QUADERNI
C’era una volta su Rolling Stone una divertente rubrica di stroncature tenuta da uno dei Gialappa’s, Giorgio Gherarducci, che non essendo in realtà davvero esperto di alcunché si intitolava, con autoironia ammirevole, “Dall’alto di sto ca##o”. È un titolo che dovremmo darci in tanti, che scriviamo sul web, come monito a noi stessi, e che ultimamente viene spesso in mente leggendo i frequenti post che Alessandro Gilioli dedica alla sinistra.
Innalzare muri non è solamente una risposta illusoria (spesso a problematiche anch’esse illusorie), ma genera dinamiche che sfuggono al controllo delle autorità statali. Una risposta che sembra tanto muscolare, ma che rischia di essere tanto cretina.
Esultano per il loro fallimento. Davvero. La legge elettorale costata al PD le dimissioni di un capogruppo (Speranza), la “rimozione” di alcuni suoi deputati in Commissione, i voti di fiducia e il patetico orgoglio ululante di tutti i renziani è stata bocciata ma loro sono felici lo stesso: “mantenuto il nostro impianto”, scriveva ieri Debora Serracchiani, in evidente fase di scollegamento dalla realtà. E ora rivendono le macerie come trofei e si preparano alla liturgia del voto.
Mentre la contrattazione sulla mobilità prosegue verso una firma con le 00.SS. attesa in settimana, ieri è arrivata la proposta del Miur rispetto alla “chiamata per competenze”, meglio nota come “chiamata diretta” dei Dirigenti Scolastici, di cui tanto abbiamo letto e scritto a settembre. E, incredibilmente, la proposta del Miur è la stessa dello scorso anno: prevede cioè un colloquio col Dirigente e l’assegnazione di incarico senza una griglia di criteri oggettivi. Ancora!
Siamo di fronte a una grande possibilità: alla necessità di nuove risorse energetiche possiamo oggi rispondere scegliendo di coinvolgere le comunità locali nella costruzione di nuovi sistemi di produzione, liberandoci dalla dipendenza non solo dalle energie fossili, ma anche dalle grandi imprese private e dalle relazioni pericolose con alcuni paesi, mettendo in moto un processo virtuoso, ambientalmente sostenibile e capace di creare posti di lavoro e ricadute positive sui territori.
E’ passato un anno, un anno in cui il cadavere di Regeni è stato ricoperto di fango. Ancora. Eppure dentro questa storia sanguina anche la timidezza compiacente di chi continua a demandare alla magistratura un ruolo che è soprattutto politico: l’accettazione silente di regimi dittatoriali di bastardi senza gloria che banchettano sui diritti del mondo in cambio di buone commesse commerciali è una responsabilità anche dell’Italia e dell’Europa.
Uno spaccato reale, di vita vera e vissuta, del nostro paese: quali misure, quali strumenti, per le persone espulse dal mondo del lavoro?
Il dossier dell’Onu è stato reso noto negli stessi giorni in cui a Bruxelles, con la giustificazione di “evitare che il Mediterraneo si trasformi in un cimitero”, si è concretizzato il programma di rimpatrio dei migranti nei loro paesi direttamente dalla Libia, facendone uno degli hub africani di concentrazione, smistamento e respingimento e impedendo gli imbarchi.
«E’ una situazione mai vista prima». Comincia così il racconto di Lissett, dirigente dell’associazione “Refugees Aid Serbia”. La presenza di profughi bloccati in Serbia non è nuova: questa estate, con la chiusura delle frontiere europee, sono state gettate le basi della crisi umanitaria che, in queste ore, colpisce i profughi presenti a Belgrado. L’unica differenza è il cambio di stagione, che costringe al gelo tra le 700 e le 1200 persone, in capannoni abbandonati nei pressi della stazione di Belgrado, gli stessi dove già questa estate trovavano protezione alcuni di loro.