QUADERNI

Secon­do gli ulti­mi dati ISTAT sono cir­ca 50.000 gli edu­ca­to­ri e le edu­ca­tri­ci pro­fes­sio­na­li che ogni gior­no entra­no nel­le scuo­le ita­lia­ne e tra­scor­ro­no mol­te ore in clas­se insie­me ad alun­ni e inse­gnan­ti, con­tri­buen­do alla for­ma­zio­ne dei ragaz­zi e del­le ragaz­ze con disa­bi­li­tà o con biso­gni edu­ca­ti­vi speciali. 
Ha un suo­no diver­so, ades­so, sen­tir­si dire che dob­bia­mo fare un cam­bia­men­to repen­ti­no nel nostro modo di vive­re se voglia­mo evi­ta­re del­le riper­cus­sio­ni al lun­go ter­mi­ne, vero? 
Il 38enne di Codo­gno, il cosid­det­to pazien­te 1, è risul­ta­to posi­ti­vo ai test il 18 feb­bra­io e da quel­la data il nume­ro dei con­ta­gia­ti e dei deces­si non ha fat­to altro che aumen­ta­re: oggi 26 mar­zo in Ita­lia ci sono 80.539 casi con­fer­ma­ti con 8.165 pazien­ti dece­du­ti tra cui si con­ta anche per­so­na­le sani­ta­rio. Mor­ti sul lavo­ro, dunque. 
Ne sareb­be feli­ce Key­nes, di que­sta pos­si­bi­li­tà irri­pe­ti­bi­le di aumen­ta­re la spe­sa pub­bli­ca e inve­sti­re in alcu­ni set­to­ri stra­te­gi­ci dell’economia che garan­ti­sca­no un effet­to leva del PIL, che altro non è che un ele­va­to ritor­no degli inve­sti­men­ti pub­bli­ci sul valo­re tota­le del­la pro­du­zio­ne. E sen­za aumen­ta­re il defi­cit, quan­do ci ricapita? 
Sia­mo, non tut­ti, ma mol­ti, con­fi­na­ti in casa (per chi ce l’ha) die­tro por­te chiu­se. Ma non lascia­mo­ci ten­ta­re dal pen­sie­ro che chiu­de­re una por­ta basti a chi è den­tro per sen­tir­si al sicu­ro, o basti agli altri per non vede­re, non sapere. 
In un momen­to in cui si con­ti­nua a lascia­re aper­te fab­bri­che e azien­de non essen­zia­li, e si discu­te di “essen­zia­li­tà” e “fun­zio­na­li­tà”, la repe­ri­bi­li­tà dei libri di testo andreb­be garan­ti­ta (alle­sten­do siste­mi di spe­di­zio­ne sicu­ri per lavo­ra­to­ri e lavo­ra­tri­ci coin­vol­ti in ogni pas­sag­gio) in quan­to beni non mera­men­te fun­zio­na­li, ma indi­spen­sa­bi­li per l’istruzione, per con­sen­ti­re a tut­ti e a tut­te la frui­zio­ne di un dirit­to costi­tu­zio­na­le rico­no­sciu­to anche degli ulti­mi DPCM, il dirit­to allo studio. 
Poi­ché in que­sti gior­ni rim­bal­za­no le meta­fo­re bel­li­che, l’e­co­no­mia di guer­ra è pro­prio que­sta, è quel­la situa­zio­ne in cui una fab­bri­ca di pen­to­le si met­te a rea­liz­za­re elmet­ti, il para­go­ne con la nostra situa­zio­ne quin­di ci sta tutto. 
Abbia­mo deci­so di apri­re una linea diret­ta, rac­co­glien­do testi­mo­nian­ze e segna­la­zio­ni, da pub­bli­ca­re in for­ma ano­ni­ma per fare luce sul­la man­can­za di respon­sa­bi­li­tà di alcu­ni e sui rischi che tan­ti, trop­pi, sono costret­ti anco­ra a cor­re­re, sot­to ricat­to o minaccia. 
Sono decen­ni che ci muo­via­mo in quel­la che ci sem­bra­va un’e­mer­gen­za, ma che in real­tà era solo una cam­pa­gna elet­to­ra­le per­ma­nen­te. E ades­so che è arri­va­ta l’e­mer­gen­za, quel­la vera, sono tan­te le cate­go­rie più a rischio, più in difficoltà. 
In que­sti gior­ni dram­ma­ti­ci per il Pae­se ci sono alcu­ne cate­go­rie di lavo­ra­to­ri che vivo­no una situa­zio­ne allar­man­te e che nono­stan­te i decre­ti gover­na­ti­vi vivo­no anco­ra situa­zio­ni con un rischio deci­sa­men­te trop­po elevato. 
In que­sti gior­ni dram­ma­ti­ci per il Pae­se ci sono alcu­ne cate­go­rie di lavo­ra­to­ri che vivo­no una situa­zio­ne allar­man­te e che nono­stan­te i decre­ti gover­na­ti­vi vivo­no anco­ra situa­zio­ni con un rischio deci­sa­men­te trop­po elevato.