QUADERNI
Il Ministero degli Esteri ha autorizzato l’esportazione di numerosi carichi di armi verso l’Arabia Saudita, che da oltre un anno e mezzo bombarda indiscriminatamente lo Yemen. Gentiloni faccia chiarezza, prima di chiedere fiducia.
Torniamo a parlare di migrazioni e accoglienza, ripartendo da uno dei più potenti elementi dal punto di vista simbolico, ma anche politico, e cioè i confini, e in particolare la loro gestione, cosa che i governi europei fanno sempre con maggiore attenzione, non limitandosi ai propri.
E’ necessario che ciascuna forza politica faccia le proprie proposte e indichi la propria disponibilità a convergere su altre. L’unica cosa davvero da evitare è quella di indirizzarsi verso sistemi elettorali che, attraverso premioni nazionali dati a chi non li merita, distorce gravemente la rappresentanza e soprattutto non assicura un legame elettore-eletto.
La personalizzazione di cui abbiamo bisogno è fatta e interpretata da ogni singolo cittadino. E’ solo così che possiamo cambiare la politica e il paese, e non attraverso la ricerca di accordi tutti interni alla classe politica, fatti di foto di gruppo dietro alle quali si nasconde il nulla.
Il Fantacalcio delle alleanze è un luogo affollatissimo: richiede poche competenze, poche idee e pure confuse e conforta nel suo non doversi applicare ai progetti restando sui nomi e al massimo le facce.
Ripartendo dal «metodo Pertici» adottato per la campagna referendaria che si è appena conclusa: spiegare le cose, avere proposte nel merito, non sovrapporre argomenti e valutazioni che tra loro non c’entrano un accidente, incontrare le persone direttamente, città per città, documentare le proprie posizioni, illustrare gli scenari e le conseguenze a cui si va incontro.
Per garantire il diritto alla salute servono perlopiù risorse. Quelle stesse risorse assegnate alla sanità tarantina e tolte per ragioni che riguardano esclusivamente la politica (e i politici). Il prossimo governo ricominci da Taranto, per una questione di decenza.
Telefonato sin dall’anno scorso è arrivato puntuale il soccorso arancio di Pisapia a Renzi, oggi, a mezzo stampa, con l’annuncio di voler costruire un campo progressista che abbia come mission quella di allearsi strutturalmente col Pd.
Le persone si sentono lontane dai luoghi delle decisioni, non rappresentate da una politica che appare prestare nome ad altri ben influenti soggetti decisionali. E qui la questione costituzionale si interseca con la questione politica ed economica. In una parola, la questione diventa democratica.
Pensare — pieni di sé — di poter fare tutto da soli, di poter cambiare le cose a proprio piacimento secondo le proprie intime e variabili convinzioni, ci ha portati in una situazione assurda, frutto di un’altrettanto assurda strategia politica.
Quella che segue è una risposta a chi oggi sostiene che dobbiamo tornare a unirci per affrontare i populismi. Senza ulteriori commenti.
Esiste in tutto il Paese ed in particolare al Sud e nelle Isole un fortissimo malessere sociale, una rabbia nel sentirsi abbandonati da una politica tutta occupata a guardarsi l’ombelico, incapace di dare risposte alle diseguaglianze crescenti e prodiga di slogan e bonus che non risolvono nulla. Se la politica sarà capace di fare questo, forse la finiremo di dover etichettare come populismo ogni malessere, come protesta ogni richiesta di ascolto.
Noi abbiamo votato No come i giovanissimi, i giovani e via via tutti quelli fino ai 50 anni circa, che hanno votato No in grandissima maggioranza. Abbiamo votato No come i precari, cui erano state promesse certezze e che invece si sono trovati a lavorare a cottimo, pagati con i voucher.
Le dimensioni del No espresso ieri sono una novità per la storia recente del nostro Paese: i numeri dicono chiaramente che si tratta di un voto che va oltre i partiti, un voto «personale ed eguale, libero e segreto», così come lo definisce la Costituzione antifascista.