QUADERNI
Solo su un punto potremmo essere d’accordo con Piantedosi: non spetterebbe alle ONG il compito di salvare vite in mare. È questo un compito dello Stato e dell’Unione europea, che dovrebbero avviare apposite missioni di salvataggio. È uno dei requisiti minimi per potersi chiamare stato di diritto.
Sta emergendo in maniera sempre più evidente nella nostra Pubblica Amministrazione l’esistenza di un fenomeno, pur non direttamente assimilabile all’americano “great resignation”, che ha le sembianze di una “grande fuga”.
Il 9 novembre la Commissione europea ha avviato quella che sembra destinata a divenire una delle più importanti riforme della governance economica europea dalla sua nascita. Dopo anni di politiche neoliberiste le istituzioni europee hanno aperto da pochissimo una discussione per tentare un nuovo tipo di approccio di fronte alle sfide attuali.
Elios, Maudit, Morgana, Camilla, Cloe, Sasha, Naomi, Chiara. E altre due persone, invisibili, senza neanche un nome. Sono le dieci vittime di transfobia dell’ultimo anno in Italia.
Possibile Toscana ribadisce la propria ferma opposizione ad una riforma che, dietro il paravento di una (presunta) più efficiente ripartizione di competenze tra Stato e Regioni, è invece destinata ad approfondire divari e disuguaglianze. Se la sintonia con il Ministro Calderoli sul tema non ci sorprende, riteniamo grave che a poco più di un mese dalle elezioni il PD si accodi a un’iniziativa che comporterebbe una profonda modifica dell’assetto istituzionale.
Dopo le immagini sconvolgenti del crollo dell’aula magna dell’Università di Cagliari del 18 ottobre, il 21 ottobre il crollo di un controsoffitto negli uffici Erasmus, ancora a Cagliari, ancora locali dell’Università.
Tragedie, incidenti sfiorati, gli ennesimi. Le ennesime inchieste della procura, gli accertamenti tecnici e le indagini sulle cause e sulle responsabilità, come prima e dopo il Ponte Morandi, per fortuna stavolta senza vittime, ma sempre gli stessi già sentiti ‘refrain’.
Possiamo dire basta? Possiamo andare al punto nodale della questione e al ‘dire’ proviamo a connettere il ‘fare’?
Non ci stancheremo di ripeterlo: le rinnovabili devono essere sbloccate, devono essere ridotti i tempi per le autorizzazioni e le richieste di allaccio alla rete, che raggiungono oggi — in media — due anni di tempo per ricevere una risposta da parte delle pubbliche amministrazioni e di Terna, il gestore della rete elettrica nazionale.
Ci disturba l’abisso che separa quello che osserviamo tutti i giorni, nella vita e nel lavoro, da quello che viene raccontato dai media. Riteniamo cruciale provare a farci canale e piattaforma per una narrazione critica e informata.
Questo motto potrebbe riassumere le conclusioni cui è giunto il Comitato economico e sociale europeo (CESE) in un parere adottato pochi giorni fa, in cui chiede che i giovani siano coinvolti in tutte le fasi dell’elaborazione delle politiche (formulazione, adozione, implementazione, valutazione e ricalibro).
In questa convulsa quanto confusa campagna elettorale riteniamo debbano essere ribadite con forza le ragioni della difesa e della valorizzazione della scuola statale e laica, in quanto unica scuola di tutti e per tutti.