QUADERNI

Nien­te di fon­da­to nel­la dichia­ra­zio­ne dell’esponente leghi­sta ripor­ta­ta ieri da La Veri­tà, che avreb­be potu­to impie­ga­re lo stes­so tem­po che abbia­mo impie­ga­to noi (non più di un quar­to d’ora) per veri­fi­ca­re la noti­zia fal­sa che han­no rilanciato. 
Con Pos­si­bi­le voglia­mo dare voce, come abbia­mo sem­pre fat­to, a chi non si deve sen­ti­re meno impor­tan­te, meno cit­ta­di­no, meno per­so­na di fron­te alla Repubblica. 
I soste­ni­to­ri del nume­ro chiu­so han­no gio­co faci­le nel giu­sti­fi­ca­re la loro posi­zio­ne: il nume­ro di can­di­da­ti è qua­si set­te vol­te quel­lo dei posti dispo­ni­bi­li, e non è che le aule, i docen­ti, i labo­ra­to­ri, le strut­tu­re per i tiro­ci­ni si mol­ti­pli­chi­no per set­te con un col­po di bac­chet­ta magica 
Il legi­sla­to­re è sta­to chi­rur­gi­co e dia­bo­li­ca­men­te accor­to, evi­tan­do misu­re che destas­se­ro scal­po­re e inve­sten­do su misu­re che pos­so­no appa­ri­re mar­gi­na­li ma che pre­giu­di­ca­no nei fat­ti, in ter­mi­ni buro­cra­ti­ci e ammi­ni­stra­ti­vi, il dirit­to al rico­no­sci­men­to del­la cittadinanza. 
Il tema “fan­ghi” è deli­ca­to. Van­no cer­ta­men­te cer­ca­ti limi­ti e pro­ce­du­re che met­ta­no in sicu­rez­za il suo­lo e i cit­ta­di­ni, ed evi­ti­no di dirot­ta­re i fan­ghi a disca­ri­ca o all’incenerimento, con mag­gio­ri, diver­se for­me di inqui­na­men­to e dan­ni all’ambiente e alla salu­te del­le per­so­ne e nuo­ve pesan­ti sanzioni. 
La vera “fol­lia”, per ripren­de­re le paro­le di Gior­gia Melo­ni, sareb­be inve­ce quel­la di impor­re nel­le men­se di un’istituzione pub­bli­ca lai­ca come la scuo­la piat­ti che con­tra­sta­no aper­ta­men­te con le abi­tu­di­ni ali­men­ta­ri dei suoi studenti. 
Pos­si­bi­le apri­rà quin­di una sede pro­prio a Ria­ce, garan­ten­do l’im­pe­gno di vari appun­ta­men­ti e incon­tri nel bor­go, gra­zie al lavo­ro dei comi­ta­ti di Sider­no e Cro­to­ne, e alla pre­sen­za di tut­te e tut­ti, pro­ve­nien­ti da ogni par­te d’Italia 
Vie­ne da chie­der­si cosa ave­te fat­to per affian­ca­re un comu­ne di 2300 abi­tan­ti, che rica­de su uno dei ter­ri­to­ri più dif­fi­ci­li d’Italia, che si è affer­ma­to come sim­bo­lo dell’accoglienza e del­la con­vi­ven­za, per­ché potes­se sopravvivere 
Una vera e pro­pria rivo­lu­zio­ne dagli effet­ti nefa­sti che, ine­vi­ta­bil­men­te, si sca­ri­che­ran­no sui comu­ni e sui ter­ri­to­ri, in un vor­ti­ce di mag­gio­re insi­cu­rez­za socia­le cau­sa­ta da sem­pre più doman­de di acces­so ai ser­vi­zi socia­li, dal taglio dei ser­vi­zi, da un mag­gior nume­ro di per­so­ne che sfug­go­no, per defi­ni­zio­ne, alle reti di inclu­sio­ne e sicurezza 
Alcu­ni enti loca­li, gra­zie ad ammi­ni­stra­to­ri più sen­si­bi­li e lun­gi­mi­ran­ti, han­no fat­to mol­to negli scor­si anni. Alle vol­te per ragio­ni pura­men­te ammi­ni­stra­ti­ve («meglio uno Sprar che un Cas»), alle vol­te per ragio­ni uma­ni­ta­rie, alle vol­te per un mix del­le due com­po­nen­ti: non impor­ta, per­ché quel che impor­ta è gover­na­re i pro­ces­si, è assu­mer­si la respon­sa­bi­li­tà di farlo. 
La scuo­la pub­bli­ca sta­ta­le ha radi­ci pro­fon­de di egua­glian­za e liber­tà, col­lan­te indi­spen­sa­bi­le tra ter­ri­to­ri e tra gene­ra­zio­ni; occor­re vigi­la­re affin­ché la mis­sio­ne fon­da­ti­va del­la Lega non si com­pia con la rot­tu­ra dell’unità nazio­na­le attra­ver­so la disgre­ga­zio­ne del­la sua isti­tu­zio­ne più rappresentativa. 
Que­ste don­ne si oppon­go­no e alza­no la testa a uno sta­to maschi­li­sta, tut­to impron­ta­to al pote­re e alla rea­liz­za­zio­ne dell’uomo a spe­se del­le don­ne. Que­ste sono le don­ne di cui abbia­mo bisogno. 
Incon­tria­mo­ci. Ritro­via­mo­ci e guar­dia­mo­ci in fac­cia (maga­ri attra­ver­so una con­nes­sio­ne web, maga­ri mol­ti­pli­can­do gli incon­tri in diver­se cit­tà). Par­lia­mo­ci e pro­via­mo assie­me a spin­ge­re in una dire­zio­ne diver­sa, su pia­ni diver­si, ognu­no con le pro­prie pecu­lia­ri­tà, i pro­pri ambi­ti, la pro­pria espe­rien­za, le pro­prie appartenenze.