QUADERNI

Non è più tem­po del­le rispo­ste gene­ri­che e dei libri dei sogni a cui ci ha abi­tua­ti in que­sti mesi la Mini­stra Azzo­li­na.  L’emergenza edu­ca­ti­va pre­ten­de rispo­ste con­cre­te e pun­tua­li, noi non ci stan­che­re­mo di chiederle. 
Non so se il fat­to di far vota­re miglia­ia di cit­ta­di­ni fuo­ri sede potreb­be spo­sta­re l’ago del­la bilan­cia e le sor­ti poli­ti­che e socia­li dell’Italia, ma sono con­vin­ta che a par­ti­re dal gior­no suc­ces­si­vo alle ele­zio­ni ver­reb­be­ro abbat­tu­te mol­tis­si­me cre­den­ze cri­stal­liz­za­te sui gio­va­ni. Una su tut­ti, che non andia­mo a vota­re per­ché sia­mo disinteressati. 
Set­te anni fa, Giu­sep­pe Civa­ti inter­ve­ni­va alla Came­ra per riba­di­re che una nor­ma con­tro l’odio altro non è che una nor­ma di civi­li­tà, un atto di corag­gio e di rispet­to ver­so una comu­ni­tà, quel­la LGBTQI+ che vie­ne igno­ra­ta e che vive nel­la pau­ra di esse­re attac­ca­ta, minac­cia­ta, aggre­di­ta per la sola “col­pa” di voler esse­re liber* e orgoglios*. 
La lega­liz­za­zio­ne del­la can­na­bis, al di là di ogni ipo­cri­sia, oltre a dare cer­tez­ze ai cit­ta­di­ni, demo­li­reb­be il flo­ri­do mer­ca­to ille­ga­le, spi­na dor­sa­le del­la cri­mi­na­li­tà orga­niz­za­ta, svuo­tan­do le car­ce­ri da per­so­ne che, a tut­to voler con­ce­de­re, han­no solo biso­gno di una mano. 
Mario Car­mi­ne Paciol­la ave­va 33 anni, era volon­ta­rio a San Vicen­te del Caguán con un’or­ga­niz­za­zio­ne Onu ed è mor­to in Colom­bia in cir­co­stan­ze da chia­ri­re. Non si sen­ti­va al sicu­ro, lo ave­va con­fi­da­to alla fami­glia, e ave­va già pre­so il bigliet­to per tor­na­re a casa. Non è riu­sci­to a par­ti­re con il suo aereo: inve­ce, il 15 luglio, alle 19.40 ora ita­lia­na, è sta­ta data noti­zia alla fami­glia del­la sua mor­te. Il suo cor­po è sta­to tro­va­to in una situa­zio­ne rico­strui­ta come sui­ci­dio per impic­ca­gio­ne, ma ci sareb­be­ro ele­men­ti che smen­ti­sco­no que­sta ver­sio­ne dei fatti. 
Quan­do si par­la di “fer­ma­re gli sbar­chi” mesco­lan­do le car­te con l’accoglienza, e ancor peg­gio con la pan­de­mia, si è pro­ba­bil­men­te raz­zi­sti (asin­to­ma­ti­ci, per cari­tà, ma il test è sem­pre lo stes­so: leg­ge­rem­mo le stes­se cose se i pro­fu­ghi fos­se­ro bion­di nor­ve­ge­si?) e altret­tan­to pro­ba­bil­men­te in mala fede. 
Non ci stan­che­re­mo mai di dir­lo: per allon­ta­na­re Sal­vi­ni dal gover­no biso­gna pri­ma di tut­to allon­ta­na­re le sue poli­ti­che. I decre­ti sicu­rez­za, cer­ta­men­te, ma anche l’in­te­ra disci­pli­na del­la gestio­ni del­le migra­zio­ni a par­ti­re dal­la Bos­si-Fini e, ovvia­men­te, le poli­ti­che che ine­vi­ta­bil­men­te com­por­ta­no gra­vi vio­la­zio­ni dei dirit­ti uma­ni, come lo scel­le­ra­to memo­ran­dum con la Libia volu­to dal mini­stro Minniti. 
Il ritro­va­men­to del #cC6O4, nei poz­zi del comu­ne di Mon­te­ca­stel­lo, ven­ti chi­lo­me­tri più a val­le del­l’im­pian­to, è la dimo­stra­zio­ne che i siste­mi mes­si in atto sino­ra non garan­ti­sco­no da ulte­rio­ri inqui­na­men­ti. Sol­vay non può scap­pa­re dal­la pro­prie responsabilità. 
300 milio­ni le per­so­ne che vivo­no in aree a rischio, minac­cia­te da inon­da­zio­ni e dal­l’in­nal­za­men­to del livel­lo del mare, il tri­plo rispet­to alle pre­ce­den­ti pre­vi­sio­ni. Sta­vol­ta l’o­riz­zon­te tem­po­ra­le è anco­ra più rav­vi­ci­na­to: 2050. Cioè fra 30 anni, in tut­ti gli sce­na­ri pos­si­bi­li, per Vene­zia non ci sarà scampo 
Dare un toc­co di colo­re ai pro­pri arti­co­li, oltre a scre­di­ta la pro­fes­sio­na­li­tà del gior­na­li­sta, ali­men­ta anco­ra di più l’imperante cul­tu­ra del­lo stu­pro e del maschi­li­smo in Ita­lia, «un pae­se – come ha spie­ga­to Miche­la Mur­gia — dove il con­sen­so fem­mi­ni­le nel­le rela­zio­ni e nei con­te­sti socia­li non è con­si­de­ra­to rilevante». 
Ora vie­ne da chie­der­si quan­to a lun­go il gover­no Con­te bis — gui­da­to, oltre che dal M5S, da PD e LEU — avreb­be anco­ra atte­so pri­ma di eli­mi­na­re una pale­se discri­mi­na­zio­ne. E quan­to atten­de­rà anco­ra pri­ma di inter­ve­ni­re sui decre­ti sicu­rez­za (abo­len­do­li, auspi­chia­mo), men­tre in ragio­ne di que­sti alcu­ne per­so­ne con­ti­nua­no a subi­re discri­mi­na­zio­ni. Dob­bia­mo atten­de­re la Cor­te costi­tu­zio­na­le anche per il resto? 
Si deve “tra­sfor­ma­re l’emergenza in un’opportunità”: era­no pas­sa­te poche ore dal­la chiu­su­ra del­le scuo­le, quan­do la Mini­stra dell’Istruzione, nel­la sua pri­ma dichia­ra­zio­ne dopo il loc­k­do­wn, pro­nun­cia­va que­ste paro­le. L’opportunità cui allu­de­va Lucia Azzo­li­na era la pos­si­bi­li­tà di appro­fit­ta­re dell’emergenza per acce­le­ra­re il pro­ces­so di “inno­va­zio­ne” tec­no­lo­gi­ca su cui si è costrui­ta mol­ta del­la reto­ri­ca “rifor­mi­sta” degli ulti­mi anni di chiac­chie­re e pes­si­ma poli­ti­ca sul­la (pel­le del­la) scuola. 
Gene­ri­ci “con­trol­li” non ser­vi­ran­no a nien­te per evi­ta­re che la cri­mi­na­li­tà orga­niz­za­ta, ben siste­ma­ta anche nel pro­dut­ti­vo Nord di Bonac­ci­ni, Zaia e Fon­ta­na, nel­le azien­de e nei comu­ni, fac­cia man bas­sa di appal­ti sen­za gara. Per­ché que­sto suc­ce­de­rà, e lo san­no tutti. 
Sem­bra esser­si ormai cri­stal­liz­za­to qual­co­sa di simi­le a un pro­to­col­lo. Un pro­to­col­lo, a dir­la tut­ta, al qua­le ci sia­mo ormai più o meno abi­tua­ti dal momen­to in cui si è inse­dia­to il gover­no Con­te. Il pri­mo gover­no Con­te, per la pre­ci­sio­ne. Anche a quei tem­pi, infat­ti, la lar­ghis­si­ma par­te del­le ope­ra­zio­ni di “bloc­co” degli sbar­chi dal­le Ong si risol­ve­va così: gior­ni in mare, situa­zio­ni cri­ti­che a bor­do, situa­zio­ni sem­pre più tese fin­ché, anche allo­ra, le per­so­ne veni­va­no fat­te sbarcare.