QUADERNI

Si trat­ta di uno scio­pe­ro sen­za pre­ce­den­ti nel mon­do del cal­cio, tut­to il cal­cio fem­mi­ni­le sta osser­van­do che effet­ti avrà que­sto che è un vero e pro­prio scio­pe­ro ad oltran­za fin­chè non sia rag­giun­to un accor­do che sod­di­sfi le rap­pre­sen­tan­ti (qua­si 200) dei club di Pri­ma divi­sio­ne del­l’As­sem­blea del­l’As­so­cia­zio­ne del­le cal­cia­tri­ci spa­gno­le (AFE)
Cam­bia­re para­dig­ma signi­fi­ca sfi­dar­li sul ter­re­no tre­men­do del­la finan­za glo­ba­le, signi­fi­ca incri­na­re quel ter­re­no e far sì che il cam­bia­men­to sia anche per loro urgen­te e neces­sa­rio (pena la per­di­ta del business). 
Avre­mo testi­mo­nian­ze da chi nel­le piaz­ze c’è sta­to e ha con­tri­bui­to a orga­niz­zar­le, da chi sal­va i migran­ti, da chi si bat­te per­ché i cosid­det­ti lavo­ret­ti sia­no rico­no­sciu­ti per quel­lo che sono, ovve­ro lavo­ri veri e pro­pri, da chi di que­sta nuo­va gene­ra­zio­ne ne fa par­te, e non si limi­ta a com­men­tar­la. Da chi fa poli­ti­ca anche sen­za biso­gno di ritro­var­si nel­le sue for­me tra­di­zio­na­li, da chi stu­dia per­ché gli è sta­to det­to che lo stu­dio era la chia­ve per rea­liz­zar­si e poi ha sco­per­to che stu­dia­re costa e che il mon­do del lavo­ro là fuo­ri non era così pron­to a rico­no­sce­re non tan­to il valo­re lega­le, quan­to quel­lo mora­le di quel­lo studio. 
Con­ti­nua­no inces­san­ti le azio­ni poli­ti­che e ammi­ni­stra­ti­ve per cer­ca­re di limi­ta­re quan­to più pos­si­bi­le i ser­vi­zi pri­ma­ri per l’accoglienza a Ria­ce. In ordi­ne di tem­po, non ulti­ma per i signi­fi­ca­ti poli­ti­ci, è lo “sfrat­to” defi­ni­to tem­po­ra­neo, ma sospet­tia­mo defi­ni­ti­vo, dell’ambulatorio medi­co poli­spe­cia­li­sti­co aper­to nel 2017 dal­la Asso­cia­zio­ne Uma­ni­ta­ria Onlus Jimuel 
La tas­sa sul­la pla­sti­ca sta­bi­li­sce il prin­ci­pio “chi inqui­na paga”. È sacro­san­to che la col­let­ti­vi­tà ven­ga par­zial­men­te com­pen­sa­ta dei dan­ni impo­sti dal con­su­mi­smo sfre­na­to e del­la men­ta­li­tà usa-e-get­ta di set­to­ri pri­va­ti, che non han­no cer­to la salu­te del pia­ne­ta né quel­la pub­bli­ca come prin­ci­pio cardine. 
È dav­ve­ro allar­man­te il fat­to che a 41 anni dal varo del­la L.194 del 1978 sia­mo anco­ra oggi nel­la con­di­zio­ne di dover­ne riven­di­ca­re la pie­na appli­ca­zio­ne e chie­de­re misu­re di con­tra­sto all’u­so mas­sic­cio dell’obiezione di coscienza.