QUADERNI
Ci troviamo a dover ribadire, come se ce ne fosse bisogno, la stretta connessione fra le questioni di clima, integrità ambientale, solidarietà e salute pubblica, ed un secco no all’abiura dei valori fondanti europei
E’ stata necessaria una pandemia per far comprendere a pieno quanto sancito dall’articolo 32 della nostra Costituzione, secondo il quale «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo», ma non solo, perché tutela la salute anche quale «interesse della collettività» e, di conseguenza, «garantisce cure gratuite agli indigenti».
Una delle cose che colpisce di più, in questi giorni strani, in cui il tempo sembra essere fermo come se anche lui aspettasse per scorrere, è il dolore di chi entra da solo in ospedale e se ne va in totale solitudine. Mentre le strutture sanitarie, in profonda emergenza, non riesce a sopperire con adeguati supporti tecnologici. Alcuni stanno morendo e purtroppo lo stanno facendo da soli, senza poter salutare i propri cari se non attraverso il piccolo display dello smartphone. Quando c’è.
Secondo gli ultimi dati ISTAT sono circa 50.000 gli educatori e le educatrici professionali che ogni giorno entrano nelle scuole italiane e trascorrono molte ore in classe insieme ad alunni e insegnanti, contribuendo alla formazione dei ragazzi e delle ragazze con disabilità o con bisogni educativi speciali.
Ha un suono diverso, adesso, sentirsi dire che dobbiamo fare un cambiamento repentino nel nostro modo di vivere se vogliamo evitare delle ripercussioni al lungo termine, vero?
Il 38enne di Codogno, il cosiddetto paziente 1, è risultato positivo ai test il 18 febbraio e da quella data il numero dei contagiati e dei decessi non ha fatto altro che aumentare: oggi 26 marzo in Italia ci sono 80.539 casi confermati con 8.165 pazienti deceduti tra cui si conta anche personale sanitario. Morti sul lavoro, dunque.
Ne sarebbe felice Keynes, di questa possibilità irripetibile di aumentare la spesa pubblica e investire in alcuni settori strategici dell’economia che garantiscano un effetto leva del PIL, che altro non è che un elevato ritorno degli investimenti pubblici sul valore totale della produzione. E senza aumentare il deficit, quando ci ricapita?
Siamo, non tutti, ma molti, confinati in casa (per chi ce l’ha) dietro porte chiuse. Ma non lasciamoci tentare dal pensiero che chiudere una porta basti a chi è dentro per sentirsi al sicuro, o basti agli altri per non vedere, non sapere.
In un momento in cui si continua a lasciare aperte fabbriche e aziende non essenziali, e si discute di “essenzialità” e “funzionalità”, la reperibilità dei libri di testo andrebbe garantita (allestendo sistemi di spedizione sicuri per lavoratori e lavoratrici coinvolti in ogni passaggio) in quanto beni non meramente funzionali, ma indispensabili per l’istruzione, per consentire a tutti e a tutte la fruizione di un diritto costituzionale riconosciuto anche degli ultimi DPCM, il diritto allo studio.
Poiché in questi giorni rimbalzano le metafore belliche, l’economia di guerra è proprio questa, è quella situazione in cui una fabbrica di pentole si mette a realizzare elmetti, il paragone con la nostra situazione quindi ci sta tutto.
Abbiamo deciso di aprire una linea diretta, raccogliendo testimonianze e segnalazioni, da pubblicare in forma anonima per fare luce sulla mancanza di responsabilità di alcuni e sui rischi che tanti, troppi, sono costretti ancora a correre, sotto ricatto o minaccia.
Sono decenni che ci muoviamo in quella che ci sembrava un’emergenza, ma che in realtà era solo una campagna elettorale permanente. E adesso che è arrivata l’emergenza, quella vera, sono tante le categorie più a rischio, più in difficoltà.