QUADERNI
Li chiamano i “grandi invisibili”: chi sono? I docenti precari, i docenti di “Terza fascia”, l’ultima. La fascia che, però, manda irrimediabilmente avanti la scuola e senza la quale la scuola, forse, non ci sarebbe nemmeno.
Se un appello si può aggiungere agli appelli e ai contrappelli che si sono alternati in questi mesi, ebbene è il seguente: diamoci una mossa, diamoci un taglio e cerchiamo di cogliere il momento, l’opportunità che clamorosamente — e chi l’avrebbe mai detto — ci si sta presentando.
Se a tutti noi, educatori, professionisti, artisti, attivisti, eccetera, spetta il compito di osservare e interpretare il tessuto sociale, alla politica spetta invece l’obbligo morale di trovare una soluzione alla violenza di genere, che in Italia è diventato un fenomeno dai numeri preoccupanti, troppo per essere considerato un Paese civile.
Siamo di fronte ad un arretramento preoccupante circa i risultati e le politiche a difesa della parità uomo – donna ottenuti negli scorsi decenni.
Dalla lettura delle bozze degli accordi, gli intenti rispetto alla regionalizzazione del sistema di Istruzione appaiono più inquietanti di quanto avevamo previsto e sanciscono la volontà politica conclamata di frammentare la scuola pubblica statale e stravolgerne gli obiettivi più profondi.