QUADERNI
Da sempre abbiamo deciso che il nostro partito dovesse battersi al fianco delle persone trans* in quella che è una sfida di civiltà: il riconoscimento di tutti i corpi, le identità, i generi per la piena autodeterminazione di tutte, tutti, tutt*.
Nei prossimi giorni sapremo se il suo ricorso verrà accolto. Nel frattempo, sono già passati mesi. Non si tratta di raddrizzare un torto: per quello è già troppo tardi. Si tratta di non continuare in un’ingiustizia e, per tutti e tutte noi, di scegliere di non voltarci dall’altra parte.
Il dossier “Mal’aria di città” di gennaio 2020 di Legambiente spiega che nei centri urbani “il contributo predominante arriva dalle polveri di origine secondaria”, ovvero quelle formatesi a partire da gas precursori “che dipendono principalmente da settori quali agricoltura e traffico”.
La situazione è ingravescente, eppure siamo nella fase iniziale di quello che, se non possiamo certo definire tsunami, è però un’onda lunga che sale di cui non vediamo la fine, in cui galleggiamo sperando di non essere sommersi, per condurre a riva quanti più malati possibile (ma tanti non ce la fanno con evidente nostra impotenza) e anche noi stessi.
L’Italia, secondo la Corte di Giustizia UE, ha violato in modo sistematico i valori comunitari per il controllo della qualità dell’aria nelle città. È iniziata così la seconda fase della procedura di infrazione nei confronti del nostro Paese, iniziata nel 2014.
Dagli inizi di maggio 2020 alcune iscritte ed iscritti del Comitato Firenze Possibile Piero Calamandrei collaborano attivamente alla iniziativa coordinata da Firenze Città Aperta chiamata “SpesaSOSspesa” per il quartiere 5.
La situazione oggi appare totalmente fuori controllo, gli ospedali che dovevano garantire le prestazioni non-Covid sono attualmente impegnati a combattere focolai Covid. Gli ospedali che all’emergenza sono stati dedicati invece sono pieni e i posti in Terapia Intensiva e sub-intensiva sono terminati.
Mentre la discussione pubblica si avvita in discorsi relativi alla cromia via via assegnata alle Regioni, mentre si continua giustamente a parlare del trasporto pubblico, mentre ci si continua a interrogare su quale sia la strategia migliore per contenere i contagi in estenuanti dibattiti televisivi, il virus continua a diffondersi e non lo fa solo tra la popolazione in libera circolazione ma come logico, senza sconti, anche nei luoghi di lavoro. Anche e — diremmo, ironicamente amareggiati — persino tra i lavoratori della Grande Distribuzione.
Quando parliamo di salute non possiamo tenere conto solo di quella fisica, come se la persona finisse lì e non ci fosse invece un virus altrettanto pericoloso che sta minando silenziosamente l’equilibrio emotivo e psicologico dei più giovani, soprattutto dei piccolissimi di cui, adesso come a marzo, non si parla mai.
Purtroppo è arrivato il momento di prendere atto che la classe dirigente che ci amministra ha preferito tessere relazioni di interesse con i pochi che detengono piccoli potentati sparsi, in nome di un non meglio definito mantenimento dello status quo. Hanno scelto di difendere interessi privati sacrificando la cosa pubblica: i molti, che non hanno potere ma che sono una loro precisa responsabilità e che, in fondo, stanno chiedendo solo di essere governati.
Purtroppo è arrivato il momento di prendere atto che la classe dirigente che ci amministra ha preferito tessere relazioni di interesse con i pochi che detengono piccoli potentati sparsi, in nome di un non meglio definito mantenimento dello status quo. Hanno scelto di difendere interessi privati sacrificando la cosa pubblica: i molti, che non hanno potere ma che sono una loro precisa responsabilità e che, in fondo, stanno chiedendo solo di essere governati.
Il grande errore della politica fossile è quello di prendere decisioni come se ogni volta si trattasse di scegliere tra salute ed economia, tra salute e lavoro (o reddito): una contraddizione che la pandemia sta rendendo ancora più drammatica, ma che abbiamo visto all’opera da anni
È il momento di ribadire l’urgenza di prendere al più presto queste misure: di assumere personale, di investire sul digitale, sul tracciamento e – non ci stancheremo mai di dirlo – sui tamponi, riprendendo quel “Piano Crisanti” che era stato annunciato e mai davvero preso in considerazione.
I nostri punti programmatici principali e le relative voci di spesa, per la realizzazione di un sistema sanitario pubblico che risponda rapidamente ai bisogni della popolazione. Perché non c’è più un minuto da perdere.
Dobbiamo anche subire il silenzio delle organizzazioni sindacali confederali di settore, il silenzio della politica, il silenzio dei media e non solo durante questa pandemia, il silenzio sulla grande distribuzione è una grandissima conquista di una tra le lobby più forti nel nostro paese e allora giunti allo stremo sfruttiamo questa occasione per chiedervi di aiutarci a rompere questo silenzio che ci condanna da anni alla trasparenza.
Anche quest’anno siamo pronti a partire con questa complicata edizione dei Pacchi delle Terre Resistenti, a sostegno dei produttori colpiti dal sisma del 2016: due tipologie di pacchi, uno vegetariano e uno “onnivoro”, acquistabili a 60 euro (spese di spedizione comprese) scrivendo a terreresistenti@gmail.com.