QUADERNI
Ripartiamo subito, dal no al noi, per passare dalla difesa della Costituzione alla crescita di una comunità che è viva e che si è cementata in mesi di campagna serratissima. Ripartiamo dall’impegno di seminare un progetto che, nonostante in molti si siano impegnati (e lo faranno ancora) a banalizzare, sta tutto nelle politiche dei nostri comitati, negli studi dei nostri scritti, nelle proposte dei nostri parlamentari e in tutto quello che c’è da fare e che faremo.
E’ così che il grande rottamatore, il grande stratega, il grande comunicatore, quello che avrebbe cambiato per sempre la politica italiana, è caduto. Ed è caduto male. Dopo due annetti. Un altro governicchio da prima o da seconda repubblica. Questa è la vera beffa. Il danno, invece, ce lo siamo risparmiati. E questo è il dato da cui ripartire.
All’interno di uno dei più utilizzati social media (Twitter), l’hashtag #RiformaCostituzionale risulta “Sponsorizzato da Basta un Sì”. Questo ci pare violare il divieto, previsto dall’art. 9 della citata legge secondo cui nel giorno precedente e in quelli stabiliti per le elezioni sono vietati i comizi e le riunioni di propaganda elettorale diretta o indiretta, in luoghi pubblici o aperti al pubblici e la nuova affissione di stampati, giornali murali o altri e manifesti di propaganda.
Il numero dei votanti all’estero è completamente inventato. Ci sorprende che Palazzo Chigi abbia fornito dei dati ufficiosi: non è mai successo nella storia repubblicana. E’ molto grave inoltre che un quotidiano abbia diffuso queste stime ufficiose senza che i voti degli italiani all’estero fossero nemmeno arrivati in Italia.
Indispensabile lamentarsi della mancanza di sinistra, del resto: se a qualcuno dei loro affezionati lettori spuntasse la voglia di farsi un giro nel Paese reale (dove a sinistra ci si è consumate le suole a attraversare il Paese “nel merito” come piace a loro) uscendo dall’Italia “secondo Renzi, Repubblica e Calabresi” finirebbero per abbonarsi a Novella 7000 piuttosto che leggere il bollettino di governo.
La fine della campagna referendaria non coincide con la fine dello sforzo profuso da coloro che hanno condotto la campagna per le strade e che nelle prossime ore sorveglieranno sulle operazioni di voto. A loro, il nostro più sentito ringraziamento.
L’Italia è il paese dell’immobilità sociale, ci racconta il rapporto Censis 2016. E lo è secondo una doppia frattura, che riguarda sia le condizioni socio-economiche che la condizione anagrafica, come fotografato da dati assolutamente impressionanti.
Domenica 4 dicembre 2016 si svolgeranno le consultazioni referendarie sul testo di riforma costituzionale promosso dal governo di Matteo Renzi. Qui tutte le istruzioni utili.
Per sostenere una riforma costituzionale (per di più di un terzo della Costituzione) bisognerebbe almeno conoscerla. Nei numerosi dibattiti e incontri di questi lunghi mesi di campagna referendaria abbiamo, invece, constatato il contrario.
Questa mattina abbiamo depositato un’interrogazione al Presidente del Consiglio sulla grave denuncia fatta ieri da un quotidiano circa l’uso dell’elisoccorso di turno dell’Aeronautica militare da parte del premier stesso per spostarsi durante la campagna elettorale.
La Corte Costituzionale non ha fatto altro che il proprio dovere, ed ecco perché la soluzione non stara nelle “grandi riforme” ma nell’approvazione di buone leggi, ben pensate e poi ben scritte, nel rispetto della Costituzione e in particolare di quanto previsto a tutela delle autonomie.
Per mesi i sostenitori della riforma ci hanno raccontato che il Senato non era e non poteva essere elettivo. E’ ancora non elettivo, eppure ci raccontano il contrario, smentendo l’idea che era alla base della riforma stessa.
Anche quest’anno, in occasione della “Giornata Internazionale sulla Disabilità”, tiriamo le somme di quanto è stato fatto, o meno, per migliorare le condizioni di vita di chi ha una disabilità.