QUADERNI
«Il fronte del No ha un piano post referendum?», ci chiedono su Twitter. Qui tutte le risposte.
Siete sicuri che l’aver esteso anche alla Costituzione l’insana abitudine tipica della politica di dire tutto e il contrario di tutto in base alla convenienza del momento non sia in effetti l’unico vero cambiamento visto finora?
Il ragionamento governativo che stava alla base di questa scelta è stato più e più volte esplicitato, anche da Maria Elena Boschi: «non stanno insieme un Senato eletto e un Senato che non vota né la fiducia, né il bilancio dello Stato».
Ieri sera, al termine dell’ennesima, lunga diretta Facebook da Palazzo Chigi, abbiamo visto il Presidente del consiglio usare quella che aveva annunciato essere una buona notizia, l’accordo con la famiglia Riva per il pagamento di oltre un miliardo di euro da destinare al risanamento di Taranto, per chiudere il suo monologo a favore del sì al referendum costituzionale. Ecco, ci permettiamo di far presente che può sembrare normale, ma non lo è.
Una per una, tutte le risposte alle bufale referendarie che sempre più circolano in queste ultime ore di campagna. Da utilizzare con gli amici all’aperitivo, ai banchetti, alle ultime iniziative che ci separano dal voto più atteso di questa stagione politica, e per il quale è necessario rimanere mobilitati fino all’ultimo secondo utile.
Beppe Sala dice che farebbe anche il senatore, ma non più di un giorno a settimana. E lo farebbe per portare a Roma le istanze di Milano. E tutti gli altri cittadini lombardi non valgono nulla?
Dice il Comitato del Sì che la riforma della pubblica amministrazione sia stata stoppata “dal veto di una sola Regione”. Falso. Per rispettare la Costituzione basterebbe conoscerla, rispettarla e finirla una buona volta di tentare di forzarla a proprio uso e consumo.
Rileviamo che alle volte il bicameralismo perfetto serve, e serve per rimediare a errori, dimenticanze, omissioni (non volute, ma spesso volute) compiute dalla classe politica. Il bicameralismo perfetto, in questo caso, agisce da vera e propria assicurazione istituzionale, superiore per definizione alle manchevolezze e alle bassezze della politica e dei partiti. E pensate come avrebbe potuto (non) risolversi questa vicenda se davvero — ma così non è, come abbiamo già avuto modo di spiegare — questa riforma portasse tutte le competenze sanitarie in capo allo Stato e a una sola camera legislativa.
L’economista Roberto Perotti è l’autore dell’ultima stima sui più probabili risparmi derivanti dalla riforma costituzionale. La nuova valutazione, pur discostandosi nei risultati da quella effettuata a tempo debito dalla Ragioneria di Stato costituisce un’altra smentita della vulgata, sostenuta in primis dagli esponenti del governo e dai sostenitori del Sì, secondo cui i risparmi si attesterebbero a 500 milioni di euro.
La catastrofe nel caso della vittoria del no al prossimo referendum è tutta farina di Renzi e gli Stati esteri non fanno che registrarne l’allarmismo. Basterebbe che l’attuale Presidente del Consiglio abbandonasse un secondo soltanto il proprio ego e garantisse responsabilmente di dare corso alla decisione che uscirà dalle urne senza provocare scossoni e garantendo gli impegni presi e facilitando qualsiasi evoluzione politica. E il Presidente del Consiglio è Renzi.
Il caso del Tribunale di Milano mostra proprio come le nostre preoccupazioni fossero legittime. Se un primo intervento del Tribunale di Roma aveva consentito la stepchild adoption, adesso i giudici milanesi concludono proprio all’opposto.
La tutela uniforme dei livelli essenziali delle prestazioni è un principio già sancito dalla Costituzione e per il quale lo Stato già ora può intervenire direttamente. Boschi e Lorenzin la smettano di strumentalizzare la sofferenza.