QUADERNI

L’emergenza sani­ta­ria sta col­pen­do tut­ti ma non col­pi­sce tut­ti allo stes­so modo. In una socie­tà dise­gua­le, dise­gua­li sono anche gli effet­ti del loc­k­do­wn sul­la vita eco­no­mi­ca e socia­le del­le per­so­ne. Nono­stan­te le paro­le del mini­stro Gual­tie­ri – “Gior­ni dif­fi­ci­li, non voglia­mo lascia­re indie­tro nes­su­no” – ci sono mol­te tipo­lo­gie di lavo­ra­to­ri rima­sti sco­per­ti, sen­za una rete pro­tet­ti­va, dai DPCM dei gior­ni scor­si e dal ‘Cura Italia’. 
Le moti­va­zio­ni, indi­ca­te nel­le pre­mes­se, sono con­fu­se e con­trad­dit­to­rie. Non si com­pren­de, infat­ti, se il prov­ve­di­men­to vie­ne — for­mal­men­te: sia chia­ro — adot­ta­to per tute­la­re la salu­te dei nau­fra­ghi o dei cit­ta­di­ni italiani. 
Ci augu­ria­mo di ave­re rispo­ste con­cre­te nei pros­si­mi gior­ni, per­ché per ora, con il dimez­za­men­to dispo­sto dal MEF dei posti resi dispo­ni­bi­li da Quo­ta 100, lo slit­ta­men­to dell’aggiornamento del­le gra­dua­to­rie di Isti­tu­to e il bloc­co dei con­cor­si, i segna­li non sono incoraggianti. 
L’emergenza sani­ta­ria, lo sap­pia­mo, ha mes­so in ginoc­chio le strut­tu­re ospe­da­lie­re del Pae­se. E a quan­to pare, crea­to un ali­bi per­fet­to per pro­va­re a dare un col­po ben asse­sta­to al dirit­to di abor­ti­re, che già negli ospe­da­li d’Italia non gode di gran­de appro­va­zio­ne viste le per­cen­tua­li ter­ri­fi­can­ti di medi­ci obiet­to­ri che si regi­stra­no da Nord a Sud. 
For­se que­sto è un nuo­vo perio­do di tran­si­zio­ne e tra poco rag­giun­ge­re­mo un equi­li­bro ma il caos pre­sen­te ha mes­so a nudo mol­te pro­ble­ma­ti­che irri­sol­te diven­ta­te ormai ende­mi­che. La fra­gi­li­tà di mol­tis­si­me fami­glie ver­so le qua­li la scuo­la non rie­sce ad esse­re inclu­si­va, la pre­ca­rie­tà di mol­ti lavo­ra­to­ri, una didat­ti­ca pie­ga­ta alle esi­gen­ze del­la buro­cra­zia, la pro­fes­sio­ne del docen­te scre­di­ta­ta e umiliata. 
Il ces­sa­te il fuo­co in suo­lo libi­co appa­re lon­ta­no dall’avverarsi se la comu­ni­tà inter­na­zio­na­le – ed euro­pea in par­ti­co­la­re – non sono in gra­do di garan­ti­re il rispet­to dell’embargo di armi né una tre­gua, sep­pur tem­po­ra­nea, dal conflitto. 
Rilan­cia­mo gli appel­li a mani­fe­sta­re attra­ver­so un len­zuo­lo bian­co o un car­tel­lo il pro­prio soste­gno alla #salu­te­per­tut­tie­tut­te il 7 apri­le: per una sani­tà pub­bli­ca ade­gua­ta­men­te finan­zia­ta e in gra­do di assi­ste­re tut­te e tut­ti, sen­za discri­mi­na­zio­ni di sorta. 
Pen­sia­mo che le ingen­ti risor­se che devo­no esse­re mes­se a dispo­si­zio­ne sia uti­le usar­le per rimet­te­re in pie­di il siste­ma eco­no­mi­co che abbia­mo costrui­to in que­sti trent’anni, oppu­re inten­dia­mo usar­le per costrui­re un model­lo soste­ni­bi­le e al pas­so con le sfi­de dei pros­si­mi anni? 
Per l’en­ne­si­ma vol­ta emer­ge oggi, sia dal­le testi­mo­nian­ze del­le ragaz­ze su twit­ter, sia dal­l’ar­ti­co­lo di Wired, la real­tà del­le chat di Tele­gram (e dei grup­pi face­book) in cui uomi­ni di ogni età posta­no foto di don­ne per espor­le ai com­men­ti e alle fan­ta­sie degli altri. 
Lan­cia­mo un appel­lo al Par­la­men­to Euro­peo e alla Com­mis­sio­ne Euro­pea affin­ché sia pre­sa una posi­zio­ne chia­ra ed ine­qui­vo­ca­bi­le per richie­de­re la restau­ra­zio­ne del­la demo­cra­zia e del­lo Sta­to di dirit­to in Ungheria 
Che la tute­la del­la salu­te sia un que­stio­ne che riguar­da cia­scu­no di noi, e cia­scu­no di noi in quan­to par­te di una comu­ni­tà, lo stia­mo pur­trop­po pro­van­do sul­la nostra pel­le in que­ste dif­fi­ci­li set­ti­ma­ne. Si trat­ta di quan­to san­ci­to, d’al­tra par­te, dal­l’art. 32 del­la nostra Car­ta Costi­tu­zio­na­le, secon­do il qua­le «La Repub­bli­ca tute­la la salu­te come fon­da­men­ta­le dirit­to del­l’in­di­vi­duo e inte­res­se del­la collettività».