QUADERNI

In que­sti anni abbia­mo fat­to una scel­ta di cam­po che ogni gior­no por­tia­mo avan­ti cer­ti che quel­la su que­sti temi sia non una bat­ta­glia ma LA bat­ta­glia, una par­te essen­zia­le ed irri­nun­cia­bi­le del­la nostra iden­ti­tà e del­la nostra rivo­lu­zio­ne poli­ti­ca e culturale. 
Se cre­dia­mo alla scien­za quan­do dice che abbia­mo 10 anni per cam­bia­re rot­ta, e quan­do dice che sia­mo entra­ti nel­la sesta estin­zio­ne di mas­sa, allo­ra capia­mo che in gio­co c’è anche la nostra soprav­vi­ven­za come spe­cie Homo sapiens. 
Nei mesi scor­si abbia­mo sen­ti­to stra­par­la­re di “nuo­vo uma­ne­si­mo”, è sta­to tira­to in pie­di un gover­no cui ade­ri­sco­no for­ze par­la­men­ta­ri che da sem­pre si oppon­go­no a poli­ti­che di que­sto gene­re (tra que­ste c’è chi ha soste­nu­to con mol­to impe­gno la nasci­ta e l’o­pe­ra­ti­vi­tà del­la Ong Medi­ter­ra­nea, per capir­ci) eppu­re nul­la è cam­bia­to. L’ul­ti­ma occa­sio­ne è il 2 novembre. 
Quel che suc­ce­de nei cam­pi di deten­zio­ne in Libia è scrit­to nero su bian­co in una sen­ten­za del­la Cor­te d’Assise di Mila­no, data­ta 10 otto­bre 2017, con la qua­le veni­va con­dan­na­to all’ergastolo un tor­tu­ra­to­re etio­pe che ope­ra­va nel cen­tro di deten­zio­ne di Bani Walid, in Libia, gesti­to diret­ta­men­te dal condannato. 
Non ci inte­res­sa pas­sa­re i pros­si­mi mesi a discu­te­re se allear­ci con uno o con l’altro solo per fare nume­ro. Non ci inte­res­sa­no i soli­ti pro­get­ti fumo­si che non par­to­no mai e, quan­do par­to­no, non por­ta­no da nes­su­na par­te. Noi con­ti­nuia­mo a por­ta­re avan­ti il nostro pro­fi­lo. Con lo stu­dio, l’approfondimento, la pro­po­sta, la comunità. 
Ci sono argo­men­ti che nel­la poli­ti­ca, alme­no quel­la ita­lia­na, sem­bra­no tabù: bam­bi­ne, bam­bi­ni, ado­le­scen­ti e le poli­ti­che che li riguar­da­no, ad esem­pio, sono estra­nei alle visio­ni del­le for­ze in Parlamento. 
Se aves­si avu­to il suo nume­ro, l’avrei chia­ma­to: “Ma come stra­va­gan­te? In qua­le aspet­to esat­ta­men­te? Pro­ce­di­men­ta­le? Sostanziale?”. 
“Gli ita­lia­ni non sono coglio­ni” ha tuo­na­to il segre­ta­rio del PD qual­che gior­no fa. Dal suo pun­to di vista, inve­ce, biso­gne­reb­be augu­rar­si di sì. Si dovreb­be spe­ra­re che gli ita­lia­ni non abbia­no già capi­to che que­sto gover­no è nato per via di una con­giun­tu­ra irri­pe­ti­bi­le, per un feno­me­no qua­si para­nor­ma­le che ha visto casual­men­te coin­ci­de­re per una vol­ta gli inte­res­si per­so­na­li di Ren­zi con quel­li del Paese.