QUADERNI
Per governare una città non basta seguire le linee guida della Corti dei Conti: serve un ragionamento d’insieme che porti a un progetto ampio. Altrimenti il rischio è, come sta accadendo, di fare terra bruciata di tutte le realtà sociali in nome delle legalità e del profitto, privando di una visione di sviluppo socio-culturale una capitale europea che rimane sempre qualche passo indietro rispetto ad altre realtà internazionali, e che continua ad indietreggiare ad ogni giro di orologio.
Il nuovo decreto, nel tentativo di raggiungere gli obiettivi prefissati, determina una indubbia compressione dei diritti dei richiedenti protezione internazionale e rappresenta una clamorosa occasione mancata, l’ennesima di questa legislatura. Si sarebbe potuta avviare l’auspicata revisione sistematica del corpus di norme disciplinante la protezione internazionale e, più in generale, le politiche migratorie e la condizione dello straniero nel nostro Paese, come peraltro previsto dall’articolo 7 della legge n. 154 del 2014 (legge di delegazione europea). Si sarebbe dovuto incentivare il sistema di accoglienza diffusa, neanche questo è previsto.
Un PD che ha lasciato la Bossi-Fini come l’ha trovata, che non ha toccato il reato di clandestinità, che approva norme restrittive in materia di asilo e rimpatri, che fa accordi bilaterali di riammissione con paesi che non rispettano gli standard internazionali sui diritti umani.
In attesa di sapere se finalmente il capitolo relativo alle uccisioni verrà stralciato dal Piano Lupo, Possibile è al lavoro per preparare la sua prima Festa Animalista. Non sappiamo se sia la prima volta per un Partito, ma noi siamo certi che il cammino dei diritti debba coinvolgere tutti e da mesi stiamo conducendo insieme alle principali associazioni animaliste un percorso in tal senso, che ha visto come ultimo appuntamento in ordine di tempo il bel panel su benessere e diritti degli Animali durante la Costituente delle Idee.
Succede che il Fondo sulle politiche sociali e per la non autosufficienza vengano ridotti rispettivamente a quota 99,7 milioni e 450 milioni di euro. Quest’ultimo scende al livello cui era stato portato con l’ultima legge di Bilancio, perdendo i 50 milioni aggiuntivi promessi lo scorso novembre dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti ai malati di Sla e sbloccati il 22 febbraio, e il tutto… il 23 febbraio.
Insisteva Civati, insisteva. Ed ha continuato mentre qualcuno si è adagiato sulle curve morbide e avvolgenti del cambiaverso. Taddei persevera nella pratica renziana — lo fa oggi in un’intervista alla Stampa in cui, rispondendo a una domanda sul suo sostegno a Civati nel congresso Pd del 2013, dice che sul contratto a tutele crescenti “insisteva ancora di più” — di applicare etichette a riforme che invece contengono poco o nulla di quanto indicato.
Dalla collaborazione con Sinistra Italia a quella con Green Italia, passando attraverso i movimenti e le associazioni di cittadinanza attiva. Sempre con un focus sui programmi. Sempre con il giusto slancio alla mobilitazione.
In questi anni, la magistratura e i tribunali, con sentenze potentissime e dal grande valore civile, hanno superato i balbettii, le insicurezze, le indecisioni, le paure e i meri calcoli di consenso elettorale che attanagliavano – e attanagliano — il Parlamento, dimostrando come la grande assente dal panorama politico nazionale sia la politica.
Il testo, approvato al Senato e approdato alla Camera, ieri in Commissione Ambiente non ha recepito le ragionevoli richieste di modifiche arrivate grazie ai rilievi delle associazioni ambientaliste. Il quadro della governance è preoccupante perché non vengono garantite le capacità specialistiche per direttori e amministratori dei parchi (che necessitano della massima tutela e della massima eccellenza) e che devono essere scelti in base alle competenze. Anche per ciò che attiene la fauna sono gravissime le nuove linee guida contenute nel testo che consentirebbero l’accesso per la caccia all’interno dei Parchi e a ridosso delle zone protette.
Tra ieri e oggi, gli iscritti di Possibile hanno potuto votare — online, sulla piattaforma a loro dedicata — per decidere se formare un solo gruppo alla Camera con i parlamentari di Sinistra italiana. La proposta è passata con un largo consenso, pari al 92,77 per cento dei voti.