Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo.
Le notizie sulla possibile vendita di una quota di maggioranza della società Versalis (azienda del gruppo Eni) ad un fondo finanziario americano SK Capital ci allertano sul futuro del nostro territorio, e non solo dal punto di vista occupazionale e industriale ma anche dal punto di vista ambientale.
Questi due aspetti sono infatti strettamente legati, in quanto la cessione del 70% di quote Versalis ad un gruppo finanziario, ritenuto debole da molti analisti, mette a repentaglio gli accordi stipulati negli anni passati da Eni e Versalis, riguardanti la riconversione industriale della petrolchimica italiana attraverso processi di Chimica Verde, e nel caso specifico di Marghera toglie ogni certezza sull’ultimazione dei lavori di bonifica delle aree oggi utilizzate da Versalis.
Oggi per completare la bonifica dell’area manca l’ultima piccola porzione di superficie, tale parte è anche la più delicata da mettere in sicurezza, in quanto corrispondeva all’area delle raffinerie, e se tali lavori non venissero portati a termine, i costi sostenuti fin ora, circa 780 milioni di euro, sarebbero inutili in quanto l’ambiente lagunare verrebbe lasciato a soccombere inficiando gli investimenti effettuati.
Vi è quindi il bisogno di sensibilizzare la cittadinanza Veneziana sui rischi che la nostra laguna corre se tale bonifica non verrà completata, spiegando ai nostri concittadini che una possibile reindustrializzazione dell’area, volta alla chimica verde, non è in contrasto con la questione ambientale e sanitaria del territorio, ma può andare e va di pari passo.
Tale possibile riconversione industriale non tocca solo il futuro di Porto Marghera, in quanto Versalis è la più grande società chimica italiana, può ancora vantare una storia di ricerca avanzata e ha una struttura industriale di valore, ma su cui pesa l’invenduto delle precedenti privatizzazioni e dismissioni e il costo della riqualificazione ambientale. E allora perché vendere? E per giunta ad una società finanziaria che ha già messo le mani avanti avvertendo che manterrebbe gli impegni assunti dalla precedente proprietà per un periodo dai tre ai cinque anni (ridicolo se davvero sono da attivare investimenti e strategie di innovazione e conversione della produzione e degli stabilimenti in chiave di sostenibilità). E perché, prima di ogni scelta sulla proprietà, non si vuole presentare un vero (e vincolante) piano industriale?
Il tener fede da parte di Eni agli impegni di riconversione industriale, tocca direttamente anche altri poli industriali, come ad esempio quelli di Ferrara e Ravenna, i quali avrebbero dovuto ricevere in futuro i nuovi intermedi derivati da materie prime di origine vegetale anziché fossile, forniti dal nostro polo.
Guardando al sistema paese, le scelte di Eni sul futuro della chimica, avranno conseguenze anche per molti altri poli industriali sparsi sul territorio italiano, e sulle aziende dei più disparati settori che acquistano i loro prodotti.
La situazione che viviamo oggi è la diretta conseguenza di una scellerata mancanza di politiche industriali nazionali a lungo termine, degli ultimi anni o più precisamente degli ultimi decenni. Per l’industria chimica in particolare, la quale, se ci fosse la volontà politica, attraverso un attento e serio piano di riconversione industriale volto alla Chimica Verde, diventerebbe una notevole fonte di sviluppo economico che guarda nel contempo alla sostenibilità ambientale.
Se ciò avvenisse alimenterebbe inoltre la ricerca e lo sviluppo in ambito scientifico-tecnologico, di cui abbiamo quanto mai bisogno oggigiorno in Italia, se vogliamo salvaguardare l’ambiente puntando ad uno sviluppo sostenibile, così da guadagnarci un futuro e non solo dal punto di vista economico.
Il 19 febbraio la protesta dei lavoratori chimici culminerà in una manifestazione nazionale a Roma: noi siamo dalla parte delle migliaia di lavoratori che rischiano il posto di lavoro e vorremmo anche vedere una volontà politica da parte del governo Italiano di impedire il disimpegno di Eni e Versalis e di pretendere la riconversione del settore nella direzione della chimica verde. Per dare certezze a chi vuole lavorare e speranze per il nostro ambiente.
Comitato Possibile Venezia Mestre