QUADERNI

Per la pre­ci­sio­ne 95,14 miliar­di (nel 2018, fon­te Ocse) il prez­zo che paghia­mo per respi­ra­re un’a­ria di qua­li­tà sca­den­te, l’e­qui­va­len­te del 5,75% del Pil (quel­lo del 2018, ndr). Per l’Eu­ro­pa il costo sale ad un astro­no­mi­co valo­re di 600 miliar­di l’an­no, hai voglia a par­la­re di Green Deal euro­peo e Reco­ve­ry Fund (soprat­tut­to se nel pac­chet­to riguar­dan­te la mobi­li­tà soste­ni­bi­le inve­sti solo in alta velo­ci­tà o se la casel­la ”rifo­re­sta­zio­ne”, pur rima­nen­do, non pre­ve­de alcun fondo). 
Pro­prio que­sto inve­ce lo ho riscon­tra­to leg­gen­do le pro­po­ste di Pos­si­bi­le. Il fat­to che, ad esem­pio, la bat­ta­glia al cam­bia­men­to cli­ma­ti­co per Pos­si­bi­le sia una prio­ri­tà e non una postil­la che deb­ba esse­re aggiun­ta al pro­gram­ma poli­ti­co di default per­ché lo fan­no tut­ti e per­ché altri­men­ti si fa brut­ta figu­ra, per me è fondamentale. 
Le con­di­zio­ni dei migran­ti in Libia peg­gio­ra­no di gior­no in gior­no. Cen­ti­na­ia di don­ne e di uomi­ni soprav­vi­vo­no die­tro le sbar­re degli atro­ci cam­pi o per stra­da, ad esem­pio nel­la peri­co­lo­sa area di Tri­po­li. Mol­ti han­no bam­bi­ni pic­co­li. Tut­ti sono alla mer­cé di un Gover­no, quel­lo libi­co, che li con­si­de­ra esse­ri infe­rio­ri da uti­liz­za­re come for­za lavo­ro in un redi­vi­vo siste­ma eco­no­mi­co basa­to sul­la divi­sio­ne in raz­ze e sul­la ridu­zio­ne in schia­vi­tù degli ultimi. 
Non è sol­tan­to per ragio­ni eco­no­mi­che che è neces­sa­rio pro­ce­de­re all’incremento degli orga­ni­ci ispet­ti­vi dei tre enti, ben­sì per la tenu­ta del­lo Sta­to socia­le, per la dife­sa dei dirit­ti del­le lavo­ra­tri­ci e dei lavo­ra­to­ri, per la tute­la del­le impre­se sane, per il con­tra­sto all’illegalità, allo sfrut­ta­men­to e al lavo­ro nero: è in gio­co l’eguaglianza sostan­zia­le dei cittadini. 
E se non andre­mo da nes­su­na par­te, come com­men­ta­no i cini­ci e gli stra­te­ghi “con le pal­le”, avre­mo comun­que viag­gia­to attra­ver­so bat­ta­glie che tut­ti a paro­le con­di­vi­do­no ma che nes­su­no pra­ti­ca. Avre­mo visto sce­na­ri e pae­sag­gi sco­no­sciu­ti, avre­mo cer­ca­to di cam­bia­re un pez­zo di mon­do, il nostro. 
Le ade­sio­ni alla cam­pa­gna di tes­se­ra­men­to di Pos­si­bi­le sono par­ti­te di slan­cio. Insie­me alle iscri­zio­ni ci arri­va­no tan­ti mes­sag­gi ric­chi di bel­le paro­le nei nostri con­fron­ti e di sug­ge­ri­men­ti per que­stio­ni da appro­fon­di­re o rilanciare. 
Le paro­le con cui la pro­cu­ra egi­zia­na ha infan­ga­to la memo­ria di Giu­lio Rege­ni han­no fat­to male — aggiun­ge Bri­gno­ne — come ha fat­to male la con­se­gna del­la pri­ma del­le fre­ga­te ita­lia­ne ven­du­te all’E­git­to. In spre­gio a Giu­lio Rege­ni, in spre­gio a Patrick Zaki, in spre­gio ai dirit­ti uma­ni, che sono di tut­te e di tut­ti, che spet­ta a tut­te e tut­ti noi difen­de­re e rilanciare 
Come ormai da tra­di­zio­ne i nostri augu­ri di buon anno arri­va­no pre­sen­tan­do la nuo­va tes­se­ra e avvian­do la nuo­va cam­pa­gna di ade­sio­ni a Pos­si­bi­le. Chiu­dia­mo così insie­me un anno duris­si­mo per aprir­ne un altro pie­no di possibilità. 
Abbia­mo ini­zia­to il 2020 con l’Au­stra­lia in fiam­me, che dava segui­to ai roghi del­l’A­maz­zo­nia del 2019 (pro­se­gui­ti anche que­st’an­no), poi è inter­ve­nu­to pre­po­ten­te­men­te il Covid-19 ad occu­pa­re il cen­tro del dibat­ti­to poli­ti­co, e non pote­va esse­re altri­men­ti, insie­me alla pre­si­den­zia­li ame­ri­ca­ne. Nel frat­tem­po qual­che spi­ra­glio green si è aper­to quan­do è sta­to discus­so il Reco­ve­ry Fund, del come uti­liz­za­re que­ste risor­se e del­la dire­zio­ne che può dare all’e­co­no­mia e del­la sua ricon­ver­sio­ne. Un dibat­ti­to sci­vo­la­to trop­po velo­ce­men­te su chi deci­de come impie­ga­re le risor­se più che del meri­to fina­le del loro inve­sti­men­to (anche per usci­re dal tun­nel del­la ‘bonus economy’). 
E’ tut­to basa­to sull’emotività (le foto degli assem­bra­men­ti del­lo scor­so wee­kend han­no sop­pian­ta­to tout court gli inso­sti­tui­bi­li 21 cri­te­ri per colo­ra­re le regio­ni) in un con­ti­nuo gior­no del­la mar­mot­ta, sem­pre ugua­le, sem­pre con qual­co­sa da “sal­va­re” che non si sal­va mai, e con i dati sul­la leta­li­tà per milio­ne fra i più alti al mondo. 
Nel dibat­ti­to sul­la tran­si­zio­ne ener­ge­ti­ca, l’idrogeno è ormai da decen­ni un argo­men­to ricor­ren­te ma con­tro­ver­so. Già nel 2003 l’idrogeno veni­va cita­to come il car­bu­ran­te del futu­ro nien­te­me­no che dal Pre­si­den­te degli Sta­ti Uni­ti, ed è un pun­to car­di­ne dell’attuale pia­no di decar­bo­niz­za­zio­ne dell’economia del­la Com­mis­sio­ne Europea 
Secon­do Repub­bli­ca, l’avvocata Giu­lia Bon­gior­no, che difen­de l’ex mini­stro Sal­vi­ni nel pro­ces­so per il caso Gre­go­ret­ti, nel qua­le è impu­ta­to di seque­stro di per­so­na per aver ordi­na­to di trat­te­ne­re a bor­do di quel­la nave i nau­fra­ghi che vi era­no ospi­ta­ti, sarà fon­da­ta sul­la con­di­vi­sio­ne di quel­la deci­sio­ne con il gover­no inte­ro, com­po­sto da Movi­men­to 5 Stel­le e Lega, e in par­ti­co­la­re con l’allora pre­si­den­te del con­si­glio Giu­sep­pe Conte. 
I pesca­to­ri seque­stra­ti sono l’immagine più vivi­da ed ecla­tan­te del fal­li­men­to del­la poli­ti­ca ita­lia­na in Libia. Il loro ritor­no a casa — che ci augu­ria­mo pos­sa avve­ni­re al più pre­sto — deve esse­re il pri­mo pas­so per cambiarla. 
Dopo lun­ghi mesi di dichia­ra­zio­ni in cui la patri­mo­nia­le è sta­ta cita­ta sol­tan­to come se fos­se il “babau” (e solo, quin­di, per negar­ne l’urgenza e l’utilità) è sta­ta pre­sen­ta­ta alla Came­ra una pro­po­sta di leg­ge per l’introduzione di una tas­sa per i super ric­chi. I fir­ma­ta­ri del testo, appar­te­nen­ti ai grup­pi di Pd e Leu, la defi­ni­sco­no “impo­sta sul patri­mo­nio”, ovve­ro sul­la “ric­chez­za net­ta supe­rio­re a 500 mila euro”.