QUADERNI
Non chiediamo un’adesione di mera appartenenza o di identità: offriamo una tessera politica e elettorale in senso pieno. Per decidere insieme. Per far sentire la propria voce. Per cambiare le cose.
Mettendo in fila tutte le iniziative del governo, sembra che l’unico interesse dimostrabile e reale nel settore delle fonti rinnovabili sia, almeno fino ad ora, quello di affossarlo.
Possibile ha lasciato liberi i suoi comitati di decidere (anche attraverso votazioni, dove ce n’è stato bisogno), ha sostenuto coalizioni le più ampie possibili, non ha rivendicato a sé posizioni né ruoli, ha accettato candidature proposte da altri in un clima di totale collaborazione, non ha concesso opacità nel rapporto con il partito della nazione, non ha dovuto commissariare nessuno, come è capitato a molte altre forze politiche, e ha elaborato progetti partecipativi e aperti.
Pochi minuti fa la Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici ha pubblicato sul sito parlamento.it la delibera con cui comunica l’iscrizione di Possibile al registro dei partiti politici riconosciuti.
Di fronte ai numerosi quesiti referendari che circolano in queste ore, si apre una consultazione di tutti gli iscritti rispetto a un impegno attivo di Possibile.
Siamo da sempre realisti e pacifisti, il 25 aprile e ogni giorno. Ci eravamo proposti di organizzare una nostra presenza a Vipiteno per celebrare la Liberazione. Nella città di Alex Langer, a pochi passi dal Brennero, per costruire ponti e abbattere muri.
E’ arrivata in Aula la proposta di legge che dovrebbe dare attuazione al referendum del 2011, e invece ci troviamo di fronte a un testo che ne stravolge l’esito.
Quello che abbiamo fatto, raccontato, seminato assieme in queste settimane precedenti al referedum non ce lo toglie proprio nessuno.
«Siamo qua per festeggiare», risposero, «abbiamo vinto». «Avete vinto voi? », disse il signore. «E che cosa avreste vinto? Ho vinto io. E ora, di corsa, via da questa piazza e ritornate al lavoro, cafoni!».
Mentre il voto dei tredici milioni che hanno votato “Sì” a questo referendum non conterà nulla, quello di dieci milioni di elettori, espresso nel 2013 a favore della coalizione di centrosinistra, ha determinato l’attribuzione del premio di maggioranza. Basti pensare che il celebre 40% dei voti ottenuto alle elezioni europee dal Pd corrisponde a undici milioni di voti.
Per chi crede nella democrazia oltre 15 milioni di elettori (mentre scriviamo) sono un grande risultato. Era un quesito tecnico che è stato strumentalizzato soprattutto dal Governo, ma milioni di italiani hanno comunque reputato che non fosse ‘inutile’ e si sono mobilitati per raggiungere il quorum.
Probabilmente alle 23 avranno votato 15 milioni di persone. Il premier ha vinto le primarie con due milioni di voti, scalzando Letta e quando fece il famoso 40% alle europee erano 11 milioni. I suoi scherani che insultano gli elettori che sono andati a votare dovrebbero andare a nascondersi. Il ‘ciaone’ diventa un arrivederci a ottobre.
Perché le comunità siano autonome dal punto di vista energetico, perché le persone siano libere e si riconoscano nelle istituzioni repubblicane. Contro l’astensione, per la partecipazione delle persone.