QUADERNI

Ieri è arri­va­ta la con­fer­ma, gra­zia al test del Dna, secon­do il qua­le “La signo­ra Mea­za Zerai Wel­dai è la madre bio­lo­gi­ca di Med­ha­nie Tesfa­ma­riam Beh­re. La pro­ba­bi­li­tà di mater­ni­tà è pari al 99,9999999998%”. 
Men­tre il gover­no fa il gio­co del­le par­ti con il nuo­vo acqui­ren­te l’Am Invest­co, le fami­glie che vivo­no nel­le zone limi­tro­fi allo sta­bi­li­men­to con­ti­nua­no a vive­re una situa­zio­ne dram­ma­ti­ca. Basta una gior­na­ta di ven­to per far chiu­de­re le scuo­le a cau­sa dell’inquinamento. 
Non abbia­mo scel­to la «linea del silen­zio» ma quel­la dell’analisi dei dati. Chi di dove­re dovreb­be met­ter­si l’animo in pace poi­ché da que­ste colon­ne sem­pre arri­ve­rà il nostro com­men­to alla situa­zio­ne occu­pa­zio­na­le. Null’altro.
Basta un po’ di piog­gia, che pri­ma o poi arri­va, e tut­ti dimen­ti­ca­no che i cit­ta­di­ni di mez­za pia­nu­ra pada­na stan­no con­di­vi­den­do la gra­vis­si­ma “sor­te” dei cit­ta­di­ni di Taran­to, in par­ti­co­la­re quan­do il ven­to sof­fia dai par­chi mine­ra­ri, bar­ri­ca­ti in casa per difen­der­si “dal­l’a­ria kil­ler”, o simi­le a quel­la del­la val­le del Sac­co, in pro­vin­cia di Frosinone. 
A fasi alter­ne nel­la poli­ti­ca ita­lia­na tor­na alla ribal­ta il tema del­l’au­to­no­mi­smo regio­na­le. In real­tà rara­men­te lo si affron­ta in modo con­vin­cen­te e pre­ci­so e mol­to spes­so, nel­la sto­ria recen­te, il tema è sta­to usa­to in modo del tut­to strumentale. 
Assi­stia­mo a un sur­rea­le dibat­ti­to che si osti­na a pren­de­re sul serio ciò che serio non è: con­ce­de­re a Zaia e Maro­ni di dir­ci che ne voglio­no fare del risul­ta­to del refe­ren­dum, discu­ter­ne, but­tar­si sul­l’a­na­li­si del­le loro paro­le signi­fi­ca legit­ti­ma­re il nul­la elettorale 
Maro­ni ha inter­ro­ga­to la Lom­bar­dia sul­l’au­to­no­mia, e la Lom­bar­dia ha rispo­sto for­te e chia­ro: vuo­le l’au­to­no­mia, ma da Maro­ni e dal­le cial­tro­ne­rie leghi­ste. Un voto che da ple­bi­sci­to si tra­sfor­ma in richie­sta di dimis­sio­ni per un gover­na­to­re cui i cit­ta­di­ni han­no vol­ta­to le spalle. 
La lot­ta dei dipen­den­ti di Alma­vi­va riguar­da tut­ti noi, in que­sto caso anche come con­su­ma­to­ri, ma in pri­mis come cit­ta­di­ni: a cia­scu­no di noi può capi­ta­re, doma­ni o in un futu­ro più lon­ta­no, di per­de­re il lavoro