QUADERNI
Come ha osservato Cecilia Strada, “ci sarebbe da ridere, se non fosse che questo gioco del governo è fatto sulla pelle delle persone che rischiano di annegare, e dei soccorritori che cercano di evitarlo”.
La questione non è mai solo l’ambiente: chi attenta alla salute della natura si avvia a peggiorare le condizioni di vita delle persone. L’ambiente è solo il prodromo, il primo segno.
Sosteniamo che l’autonomia delle persone debba essere al primo posto e che possa concretizzarsi solo rinnovando molte delle norme attualmente in atto.
Solo su un punto potremmo essere d’accordo con Piantedosi: non spetterebbe alle ONG il compito di salvare vite in mare. È questo un compito dello Stato e dell’Unione europea, che dovrebbero avviare apposite missioni di salvataggio. È uno dei requisiti minimi per potersi chiamare stato di diritto.
Sta emergendo in maniera sempre più evidente nella nostra Pubblica Amministrazione l’esistenza di un fenomeno, pur non direttamente assimilabile all’americano “great resignation”, che ha le sembianze di una “grande fuga”.
Il 9 novembre la Commissione europea ha avviato quella che sembra destinata a divenire una delle più importanti riforme della governance economica europea dalla sua nascita. Dopo anni di politiche neoliberiste le istituzioni europee hanno aperto da pochissimo una discussione per tentare un nuovo tipo di approccio di fronte alle sfide attuali.
Elios, Maudit, Morgana, Camilla, Cloe, Sasha, Naomi, Chiara. E altre due persone, invisibili, senza neanche un nome. Sono le dieci vittime di transfobia dell’ultimo anno in Italia.