QUADERNI

Nell’attesa, una cosa è cer­ta: anche per il rien­tro a scuo­la, come chie­dia­mo da set­ti­ma­ne per tut­to il resto, non si potrà pre­scin­de­re da un uso capil­la­re dei tam­po­ni per testa­re le per­so­ne e iso­la­re quel­le posi­ti­ve al Coro­na­vi­rus. Sono indi­spen­sa­bi­li, soprat­tut­to alla luce del fat­to che ria­pri­re le scuo­le signi­fi­che­rà movi­men­ta­re ogni gior­no dodi­ci milio­ni di per­so­ne, tra stu­den­ti, per­so­na­le e famiglie. 
Il rap­por­to IPBES ha valu­ta­to i cam­bia­men­ti avve­nu­ti negli ulti­mi 50 anni, for­nen­do un qua­dro com­ple­to del­le rela­zio­ni che inter­cor­ro­no tra le vie segui­te dal­lo svi­lup­po eco­no­mi­co e il loro impat­to sul­la natu­ra: è negli ulti­mi 50 anni che la velo­ci­tà dei cam­bia­men­ti glo­ba­li in natu­ra è sen­za precedenti. 
Pen­sia­mo che que­sto Pri­mo Mag­gio ci deb­ba ser­vi­re per con­ti­nua­re la vec­chia lot­ta, per­ché è sta­to chia­ro che da que­sta qua­ran­te­na ne usci­ran­no, acciac­ca­te ma non distrut­te, dal pun­to di vista lavo­ra­ti­vo ed eco­no­mi­co, solo quel­le per­so­ne che han­no potu­to far vale­re dirit­ti con­trat­tua­li solidi. 
Lo han­no nota­to in mol­ti dopo l’ultima con­fe­ren­za stam­pa del Pre­si­den­te del Con­si­glio: bam­bi­ni e bam­bi­ne, ragaz­zi e ragaz­ze, sono scom­par­si dall’orizzonte del Gover­no per mesi. Sem­pre uti­li quan­do si trat­ta di fare un po’ di reto­ri­ca sul “futu­ro del Pae­se”, spa­ri­sco­no quan­do si ren­do­no neces­sa­rie com­ples­si­tà e atten­zio­ne per affron­ta­re la loro situa­zio­ne in modo incisivo. 
Lo scri­ve­va­mo ieri: anche se sono sta­ti fat­ti dei pas­si avan­ti in que­ste set­ti­ma­ne, ci arri­va­no anco­ra tan­te, trop­pe segna­la­zio­ni dell’impossibilità di fare #icaz­zo­di­tam­po­ni.
Abbia­mo già per­so tan­te, trop­pe occa­sio­ni in pas­sa­to. E ades­so è arri­va­to il momen­to, non più riman­da­bi­le, di coglie­re l’occasione di que­sta cri­si per ripen­sa­re com­ple­ta­men­te il siste­ma di wel­fa­re nel nostro pae­se, dan­neg­gia­to e depo­ten­zia­to da decen­ni di finan­zia­men­ti a fon­do per­du­to ad un set­to­re pri­va­to, per sua defi­ni­zio­ne com­ple­ta­men­te pro­fit­to-rife­ri­to, che capi­ta­liz­za dena­ro e non ren­de pos­si­bi­le l’erogazione di ser­vi­zi adeguati. 
La pan­de­mia, che ci obbli­ga a sta­re in casa e non scen­de­re in piaz­za, non ci fer­ma e soprat­tut­to ci aiu­ta ad imma­gi­na­re il futu­ro, maga­ri impa­ran­do a non com­met­te­re gli stes­si erro­ri del pas­sa­to. Un pas­sa­to che non è poi mol­to lontano. 
Non basta limi­ta­re l’emersione, a tem­po, ai set­to­ri che ci fan­no più como­do, quel­li agri­co­li, quel­li dove sono sta­ti più facil­men­te sfrut­ta­ti ma che ci ser­vo­no per ave­re frut­ta ver­du­ra in tavo­la, per poi riman­dar­li nel limbo. 
E il 2020, che anno sarà? Rimar­rà solo l’an­no del­la gran­de pan­de­mia, del­la cri­si sani­ta­ria ed eco­no­mi­ca, o sarà l’oc­ca­sio­ne di ripen­sa­re il modo di pro­dur­re, con­su­ma­re e vive­re in un Pia­ne­ta limi­ta­to ed estre­ma­men­te fra­gi­le (alme­no quan­to lo sia­mo noi)? 
Pen­sia­mo pri­ma a ciò che acca­drà dopo. Discu­tia­mo­ne ora per pre­pa­rar­ci a ciò che suc­ce­de­rà nei pros­si­mi mesi e nei pros­si­mi anni. La pan­de­mia, le disu­gua­glian­ze, i cam­bia­men­ti cli­ma­ti­ci, la fra­gi­li­tà di un siste­ma ingiu­sto e sba­glia­to, che deve cambiare. 
Lo spi­ri­to del decre­to è que­sto: una vol­ta sal­va­ti i pro­fit­ti, le per­so­ne potran­no rien­tra­re nel­la clan­de­sti­ni­tà e potran­no esse­re nuo­va­men­te spe­di­te da dove sono arri­va­te. Chi se ne fre­ga del­la vita alla qua­le li con­dan­ne­re­mo. Addio, e gra­zie per tut­ta la frutta. 
Il Decre­to Liqui­di­tà, recen­te­men­te vara­to dal gover­no, pre­ve­de la pos­si­bi­li­tà di otte­ne­re la sospen­sio­ne del­le rate del mutuo pri­ma casa per tut­ti e, per le impre­se, di rin­via­re i paga­men­ti fisca­li, ma nul­la dice riguar­do la sospen­sio­ne dei pia­ni omo­lo­ga­ti nell’ambito del­la com­po­si­zio­ne del­la cri­si da sovrain­de­bi­ta­men­to, cioè di quei pia­ni ratea­li che i debi­to­ri devo­no rispet­ta­re per un buon esi­to del­la loro procedura. 
L’e­spe­rien­za del­l’E­sa­me di Sta­to, che è sem­pre sta­ta tra­man­da­ta per gene­ra­zio­ni, si bloc­ca nel 2020, e noi sare­mo per sem­pre ricor­da­ti come “i matu­ran­di ai tem­pi covid-19”. Ci sono da por­re alcu­ne doman­de alla Mini­stra Azzo­li­na per­chè per noi matu­ran­di e per i docen­ti, que­sti sono tem­pi difficili.