Non ci si può credere ma chi era al governo fino a ieri ha inteso avviare la propria opposizione con una sorta di trollaggio permanente. L’effetto è quello del sempiterno bue che dà del cornuto all’asino. Parlamentari e dirigenti che si scagliano con polemiche pretestuose, fino a lamentarsi del volo di Stato di Conte, quando uno degli ex-premier aveva preso un intero aereo per sé. Con qualche altro cortocircuito notevole: contro Salvini si rimpiange Minniti, che — non è un paradosso — lo stesso Salvini ha già avuto modo di rimpiangere.
Vale la pena di concentrarsi sulle questioni fondamentali, non sulle stronzate. Sulla progressività, ad esempio, che sarebbe sbaragliata dalla flat tax e che peraltro non ci pare sia stata particolarmente difesa da chi c’era prima. Sui diritti di chi lavora e sulle retribuzioni. Sulle scelte strategiche, a livello europeo. Perché al sovranismo non si può rispondere con la politica europea che abbiamo visto finora, ma con un progetto di riforma sociale a livello europeo. E chi voleva battere i pugni sul tavolo dell’Europa senza costrutto e ha preteso flessibilità per sprecarla in bonus elettorali, non è il soggetto più credibile per aprire una nuova stagione a livello europeo.
Non il trollaggio, quindi, e nemmeno un’opposizione fine a se stessa. Ci vuole una prospettiva diversa, una lettura politica di ciò che sta accadendo a livello sociale ed economico, e quindi culturale. E ci vuole uno stile diverso, perché ai «populisti» piace parecchio l’idea che tutti assomiglino a loro, fino a diventare la stessa cosa. E diciamoci la verità: il populismo al governo non è iniziato con i gialloblù, c’era da prima. Così come c’era un’arroganza di potere che era arrivata al parossismo e in alcuni casi al ridicolo.
Per dare prospettiva, si deve approfondire. Come Possibile cerca di fare ogni giorno e farà in particolare nel nostro appuntamento estivo, il PolitiCamp, a Reggio Emilia, dal 6 all’8 luglio. Un Camp che sarà concepito come momento di formazione e di approfondimento, con voci autorevoli e con il bando a tutti i politicismi. Perché ci vuole una concezione nuova e la costruzione di un progetto che non sia riconducibile alla polemica quotidiana e all’ultima agenzia di personaggi non certo irresistibili e che si affermano soltanto perché non siamo stati capaci di dimostrarci più precisi, più coerenti e consapevoli di loro.