QUADERNI

Allo sta­to attua­le 422 lavo­ra­to­ri “licen­zia­ti” via mail pos­so­no tira­re un sospi­ro di sol­lie­vo, vista la con­dan­na alla revo­ca del­la let­te­ra d’apertura del­la pro­ce­du­ra di licen­zia­men­to col­let­ti­vo. Il giu­di­ce non pote­va con­te­sta­re la mes­sa in liqui­da­zio­ne dell’azienda, ma ha impo­sto di rispet­ta­re le nor­me e l’iter del licen­zia­men­to col­let­ti­vo, impe­den­do così la dele­git­ti­ma­zio­ne del Sin­da­ca­to ed il ten­ta­ti­vo dell’apertura del­le pro­ce­du­re di licen­zia­men­to col­let­ti­vo in tota­le auto­no­mia. Resta da capi­re come il deci­so­re poli­ti­co può inter­ve­ni­re per disin­cen­ti­va­re le delo­ca­liz­za­zio­ni sen­za incap­pa­re in una vio­la­zio­ne del­le nor­me europee. 
Se scom­pa­io­no gli squa­li, l’Oceano muo­re. Quel­lo stes­so Ocea­no che pro­du­ce il 50% dell’ossigeno che respi­ria­mo, e assor­be il 25% dell’anidride car­bo­ni­ca che emet­tia­mo. Se muo­re l’Oceano, moria­mo noi.  Non ci resta, dun­que, che sal­va­re gli squali. 
500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani. 
Noi cre­dia­mo inve­ce che il dibat­ti­to al Par­la­men­to euro­peo – fra l’altro dispo­ni­bi­le in strea­ming in tut­te le lin­gue uffi­cia­li dell’UE – sia indi­spen­sa­bi­le per la vita poli­ti­ca dell’Unione euro­pea. Nono­stan­te i suoi evi­den­ti limi­ti isti­tu­zio­na­li, l’UE legi­fe­ra sul­la mag­gior par­te del­le mate­rie che rego­la­no la nostra vita e con­tri­bui­sco­no a costrui­re il nostro avve­ni­re, ed è impor­tan­te par­te­ci­pa­re a que­sto pro­ces­so. Per que­sto moti­vo, ci sof­fer­mia­mo su alcu­ni aspet­ti del “SOTEU” di Ursu­la von der Leyen, che a nostro avvi­so meri­te­reb­be­ro più atten­zio­ne e spa­zio nel dibat­ti­to pub­bli­co nazio­na­le e locale. 
La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la socie­tà. Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci. 
La cri­si del­le pre­ci­pi­ta­zio­ni, così come l’aumento di feno­me­ni tem­po­ra­le­schi più vio­len­ti in ter­mi­ni di quan­ti­tà di acqua e tem­pi più ristret­ti e l’innalzamento del­la quo­ta del­lo zero ter­mi­co ci devo­no spin­ge­re, se non costrin­ge­re, a cam­bia­re radi­cal­men­te il nostro approc­cio al siste­ma “mon­ta­gna”. E que­sto impo­ne anche un cam­bio dra­sti­co nel­la gestio­ne del ter­ri­to­rio anche dal pun­to di vista del­le infra­strut­tu­re via­bi­li­sti­che e sciistiche. 
Come illu­stra­to da Legam­bien­te, le spiag­ge libe­re in Tosca­na e in par­ti­co­la­re di quel­le del­le pro­vin­ce di Luc­ca e Mas­sa Car­ra­ra sono pra­ti­ca­men­te assen­ti: così nel­la regio­ne (come in altre par­ti d’I­ta­lia) si con­su­ma una gra­ve pri­va­zio­ne di un bene pub­bli­co e un for­te stress ambientale. 
È illu­so­rio pre­ten­de­re la per­fe­zio­ne del sin­go­lo ingra­nag­gio quan­do è l’intero mec­ca­ni­smo a esse­re difet­to­so. La scuo­la non è e non può esse­re Atlan­te, non può por­ta­re i pesi del mon­do, sana­re i con­flit­ti o ricom­por­re le frat­tu­re. Non può, in sostan­za, esse­re scam­bia­ta per mito, o favo­la, immo­bi­le e intat­ta rispet­to al con­te­sto in cui esi­ste. La scuo­la vive, evol­ve, ed è fat­ta del­la stes­sa mate­ria del­la socie­tà, che non è cer­to quel­la dei sogni. 
Il Mini­stro Cin­go­la­ni dà ragio­ne agli indu­stria­li quan­do si tro­va al tavo­lo con gli indu­stria­li, poi dà ragio­ne ai petro­lie­ri quan­do si tro­va al tavo­lo con loro e nel frat­tem­po la tran­si­zio­ne eco­lo­gi­ca la fac­cia­mo domani. 
L’Articolo 34-ter del Decre­to Soste­gni “rico­no­sce, pro­muo­ve e tute­la la lin­gua dei segni ita­lia­na (LIS) e la lin­gua dei segni ita­lia­na tat­ti­le (LIST)”, con ben 10 (DIECI!) ANNI di ritar­do dal­la Con­ven­zio­ne dell’ONU sul­la disa­bi­li­tà. Trop­po tem­po in cui, anco­ra una vol­ta, sono sta­ti vio­la­ti i sacro­san­ti dirit­ti alle pari opportunità. 
La pro­po­sta di un Museo Uni­co — “come il Lou­vre” — avan­za­ta da Car­lo Calen­da non solo ha del­le cri­ti­ci­tà logi­che e logi­sti­che, ma è la spia di un modo di inten­de­re la cul­tu­ra e tut­to quel­lo che ruo­ta intor­no a que­sto seg­men­to fon­da­men­ta­le del­le nostre cit­tà in un’ottica cen­tra­liz­za­ta. Ser­ve capo­vol­ge­re il pun­to di vista, ribal­ta­re la pira­mi­de. E ser­ve inve­sti­re in pro­get­ti cul­tu­ra­li di ampio rag­gio coin­vol­gen­do gli atto­ri socia­li che in pri­ma per­so­na si occu­pa­no di que­sto. È una pro­po­sta che con Pos­si­bi­le por­te­re­mo in giro in tut­ta Ita­lia, non solo in chia­ve queer e tran­sfem­mi­ni­sta ma come prin­ci­pio gene­ra­le: cul­tu­ra dif­fu­sa, acces­si­bi­le, gra­tui­ta, con una fun­zio­ne anche sociale. 
Chie­dia­mo al Gover­no ita­lia­no di garan­ti­re cor­ri­doi uma­ni­ta­ri e l’asilo alle per­so­ne LGBTIQ+ e alle don­ne afgha­ne. Ser­vo­no vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne pos­si­bi­li.  Per que­sto rite­nia­mo che deb­ba esse­re garan­ti­to il soste­gno e l’accoglienza del­le per­so­ne LGBTQI+ afgha­ne la cui vita è a serio rischio. 
La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 
La que­stio­ne Green Pass ripro­po­ne con urgen­za pro­prio la que­stio­ne dell’identità di gene­re. Ci sono per­so­ne il cui aspet­to non cor­ri­spon­de alle aspet­ta­ti­ve di gene­re con­nes­se al dato ana­gra­fi­co. Espor­re que­ste per­so­ne a una disve­la­zio­ne pub­bli­ca di un dato per­so­na­le signi­fi­ca, come tut­ti sap­pia­mo, espor­le a situa­zio­ni di osti­li­tà, discri­mi­na­zio­ni e, pur­trop­po, vio­len­ze, tutt’ora non ade­gua­ta­men­te puni­te pro­prio a cau­sa del­la man­ca­ta appro­va­zio­ne del DDL Zan. 
i sen­za­tet­to, i migran­ti, chi non ha i docu­men­ti o non li ha abba­stan­za “buo­ni” non ha pos­si­bi­li­tà di scel­ta, rischia di per­de­re anche quei pochi acces­si ai ser­vi­zi essen­zia­li, due pasti e un tet­to, che ave­va, oltre a non esse­re tute­la­to nel­la salu­te e a non tute­la­re gli altri. 
Cam­bia­re model­lo di svi­lup­po e cam­biar­lo subi­to. Far entra­re il cli­ma nei temi cal­di del­la poli­ti­ca, e far­lo subi­to. Pre­ten­de­re di par­la­re di cli­ma den­tro al Par­la­men­to, non accet­tan­do più di par­lar­ne fuo­ri, in miglia­ia di incon­tri, semi­na­ri, dibat­ti­ti che coin­vol­go­no solo chi è già coinvolto.