magnum delle polemiche c’è un altro aspetto inquietante, che vede in questo caso Pastorino un predicatore quasi solitario, pur trattandosi di un problema stringente: sotto il ponte Morandi ci sono numerose aziende che hanno subito danni. Il pericolo è che, in alcuni casi, i dipendenti perdano il loro posto di lavoro, perché le attività sono bloccate già da un po’. Solo qualche ora fa, la Ansaldo Energia ha potuto riaprire in seguito a una riprofilazione della zona rossa, ma la situazione non è certo rosea per le altre imprese che hanno anche un minor margine di manovra rispetto a un big come la Ansaldo.
Il crollo del ponte Morandi pone perciò questioni drammatiche, ma sembra essersi trasformato in un risiko politico in cui ognuno piazza i propri carri armati alla conquista di qualcosa, nel caso di Di Maio il consenso, o a difesa di quello che già si possiede, nel caso delle Autostrade le generose concessioni. Con la tragedia di Genova che resta sulla sfondo. Dopo aver dato l’ultimo saluto alle vittime di questa tragedia, la partita si è spostata altrove: in un corpo a corpo tra forze politiche e imprenditoriali. Una faida dei 5 Stelle contro la famiglia Benetton, mentre i genovesi, traumatizzati da uno shock difficile da descrivere, fanno i conti con quel che è rimasto: una città paralizzata, nel verso senso della parola. E con il ritorno di molte persone dalle ferie, si rischia un peggioramento.
In questo clima di preoccupazione e di tensione, dunque, la soluzione migliore sarebbe quella di affidarsi a chi già conosce il territorio. A profili come Luca Pastorino, che non ha lesinato riconoscimenti ad avversari politici come Bucci e Toti, attenti ai bisogni di Genova, senza calcoli politici o personali. Ora più del solito. Perché sotto le macerie del ponte Morandi, non si può lasciare anche il buonsenso. Per i genovesi e per l’Italia.