QUADERNI

Otto pun­ti con i qua­li con­tra­ste­re­mo in tut­ti i luo­ghi, isti­tu­zio­na­li e non, la disu­ma­ni­tà e l’i­nef­fi­ca­cia del «pac­chet­to Min­ni­ti». Par­te­ci­pa alla nostra cam­pa­gna: fir­ma l’ap­pel­lo, resta infor­ma­to, par­te­ci­pa alla mobi­li­ta­zio­ne, segna­la­ci gra­vi vio­la­zio­ni dei dirit­ti, buo­ne e cat­ti­vis­si­me pra­ti­che di acco­glien­za. Schie­ra­ti con noi dal­la par­te dell’umanità. 
Dopo gior­ni e gior­ni dibat­ti­ti i cui pro­ta­go­ni­sti stes­si dico­no di teme­re che non li capi­sca più nes­su­no, fac­cia­mo loro un invi­to a scam­pa­re quel peri­co­lo, e a veni­re vener­dì, saba­to e dome­ni­ca a Roma a discu­te­re alla Costi­tuen­te del­le idee che stia­mo orga­niz­zan­do. Discu­te­re di cose da fare, di pro­get­ti, di cose che riguar­da­no tut­ti gli ita­lia­ni e che in quan­to tali gli ita­lia­ni, appun­to, pos­so­no capi­re un po’ di più: ovve­ro, chia­man­do­le col loro nome, le que­stio­ni del lavo­ro, le tas­se, la salu­te, la demo­cra­zia, l’am­bien­te, i dirit­ti. Cose che si capi­sco­no: le cose sul­le qua­li biso­gne­reb­be met­ter­si al lavo­ro per costrui­re, come dicia­mo da tem­po, un pro­get­to di governo. 
Non sen­ti­re­te comi­zi, non sen­ti­re­te paro­le urla­te, non sen­ti­re­te appel­li all’u­ni­tà e minac­ce di scis­sio­ne. Ma ana­li­si, stu­di, dati, pro­po­ste, espe­rien­ze, con l’o­biet­ti­vo di costrui­re un pro­gram­ma di gover­no nel segno del­l’u­gua­glian­za, e che cia­scu­no di noi si impe­gna a rap­pre­sen­ta­re e attuare. 
Non mi fido di quel­li che non par­la­no mai di nien­te, per­ché potreb­be­ro esse­re capa­ci di tut­to. Quel­li che par­la­no solo di par­ti­to, di posi­zio­na­men­to, di poli­ti­ci­smi e mai del­le cose da fare, e che poi nel­la situa­zio­ne giu­sta vote­reb­be­ro qual­sia­si cosa. L’ho visto fare, ogni gior­no, in que­sta legi­sla­tu­ra. E ci han­no spie­ga­to che la poli­ti­ca è esclu­si­va­men­te com­pro­mes­so tra poli­ti­ci, e no, non è così, dicia­mo­lo ogni vol­ta che pos­sia­mo. Poli­ti­ca non è pote­re da con­di­vi­de­re tra poten­ti, ma pote­re da distri­bui­re ai cittadini. 
«L’U­nio­ne euro­pea inten­si­fi­che­rà i pro­gram­mi di adde­stra­men­to e il pro­prio sup­por­to a quel­la stes­sa orga­niz­za­zio­ne ripre­sa in que­sto video. Pen­sa­te­ci», ha twit­ta­to poche ore fa Medi­ci Sen­za Fron­tie­re, rilan­cian­do un docu­men­to video pub­bli­ca­to da “The Sun­day Times” nel qua­le si vede la guar­dia costie­ra libi­ca fru­sta­re dei migran­ti appe­na recu­pe­ra­ti in mare. 
Ci sono gli scis­sio­ni­sti, i pon­tie­ri, i media­to­ri, Orlan­do che vuo­le la con­fe­ren­za pro­gram­ma­ti­ca, Bar­ca che apprez­za, i gio­va­ni tur­chi che si divi­do­no, i vec­chi otto­ma­ni che si riu­ni­sco­no, Orfi­ni che reg­ge, Ren­zi che acce­le­ra, Del­rio che fre­na, Fran­ce­schi­ni che si tie­ne, le tele­fo­na­te, i fuo­ri onda, i capi­li­sta, ecce­te­ra, ecce­te­ra, ecce­te­ra. Insom­ma, «tut­to mol­to inte­res­san­te», per dir­la con una hit dan­ce del momento. 
Una set­ti­ma­na fa, con il grup­po con­si­lia­re “Si Può”, incon­tro tra Pos­si­bi­le e SI, abbia­mo chie­sto e otte­nu­to — con una mozio­ne vota­ta all’u­na­ni­mi­tà — che il Con­si­glio comu­na­le di Avel­li­no deli­be­ras­se l’a­de­sio­ne allo Sprar, il Siste­ma di pro­te­zio­ne per richie­den­ti asi­lo e rifu­gia­ti, un model­lo di acco­glien­za posi­ti­vo che, rico­no­scen­do alla migran­za i trat­ti di un feno­me­no strut­tu­ra­le, pro­po­ne il supe­ra­men­to del­la logi­ca emer­gen­zia­le asse­gnan­do al pro­ta­go­ni­smo degli Enti loca­li l’organizzazione dei ser­vi­zi inte­gra­ti dedi­ca­ti all’accoglienza.
Si trat­ta di un pri­mo ma impor­tan­te tas­sel­lo di rifor­me isti­tu­zio­na­li che — come dicia­mo sem­pre — non pas­sa­no solo attra­ver­so la Costi­tu­zio­ne (che pure può richie­de­re sin­go­li aggior­na­men­ti o miglio­ra­men­ti): dal­la leg­ge elet­to­ra­le a quel­la sul con­flit­to di inte­res­si, alla revi­sio­ne di alcu­ne incom­pa­ti­bi­li­tà e ine­leg­gi­bi­li­tà, per assi­cu­ra­re una mag­gio­re tra­spa­ren­za e un effet­ti­vo svol­gi­men­to del­le fun­zio­ni pub­bli­che con disci­pli­na e onore. 
Non ipo­te­si, pro­po­ste di leg­ge. Non comi­zi, ana­li­si. Non pro­vo­ca­zio­ni, spie­ga­zio­ni. Un lavo­ro che poi pro­se­gui­rà, in Par­la­men­to, in un think tank, in un per­cor­so attra­ver­so le nostre comu­ni­tà: metà ela­bo­ra­zio­ne, metà mobi­li­ta­zio­ne. Sul­la base di pro­po­ste di leg­ge, pre­ci­se e arti­co­la­te, mes­se a dispo­si­zio­ne del­l’o­pi­nio­ne pub­bli­ca, pri­ma di diven­ta­re un pro­gram­ma elettorale. 
Un eli­cot­te­ri­sta dei VVFF, pro­fes­sio­ni­sta alta­men­te spe­cia­liz­za­to, pren­de 900 euro in meno di un eli­cot­te­ri­sta del­la fore­sta­le, assor­bi­ta dai cara­bi­nie­ri: si trat­ta di una macro­sco­pi­ca e odio­sa dispa­ri­tà di trat­ta­men­to. Abbia­mo pre­sen­ta­to diver­se inter­ro­ga­zio­ni per sol­le­ci­ta­re il Gover­no ad ope­ra­re un inter­ven­to riso­lu­ti­vo e serio. L’oc­ca­sio­ne per agi­re con­cre­ta­men­te ora è data dai decre­ti attua­ti­vi del­la leg­ge Madia sul rior­di­no del­le carriere. 
Non è solo que­stio­ne di cor­ru­zio­ne, eva­sio­ne e di con­ni­ven­za. È una que­stio­ne strut­tu­ra­le anche al siste­ma del­l’e­co­no­mia e del­le pro­fes­sio­ni, come spie­ga con pre­ci­sio­ne Omiz­zo­lo nel suo libro, dedi­ca­to alla pro­vin­cia di Lati­na, come emer­ge dal­le recen­ti inda­gi­ni in Val­le d’Ao­sta, come pos­sia­mo regi­stra­re a ogni lati­tu­di­ne. Quan­do par­lia­mo di poli­ti­ca e anche di argo­men­ti che sem­bra­no ‘mino­ri’ (pen­so alla que­stio­ne del con­tan­te, alla lega­liz­za­zio­ne, alle modi­fi­che neces­sa­rie per ren­de­re effi­ca­ce la nuo­va nor­ma­ti­va sul capo­ra­la­to), par­lia­mo di questo. 
Il CETA è com­ples­si­va­men­te figlio di una sta­gio­ne pas­sa­ta e di un model­lo vec­chio, di libe­ra­liz­za­zio­ne degli scam­bi, che ha con­tri­bui­to a pro­dur­re gra­vi stor­tu­re nel com­mer­cio glo­ba­le ed ha avu­to con­se­guen­ze disa­stro­se in ter­mi­ni di aumen­to del­le diseguaglianze. 
“Una rapi­na!”, l’ha defi­ni­ta così il dot­to­re Capoc­cia, Pro­cu­ra­to­re del­la Repub­bli­ca a Cro­to­ne. Ed è esat­ta­men­te così che l’abbiamo vis­su­ta noi fino a ieri. Un ten­ta­ti­vo, anco­ra lon­ta­no dal defi­nir­si scon­giu­ra­to del tut­to, di depau­pe­ra­re non solo la sto­ria e l’ambiente, ma anche la cul­tu­ra e l’identità di un inte­ro Paese.