QUADERNI

Equi­ta­lia non scom­pa­re, ma cam­bia solo nome. Al nuo­vo ente, anzi, saran­no attri­bui­te ulte­rio­ri e più spe­ci­fi­ci pote­ri. La rot­ta­ma­zio­ne del­le car­tel­le è solo l’of­fer­ta spe­cia­le, sot­to for­ma di condono. 
Però han­no pau­ra, biso­gna capir­li. Ser­ve «com­pren­sio­ne», ha dichia­ra­to il pre­mier Ren­zi. «Di den­ti­fri­cio dal tubet­to ne è usci­to già parec­chio», gli ha fat­to eco Ber­sa­ni. E per­ciò si ren­de­reb­be neces­sa­rio «un taglian­do sui mec­ca­ni­smi dell’accoglienza». 
E’ di pochi gior­ni fa la noti­zia che in mol­ti teme­va­mo: il Mini­ste­ro dell’Ambiente ha auto­riz­za­to due com­pa­gnie petro­li­fe­re, gli austra­lia­ni del­la Glo­bal Petro­leum Limi­ted nell’Adriatico e gli ita­lia­ni del­la Schlum­ber­ger di Par­ma nel­lo Ionio, a effet­tua­re pro­spe­zio­ni su una vasta area mari­na tra Puglia, Basi­li­ca­ta e Cala­bria con la tec­ni­ca dell’airgun.
Gli sbar­chi di que­sti gior­ni ci rac­con­ta­no che un’e­mer­gen­za c’è, e non è det­ta­ta da dodi­ci don­ne e da otto bam­bi­ni, ma da mor­ti in mare sem­pre più nume­ro­si e da un siste­ma di acco­glien­za che si muo­ve anco­ra su logi­che emergenziali. 
Se una pub­bli­ca ammi­ni­stra­zio­ne si met­tes­se in testa la sov­ver­si­va idea di smet­te­re di paga­re bol­let­te ener­ge­ti­che sala­tis­si­me e di inve­sti­re quel­le stes­se risor­se in effi­cien­za ener­ge­ti­ca e fon­ti rin­no­va­bi­li, inve­ce di una stra­da spia­na­ta si tro­ve­reb­be di fron­te un cam­po minato. 
Sul­la ridu­zio­ne dei costi del­la poli­ti­ca c’è da un lato mol­ta atten­zio­ne a man­te­ne­re i pri­vi­le­gi e dall’altro mol­ta dema­go­gia. La dema­go­gia peg­gio­re ci sem­bra quel­la del Pre­mier che, come spes­so capi­ta, inter­vie­ne non a pro­po­si­to e par­la di paga­re i par­la­men­ta­ri “a cot­ti­mo”, in base alle sedu­te alle qua­li partecipano. 
Una nor­ma tran­si­to­ria pre­ve­de la non appli­ca­zio­ne del nuo­vo ripar­to di com­pe­ten­ze fra Sta­to e Regio­ni «fino alla revi­sio­ne dei rispet­ti­vi sta­tu­ti sul­la base di inte­se con le mede­si­me Regio­ni e Pro­vin­ce autonome». 
Secon­do i soste­ni­to­ri del «sì» fan­no ride­re i soste­ni­to­ri del «no». Che ovvia­men­te pia­ce­reb­be­ro tan­tis­si­mo ai soste­ni­to­ri del «sì» se solo votas­se­ro «sì». Stes­sa cosa var­reb­be alla rove­scia per alcu­ni soste­ni­to­ri del «sì» che sareb­be­ro ogget­to di dileg­gio se votas­se­ro «no».
Nel­lo scor­so fine set­ti­ma­na in Ita­lia sono spun­ta­ti i ban­chet­ti per la rac­col­ta del­le fir­me sul­la lega­liz­za­zio­ne dell can­na­bis. Gen­te di tut­te le età s’è mes­sa a infi­la­re tubi di pla­sti­ca per far­ne gaze­bo, sten­de­re ban­die­re, fer­ma­re volan­ti­ni dal ven­to e riem­pi­re modu­li. Nien­te di vir­tua­le: i nodi del social net­work era­no il mer­ca­to rio­na­le di Acer­ra, l’ingresso del­la metro­po­li­ta­na a Geno­va, un’enoteca a Mode­na, le piaz­ze del mer­ca­to come a Raven­na o le vie del­lo struscio. 
La con­trap­po­si­zio­ne tra rifor­mi­sti e con­ser­va­to­ri nel pros­si­mo refe­ren­dum sul­la rifor­ma costi­tu­zio­na­le Ren­zi — Boschi è un fal­so: qui c’è uno schie­ra­men­to inna­mo­ra­to del fetic­cio del cam­bia­men­to per il cam­bia­men­to da una par­te e chi inve­ce cre­de che sia meglio il nien­te (ora, così) piut­to­sto che un “peg­gio di niente”. 
Lo scor­so 11 otto­bre, la Came­ra dei Depu­ta­ti ha accol­to la nostra mozio­ne sul­le ini­zia­ti­ve a favo­re del Cor­po dei Vigi­li del Fuo­co, per il rin­no­vo dei con­trat­ti, l’a­de­gua­men­to con­tri­bu­ti­vo e retri­bu­ti­vo rispet­to agli altri Cor­pi a ordi­na­men­to civi­le del­lo Sta­to ita­lia­no, lo sboc­co del turn-over e soprat­tut­to la pro­ro­ga del­la sca­den­za (pre­vi­sta per il 31 dicem­bre 2016) di un con­cor­so a 814 posti del 2008 per il qua­le mol­ti ragaz­zi risul­ta­ti ido­nei anco­ra sperano. 
Nel 2016 in Ita­lia ci sono anco­ra don­ne che muo­io­no per­ché negli ospe­da­li si tro­va­no a non esse­re assi­sti­te ade­gua­ta­men­te a cau­sa dei medi­ci obiet­to­ri. Per­ché que­sto è il sen­so, se dob­bia­mo tro­var­ne uno, del­la ter­ri­bi­le sto­ria del­la don­na di 32 anni mor­ta a Cata­nia lo scor­so 16 ottobre.