QUADERNI

La nostra pro­po­sta nasce dall’urgenza di tor­na­re a scuo­la, di rimet­ter­la al cen­tro del­la visio­ne di Pae­se. Occor­re ribal­ta­re la pro­spet­ti­va del ragio­na­men­to poli­ti­co in favo­re di scuo­la e gio­va­ni, non è più accet­ta­bi­le che sia­no temi pun­tual­men­te sacri­fi­ca­ti di fron­te a ogni tipo di esigenza. 
Dal 9 mar­zo scor­so, a cau­sa del­la ter­ri­bi­le pan­de­mia, è acca­du­ta una cosa per alcu­ni di noi auti­sti­ci, inspe­ra­ta: il loc­k­do­wn ha improv­vi­sa­men­te reso il mon­do a nostra misu­ra. Il distan­zia­men­to socia­le, il bas­sis­si­mo impat­to sen­so­ria­le dovu­to al fer­mar­si del­le auto­mo­bi­li, dei rumo­ri, la dimi­nu­zio­ne del­lo stress emo­ti­vo-socia­le, ci ha fat­to sen­ti­re final­men­te “a casa” dav­ve­ro. Per la pri­ma vol­ta le per­so­ne neu­ro­ti­pi­che han­no spe­ri­men­ta­to il nostro modo di vive­re e, come si è visto, non è sta­to facile. 
Per noi c’è biso­gno di ini­zia­re a lavo­ra­re già da ora a modi di par­te­ci­pa­zio­ne a distan­za, come ne esi­sto­no in deci­ne di altri pae­si, per non per­de­re quei pochi rima­su­gli di fidu­cia nei con­fron­ti di figu­re sem­pre più distac­ca­te dal­la rap­pre­sen­tan­za dei ter­ri­to­ri e del­le per­so­ne. Anzi, può diven­ta­re un’occasione per rilan­cia­re una par­te­ci­pa­zio­ne anche mag­gio­re alla vita poli­ti­ca, da par­te di colo­ro che negli anni sono rima­sti taglia­ti fuo­ri dal­le ele­zio­ni a cau­sa di leg­gi pen­sa­te per ridur­re la par­te­ci­pa­zio­ne, anzi­ché inco­rag­giar­la, por­tan­do a for­ze poli­ti­che sem­pre più distan­ti dal­la società. 
Dedi­chia­mo il nostro Pri­de Month a ogni lot­ta con­tro l’oppressione, con­tro un siste­ma che pro­muo­ve odio e supre­ma­zia e che non rispet­ta liber­tà, dirit­ti e ugua­glian­za. Per que­sti moti­vi ci unia­mo alla soli­da­rie­tà ver­so le nostre sorel­le e i nostri fra­tel­li afroa­me­ri­ca­ni, la loro lot­ta è la nostra lotta. 
Inte­res­si eco­no­mi­ci, inte­res­si socia­li e inte­res­si ambien­ta­li sono i tre pila­stri su cui costrui­re una socie­tà soste­ni­bi­le. La soste­ni­bi­li­tà si rea­liz­ze­rà solo se que­sti tre para­me­tri avran­no ugua­le digni­tà e impor­tan­za in tut­te le deci­sio­ni. Nell’esatto momen­to in cui uno dei tre para­me­tri acqui­ste­rà mag­gio­re impor­tan­za rispet­to agli altri il siste­ma pre­ci­pi­te­rà nuo­va­men­te. Dare ugua­le digni­tà agli inte­res­si eco­no­mi­ci, socia­li e ambien­ta­li, tene­re insie­me la giu­sti­zia socia­le e quel­la cli­ma­ti­ca, è la rivo­lu­zio­ne che dob­bia­mo fare, sen­za nes­sun ten­ten­na­men­to. La rivo­lu­zio­ne dell’uguaglianza non può aspettare. 
Oggi sono 120 i gior­ni di deten­zio­ne di Patrick Zaky, ora nel car­ce­re di Tora in Egit­to dove si muo­re di Covid-19. Il pri­mo giu­gno la deten­zio­ne pre­ven­ti­va è sta­ta rin­no­va­ta in auto­ma­ti­co, sen­za la pre­sen­za dei suoi avvo­ca­ti, dopo nume­ro­se sospen­sio­ni del­l’u­dien­za a cau­sa del virus. 
Rilan­cia­mo nuo­va­men­te la richie­sta di Rete disar­mo che il gover­no rife­ri­sca sul­le auto­riz­za­zio­ni e che sospen­da le trat­ta­ti­ve in cor­so fino a che non sarà rag­giun­ta la pie­na col­la­bo­ra­zio­ne per otte­ne­re veri­tà per Giu­lio Rege­ni. È inac­cet­ta­bi­le, di fron­te a que­stio­ni tan­to gra­vi e alla minac­cia alla stes­sa soprav­vi­ven­za di Patrick e di tan­ti e tan­te come lui, che la sospen­sio­ne del Con­si­glio dei Mini­stri si risol­va con un nul­la di fat­to o con poche righe di eser­ci­zio reto­ri­co a mar­gi­ne del via libe­ra alla “com­mes­sa del secolo”. 
Da quan­do Vučić, ex mini­stro del­l’in­for­ma­zio­ne del gover­no Miloše­vić, è al pote­re (8 anni) la Free­dom Hou­se ha declas­sa­to la Ser­bia da demo­cra­zia a regi­me ibri­do. Al 93-esi­mo posto per liber­tà di stam­pa. L’in­di­pen­den­za del­le isti­tu­zio­ni scien­ti­fi­che è in pericolo 
Rosan­na, da tut­te le sue dif­fi­col­tà, del suo esse­re don­na e disa­bi­le, è ripar­ti­ta per rina­sce­re, ha fat­to dei suoi limi­ti una for­za, affet­ta da un ine­sau­ri­bi­le vizio di vive­re, quel­lo che vor­rem­mo acca­des­se per Geno­va, per quel­lo che ha vis­su­to e sta viven­do. Geno­va che sa lot­ta­re e si sa rial­za­re, facen­do­si comunità. 
Non è una richie­sta nuo­va, ma è diven­ta­ta anco­ra più urgen­te e neces­sa­ria dopo che abbia­mo cono­sciu­to il mon­do duran­te il loc­k­do­wn. Bam­bi­ni e bam­bi­ne, ragaz­ze e ragaz­zi devo­no esse­re la nostra prio­ri­tà, sot­to ogni pun­to di vista. 
Nei gior­ni scor­si, dopo la media­zio­ne del Pre­si­den­te del Con­si­glio Con­te per evi­ta­re che in Sena­to si con­su­mas­se lo scon­tro tra for­ze di mag­gio­ran­za sul Decre­to Scuo­la, si sono sus­se­gui­te una serie di pro­po­ste che nul­la aggiun­go­no e nul­la risol­vo­no rispet­to all’emergenza edu­ca­ti­va che è già in atto e che a set­tem­bre sarà dram­ma­ti­ca­men­te sot­to gli occhi di tutti. 
Men­tre tut­to il mon­do sta veden­do e rive­den­do, con orro­re, il video nel qua­le un poli­ziot­to di Min­nea­po­lis sof­fo­ca con un ginoc­chio un nero di nome Geor­ge Floyd, incu­ran­te del­le sue invo­ca­zio­ni, Nel­lo Sca­vo su Avve­ni­re rac­con­ta del­la con­dan­na di tre tor­tu­ra­to­ri al sol­do del­la Guar­dia Costie­ra libi­ca e di una nuo­va stra­ge di migran­ti, assas­si­na­ti dai loro car­ce­rie­ri, men­tre la guer­ra fra le oppo­ste fazio­ni libi­che si fa sem­pre più sanguinosa. 
Solo intra­pren­den­do que­sta stra­da pos­sia­mo ren­de­re uti­le lo smart wor­king per i lavo­ra­to­ri e l’intera socie­tà. In que­sta pri­ma fase occor­re ave­re la capa­ci­tà di costrui­re e svi­lup­pa­re un model­lo lavo­ra­ti­vo che si adat­ti ai lavo­ra­to­ri e non il con­tra­rio! È neces­sa­rio agi­re subi­to, in que­sto momen­to, non a cri­si fini­ta. Biso­gna rego­la­men­ta­re ora per assi­cu­ra­re i dirit­ti ai lavo­ra­to­ri che a emer­gen­za fini­ta con­ti­nue­ran­no a lavo­ra­re con que­sta modalità.