QUADERNI

Scrit­to per rime­dia­re al disa­stro del­le obbli­ga­zio­ni secon­da­rie rifi­la­te a inve­sti­to­ri igna­ri, il decre­to ban­che appro­da­to in aula per la con­ver­sio­ne in real­tà con­tie­ne le enne­si­me misu­re a favo­re degli inte­res­si del­le banche. 
Par­ti­ti, asso­cia­zio­ni, sin­da­ca­ti, stu­den­ti, lavo­ra­to­ri, sem­pli­ci cit­ta­di­ni. Orga­niz­zia­mo assem­blee pub­bli­che, discu­tia­mo, sten­dia­mo una piat­ta­for­ma comu­ne ed il più pos­si­bi­le coin­vol­gen­te, al di là degli stec­ca­ti e degli inte­res­si particolari. 
Caro Pablo, alla vigi­lia del voto in Spa­gna che ci augu­ria­mo offra la pos­si­bi­li­tà di un cam­bia­men­to, ti scri­vo per chie­der­ti di affron­ta­re la sfi­da che ave­te lan­cia­to nel vostro pae­se anche a livel­lo europeo. 
E ora che suc­ce­de? sem­bra esse­re la doman­da del gior­no dopo. In ter­mi­ni di pro­ce­du­ra, la rispo­sta si tro­va nell’articolo 50 del Trat­ta­to di Lisbo­na. Ma il tema vero sarà la gestio­ne poli­ti­ca di que­sta cri­si dai con­tor­ni ine­di­ti e dagli esi­ti incerti. 
Non è più il tem­po dei distin­guo e di cer­ca­re ‘pia­ni B’, e nem­me­no biso­gna abban­do­nar­si alla pau­ra e allo scon­for­to. È il tem­po di una gran­de mobi­li­ta­zio­ne poli­ti­ca che coin­vol­ga diret­ta­men­te i cit­ta­di­ni. La nota del segre­ta­rio nazio­na­le di Pos­si­bi­le Pip­po Civati. 
In tan­tis­si­mi han­no vota­to ieri con­tro il gover­no e con­tro l’establishment, legan­do l’uscita dall’Ue a un più gene­ra­le riget­to del­le con­di­zio­ni eco­no­mi­che del paese. 
Bom­be e accor­di mili­ta­ri ita­lia­ni con­ti­nua­no a favo­ri­re regi­mi auto­ri­ta­ri e con­flit­ti, men­tre la tra­spa­ren­za è sem­pre più com­pro­mes­sa. Una situa­zio­ne inac­cet­ta­bi­le: Rete Disar­mo fa appel­lo al Par­la­men­to affin­ché ritor­ni ad occu­par­si del­l’ex­port mili­ta­re ita­lia­no per una rigo­ro­sa appli­ca­zio­ne del­la leg­ge 185/90.
La nuo­va leg­ge elet­to­ra­le, appro­va­ta tre­di­ci mesi fa ma non anco­ra appli­ca­bi­le e che nes­sun altro Sta­to – a dif­fe­ren­za di quan­to dice­va­no i suoi soler­ti soste­ni­to­ri – ci ha nel frat­tem­po copia­to, sem­bra già desti­na­ta al tramonto. 
Le cifre sono varia­bi­li tra otto e undi­ci. E cor­ri­spon­do­no ai siria­ni ucci­si dal­la guar­dia di fron­tie­ra tur­ca, nei gior­ni scor­si, men­tre cer­ca­va­no di attra­ver­sa­re il con­fi­ne. L’Osservatorio siria­no per i dirit­ti uma­ni ha docu­men­ta­to la mor­te di cir­ca 60 civi­li siria­ni, sem­pre per mano del­la guar­dia di fron­tie­ra tur­ca. Mar­te­dì sono inter­ve­nu­ta in com­mis­sio­ne LIBE per chie­de­re, anche alla luce di que­sti fat­ti, come si pos­sa rite­ne­re la Tur­chia un pae­se sicuro. 
Una pro­po­sta mol­to sem­pli­ce, ma dal poten­zia­le illi­mi­ta­to: invi­ta­re i rifu­gia­ti nel­le scuo­le a rac­con­ta­re la pro­pria sto­ria. L’e­spe­rien­za di San Minia­to Possibile. 
Nel 2016, han­no anco­ra sen­so i con­fi­ni? Come pos­sia­mo accet­ta­re que­sto rin­chiu­der­si nel­le pro­prie case, dopo che abbia­mo spe­ri­men­ta­to anni di cre­sci­ta e pro­spe­ri­tà in con­co­mi­tan­za con la cadu­ta del­le fron­tie­re, quan­do sia­mo sta­ti orgo­glio­si del­la nostra appar­te­nen­za ad una comu­ni­tà più ampia e voglio­si di acco­glie­re chi fug­gi­va da guer­re e miseria? 
La sen­sa­zio­ne è quin­di che si abbia già per­so tut­ti. Han­no per­so colo­ro che vole­va­no chie­der­si, e chie­de­re, se l’Europa non sia qual­co­sa di più che un modo per gover­ni o impre­se di fare qual­che sol­do aggiun­ti­vo, se non sia un idea­le cul­tu­ra­le che rispec­chia i sacri­fi­ci dei nostri avi e la voglia di costrui­re un mon­do con meno muri e con­fi­ni, per­ché con­sci che le gran­di sfi­de, come quel­la dell’inquinamento e del­le dise­gua­glian­ze, sono sfi­de globali. 
Lo scor­so mag­gio abbia­mo ade­ri­to ad “Un libro per acco­glie­re”, l’iniziativa lan­cia­ta, nel­la tra­smis­sio­ne tele­vi­si­va “Pane Quo­ti­dia­no”, da Con­ci­ta de Gre­go­rio in col­la­bo­ra­zio­ne con i cen­tri SPRAR, per la rac­col­ta e distri­bu­zio­ne di libri da desti­na­re ai migran­ti ospi­ti dei cen­tri di accoglienza. 
Pas­so dopo pas­so, ordi­nan­za dopo ordi­nan­za, il cam­po del­la sini­stra — con alcu­ne ecce­zio­ni — ha cedu­to alla peg­gio­re reto­ri­ca leghi­sta, natu­ral­men­te adot­tan­do toni gen­ti­li, cor­te­si e civi­li, ma sen­za il corag­gio di impor­re un pro­prio pen­sie­ro auto­no­mo. Era­no gli anni del­le ordi­nan­ze anti­ke­bab e anti­pho­ne-cen­ter, del­le inse­gne etni­che che non van­no bene, e di un sac­co di ame­ni­tà varie.