QUADERNI

Che fine ha fat­to il green act? Il 2 gen­na­io del 2015, 746 (set­te­cen­to­qua­ran­ta­sei) gior­ni fa, l’ex pre­mier Mat­teo Ren­zi annun­ciò alla sua manie­ra (un tweet) l’imminente ema­na­zio­ne di un green act, un prov­ve­di­men­to che avreb­be dovu­to – così sem­bra­va – riu­ni­re in sé tut­te le nor­me vol­te a favo­ri­re, pro­muo­ve­re, lan­cia­re la green eco­no­my in tut­te le sue poten­zia­li­tà di dife­sa dell’ambiente e di svi­lup­po soste­ni­bi­le anche per crea­re nuo­vi posti di lavoro. 
Pre­pa­ra­re gior­ni miglio­ri, occu­par­si di #cose­di­fu­tu­ro, scri­ve­re un pro­gram­ma per il gover­no del Pae­se, aprir­si al con­tri­bu­to e alla par­te­ci­pa­zio­ne di chi vuo­le por­ta­re le pro­prie com­pe­ten­ze e il pro­prio entusiasmo. 
E’ sba­glia­to bana­liz­za­re l’esito del refe­ren­dum del 4 dicem­bre ridu­cen­do­lo a un pro­ble­ma di “comu­ni­ca­zio­ne”, come l’ex Pre­mier affer­ma nel­la sua ulti­ma inter­vi­sta. All’interno di una serie di “rifor­me” che han­no avu­to come filo con­dut­to­re la “chiu­su­ra”, la sal­va­guar­dia del­le posi­zio­ni, quel­la del­la Costi­tu­zio­ne sia sta­ta cor­ret­ta­men­te indi­vi­dua­ta come la rifor­ma pilota. 
Doma­ni tor­ne­re­mo a Bel­gra­do con l’as­so­cia­zio­ne “Spe­ran­za — Hope for Chil­dren” e rac­con­te­re­mo la più pre­ve­di­bi­le del­le situa­zio­ni: un’e­mer­gen­za che dura da mesi e che il fred­do ha aggra­va­to ulte­rior­men­te, por­tan­do­la oltre i limi­ti del­la civiltà.