QUADERNI

Ci sarem­mo aspet­ta­ti di leg­ge­re, a que­sto pun­to, l’attribuzione ai lavo­ra­to­ri di un pote­re di mes­sa in discus­sio­ne non solo degli esi­ti di un siste­ma ADM ma anche dei cri­te­ri base che lo sot­ten­do­no, in un’ottica di pie­na tra­spa­ren­za — lad­do­ve tec­ni­ca­men­te pos­si­bi­le — cir­ca il loro fun­zio­na­men­to. La diret­ti­va si limi­ta però a sta­bi­li­re for­me di con­sul­ta­zio­ne dei rap­pre­sen­tan­ti dei lavo­ra­to­ri, o dei lavo­ra­to­ri stes­si, nel caso in cui le impre­se inten­des­se­ro intro­dur­re nuo­vi siste­mi di moni­to­rag­gio o siste­mi deci­sio­na­li auto­ma­tiz­za­ti, o appor­ta­re modi­fi­che sostan­zia­li a quei siste­mi, con lo sco­po di pro­muo­ve­re il dia­lo­go socia­le sul­la gestio­ne algo­rit­mi­ca. Un po’ poco, for­se. Si trat­ta di un embrio­ne del­la con­trat­ta­zio­ne col­let­ti­va digi­ta­le? È trop­po pre­sto per dir­lo ma dovrem­mo comin­cia­re a recla­ma­re que­sto diritto. 
Non si può insom­ma sfug­gi­re al sospet­to che l’eventuale scom­par­sa del­le pro­ve scrit­te si con­fi­gu­re­reb­be come l’ennesima rifor­ma a costo zero, alla ricer­ca di qual­che faci­le con­sen­so poli­ti­co pres­so una par­te del­la popo­la­zio­ne stu­den­te­sca e del­le fami­glie, evi­tan­do di impe­gnar­si in un ben più pro­fon­do e pro­fi­cuo pro­ces­so di inno­va­zio­ne nel­la scuo­la, che com­por­te­reb­be inve­ce cospi­cui inve­sti­men­ti, non solo dal pun­to di vista stret­ta­men­te finan­zia­rio, ma anche in ter­mi­ni di intel­li­gen­za e crea­ti­vi­tà progettuale. 
La rifor­ma dei trat­ta­ti non è più un tabù: l’accordo di coa­li­zio­ne che gui­de­rà la poli­ti­ca del nuo­vo gover­no tede­sco di Olaf Scholz insi­ste espli­ci­ta­men­te sul­la neces­si­tà di cam­bia­re il fun­zio­na­men­to dell’Ue attra­ver­so una rifor­ma isti­tu­zio­na­le che par­ta dal bas­so, attra­ver­so la con­vo­ca­zio­ne di un’assemblea costituente. 
Il dare una pac­ca sul sede­re a una don­na non è per­ce­pi­to dal­la mag­gio­ran­za dell’opinione pub­bli­ca, e inten­do non solo maschi­le, come una cosa gra­ve, come un rea­to, ma solo, al mas­si­mo, come una scioc­chez­za, uno scher­zo, un pic­co­lo, insi­gni­fi­can­te, erro­re in una car­rie­ra di vita immacolata. 
Non basta il 1 dicem­bre ma ser­ve un impe­gno deci­so, strut­tu­ra­to, per­ma­nen­te capa­ce di supe­ra­re il mero approc­cio sani­ta­rio e di pre­ven­zio­ne e di guar­da­re oltre, anche alla qua­li­tà del­la vita e alla pie­na inclu­sio­ne del­le per­so­ne sie­ro­coin­vol­te. Per libe­rar­le da uno stig­ma che vie­ne dato loro da una socie­tà che ha anco­ra pau­ra di affron­ta­re que­sto tema. 
L’accordo di mag­gio­ran­za sul­la pro­po­sta di rifor­ma Irpef è noto solo a metà. È sta­to divul­ga­to lo sche­ma del­le ali­quo­te nomi­na­li ma per ora nul­la è dato a sape­re del­le detra­zio­ni, sal­vo che ver­ran­no rimo­du­la­te anche per assor­bi­re il bonus Ren­zi-Gual­tie­ri all’interno del­la strut­tu­ra dell’imposta. Trop­po poco anche solo per ten­ta­re di pro­fi­la­re le ten­den­ze. Eppu­re ogni gior­na­le è pie­no zep­po di simu­la­zio­ni e cal­co­li: vada bene per l’oggi, doma­ni tut­to ciò potreb­be esse­re avul­so dal­la real­tà. Abbia­mo però una cer­tez­za: non ci sarà mag­gio­re pro­gres­si­vi­tà fiscale. 
Era il 23 set­tem­bre quan­do il Pre­si­den­te del Con­si­glio Mario Dra­ghi, all’Assemblea di Con­fin­du­stria, dice “Il gover­no non aumen­te­rà le tas­se, è il momen­to di dare non pren­de­re”. Quel­lo che vie­ne da chie­der­si, guar­dan­do la timi­dis­si­ma mano­vra, è a chi dia­mo, e soprat­tut­to a chi non diamo. 
La Mini­stra dell’Interno Lamor­ge­se dovreb­be chia­ri­re qua­le sia l’intenzione del gover­no cir­ca la sor­te degli otto­cen­to pre­ca­ri rima­sti in cari­co pres­so le sedi di ser­vi­zio inte­res­sa­te dal­le pro­ce­du­re di rego­la­riz­za­zio­ne e del­le mede­si­me istan­ze sospese. 
Pun­tual­men­te, nel­le discus­sio­ni che gra­vi­ta­no attor­no alla ridu­zio­ne ormai neces­sa­ria del­le fon­ti fos­si­li per una pro­du­zio­ne di ener­gia da fon­ti rin­no­va­bi­li, emer­go­no le voci di chi vor­reb­be un ritor­no al nuclea­re. Pec­ca­to che ci sia­no alcu­ne que­stio­ni, sicu­ra­men­te non di poco con­to, irri­sol­te e che dif­fi­cil­men­te tro­ve­ran­no una solu­zio­ne nel bre­ve periodo. 
Ma per­ché la scuo­la deve sup­pli­re alle man­can­ze del­la poli­ti­ca? Il tra­spor­to pub­bli­co e la mobi­li­tà non sono for­se com­pe­ten­za degli enti loca­li? La veri­tà è che si trat­ta del­l’en­ne­si­mo ten­ta­ti­vo di greenwashing.