QUADERNI
La vicenda della bonifica del sito industriale ex Pertusola di Crotone ha una storia lunga e controversa, che inizia con una promessa: “le fabbriche non chiuderanno”. Correva l’anno 2000 e l’accesa campagna elettorale per le Regionali regalava questa perla di saggezza. Da allora, il polo siderurgico di Crotone è morto, inquinando più di quando era vivo. Ben 17 (diciassette!) anni non sono bastati per consegnare a questo territorio un piano di bonifica reale, che tenesse in considerazione l’interesse dei cittadini, la loro salute e le disposizioni europee (oltre che di buon senso) che prevedono una ricomposizione del danno finalizzato al ripristino dell’ambiente inquinato.
Giovanni Casaburi e Antonio Gigliotti hanno lasciato la propria terra d’origine per inseguire una vita dignitosa. Il racconto del lavoro che scarseggia e che, una volta raggiunto, va santificato e onorato permea la nostra quotidianità.
Ho atteso la fine di una giornata pesante per assaporare nel silenzio serale il bellissimo reportage di Paolo Rumiz che oggi occupa otto pagine all’interno di Repubblica. Un viaggio lungo la faglia, dove ho ripercorso luoghi che conosco da una vita e che sono nella mia anima, e luoghi che ho conosciuto solo in seguito al sisma.
Dobbiamo pretendere che le forze politiche europeiste offrano soluzioni differenti e che i cittadini possano scegliere tra queste. Ciò vale a livello nazionale, dove pure, almeno in una certa fase si è ritenuto di adottare lo schema “t.i.n.a.” e vale a livello europeo. Perché anche l’Europa appartiene al popolo.