QUADERNI

Con Giu­sep­pe Civa­ti abbia­mo ripre­so il nostro lun­go viag­gio nel siste­ma del­l’ac­co­glien­za, quel­la buo­na, quel­la dif­fu­sa e capa­ce di costrui­re occa­sio­ni di con­vi­ven­za e di inte­gra­zio­ne lavo­ra­ti­va e socia­le. Luo­ghi del­la cit­ta­di­nan­za, luo­ghi costi­tu­zio­na­li per eccellenza. 
Men­tre la Lega cer­ca di sman­tel­la­re la Legge194/78, Pos­si­bi­le ne pre­ten­de la sua pie­na appli­ca­zio­ne. Alla ver­go­gno­sa mozio­ne che la Lega ha pre­sen­ta­to in Con­si­glio Comu­na­le a Vero­na, noi rispon­dia­mo con la mozio­ne che Nadia Ara­ce ha depo­si­ta­to ad Avel­li­no e la met­tia­mo a dispo­si­zio­ne di tut­te le con­si­glie­re e i con­si­glie­ri comu­na­li che voglia­no affian­car­ci in que­sta battaglia. 
Spes­so dimen­ti­co che la sua paro­la è vali­da (for­se) solo per i cit­ta­di­ni ita­lia­ni, e io ai suoi occhi non lo sono anco­ra. E, mol­to pro­ba­bil­men­te non lo sarò mai a cau­sa del suo prov­ve­di­men­to, nono­stan­te gli anni di con­tri­bu­ti ver­sa­ti, l’in­ve­sti­men­to in edu­ca­zio­ne e il con­tri­bu­to eco­no­mi­co e sociale. 
E’ un pel­le­gri­nag­gio lai­co per­ché qui a Ria­ce, da atti­vi­sta per i dirit­ti uma­ni e avvo­ca­to immi­gra­zio­ni­sta, pri­ma che diri­gen­te poli­ti­co, incon­tro mate­rial­men­te la Costi­tu­zio­ne che si attua, nel­la sua illu­mi­na­ta pienezza. 
Sare­mo a Roma il 6 otto­bre, per­ché una mani­fe­sta­zio­ne di piaz­za, uni­ta­ria, che ha nel suo stes­so nome il bino­mio cul­tu­ra e lavo­ro, è oggi neces­sa­ria. Neces­sa­ria per­ché sia­mo con­vin­ti che la cul­tu­ra, que­sto valo­re così gran­de, così ampio, deb­ba usci­re dal dibat­ti­to allo stes­so tem­po reto­ri­co e cini­co in cui è sta­ta con­fi­na­ta per decenni. 
E’ prio­ri­ta­rio smen­ti­re e dire con for­za che que­sta è una rico­stru­zio­ne fal­la­ce, scrit­ta da un lea­der di un par­ti­to neo­fa­sci­sta per get­ta­re fan­go, attra­ver­so l’attacco ad per­so­nam su Luca­no, su un’esperienza di acco­glien­za che ha fat­to scuo­la nel mon­do e che con­ti­nuia­mo a soste­ne­re. Aiu­ta­te­ci a farlo 
Il decre­to Sal­vi­ni si con­fer­ma al di fuo­ri di ogni ragio­ne­vo­lez­za e in un ter­ri­to­rio di inco­sti­tu­zio­na­li­tà. Mat­ta­rel­la richia­ma il gover­no in par­ti­co­la­re al rispet­to del­l’ar­ti­co­lo 10 del­la Car­ta, il testo fon­da­men­ta­le per costrui­re qual­sia­si poli­ti­ca dell’accoglienza 
Come tut­ti san­no, il mini­stro Sal­vi­ni è mol­to “social”, nel sen­so che ogni gior­no, attra­ver­so il suo social media mana­ger, ora a con­trat­to con il mini­ste­ro, quin­di paga­to da noi, com­men­ta e dif­fon­de le noti­zie che gli fan­no como­do (su quel­le che non gli fan­no como­do sor­vo­la) aiz­zan­do sui suoi pro­fi­li i fans, quel­li con la ban­die­ri­na ita­lia­na, o peg­gio con qual­che altro nick o sim­bo­lo non pro­prio ras­si­cu­ran­te, che non si fan­no cer­to pre­ga­re per insul­ta­re lo stra­nie­ro o il comu­ni­sta di turno. 
Tor­na­re alle cose uma­ne, dopo tan­te ana­li­si fat­te di sta­ti­sti­che, nume­ri e ten­den­ze: era il pri­mo obiet­ti­vo che mi sono posto quan­do ho comin­cia­to a met­te­re insie­me le sto­rie di lavo­ro mal paga­to e sfrut­ta­men­to rac­col­te nei mesi del­la cam­pa­gna Giu­sta Paga. 
Io cre­do e voglio cre­de­re al pote­re del­la memo­ria, quel­la dei rac­con­ti di chi la guer­ra e il regi­me li ha vis­su­ti, ma non cre­do che la loro effi­ca­cia, affin­ché quei tem­pi non tor­ni­no più, sia quel­la che que­sti “mala tem­po­ra” richie­do­no. Ho pau­ra che i gio­va­ni, come me, a mio tem­po, non capiscano. 
In tede­sco si chia­ma Spur­we­ch­sel, che vuol dire let­te­ral­men­te “cam­bio di cor­sia”: se il migran­te tro­va una stra­da d’ac­ces­so sbar­ra­ta (quel­la del­l’a­si­lo), piut­to­sto che con­se­gnar­lo nel­le mani di capo­ra­li e sfrut­ta­to­ri e del­la cri­mi­na­li­tà orga­niz­za­ta (come in Ita­lia), il gover­no tede­sco gli indi­ca una stra­da alter­na­ti­va (sei mesi di tem­po per tro­va­re un lavo­ro e quin­di con­ti­nua­re a sog­gior­na­re in Ger­ma­nia non più come richie­den­te asi­lo – dinie­ga­to – ma come lavo­ra­to­re stra­nie­ro – integrato).