Quanti attacchi terroristici fatali sono stati compiuti da rifugiati negli Stati Uniti? Nessuno

«Quan­ti attac­chi ter­ro­ri­sti­ci fata­li sono sta­ti com­piu­ti da rifu­gia­ti negli Sta­ti Uni­ti? Nes­su­no». E’ que­sto il tito­lo di un arti­co­lo com­par­so pochi gior­ni fa sul sito web del­la CNN che spie­ga, dati alla mano, per­ché il prov­ve­di­men­to volu­to da Donald Trump che chiu­de le por­te ai rifu­gia­ti e ai cit­ta­di­ni di set­te pae­si a mag­gio­ran­za musul­ma­na non c’en­tra nul­la con una stra­te­gia effi­ca­ce di lot­ta al ter­ro­ri­smo. «L’i­dea di un “Muslim tra­vel ban” — scri­ve la CNN — è sta­ta intro­dot­ta da Trump nel dicem­bre 2015, poco dopo che Syed Riz­wan Farook e sua moglie, Tash­feen Malik, spa­ra­ro­no ucci­den­do 14 per­so­ne a San Ber­nar­di­no, Cali­for­nia». Ma l’or­di­ne ese­cu­ti­vo di Trump non si sareb­be appli­ca­to né a Farook né a Malik, e non avreb­be avu­to effet­to nem­me­no sugli ese­cu­to­ri dei prin­ci­pa­li attac­chi ter­ro­ri­sti­ci aven­ti matri­ce isla­mi­ca che si sono veri­fi­ca­ti su suo­lo sta­tu­ni­ten­se negli ulti­mi anni.

«Nes­su­na per­so­na entra­ta negli Sta­ti Uni­ti come rifu­gia­to, siria­no o con altra nazio­na­li­tà — spie­ga la CNN -, è sta­ta coin­vol­ta nei prin­ci­pa­li e mor­ta­li attac­chi ter­ro­ri­sti­ci da quan­do il Refu­gee Act del 1980 ha intro­dot­to pro­ce­du­re di con­trol­lo siste­ma­ti­che per accet­ta­re i rifu­gia­ti negli Sta­ti Uni­ti, stan­do a quan­to ripor­ta­to da un’a­na­li­si sui rischi ter­ro­ri­sti­ci lega­ti all’im­mi­gra­zio­ne con­dot­ta dal Cato Institute».

Pri­ma del 1980, inve­ce, tre rifu­gia­ti han­no por­ta­to a com­pi­men­to degli attac­chi ter­ro­ri­sti­ci: «tut­ti e tre era­no rifu­gia­ti cuba­ni, e furo­no ucci­se in tota­le tre persone». 

«Da quan­do è sta­ta pub­bli­ca­ta l’a­na­li­si del Cato Insti­tu­te, nel set­tem­bre 2016 — pre­ci­sa la CNN -, un rifu­gia­to soma­lo ha feri­to 13 per­so­ne all’O­hio Sta­te Uni­ver­si­ty in novem­bre, in quel­lo che gli inve­sti­ga­to­ri han­no defi­ni­to un attac­co ter­ro­ri­sti­co. Nes­su­no è mor­to».

L’ar­ti­co­lo pro­se­gue rile­van­do che «i pri­mi ese­cu­to­ri dei prin­ci­pa­li attac­chi ter­ro­ri­sti­ci sono cit­ta­di­ni ame­ri­ca­ni o cit­ta­di­ni stra­nie­ri resi­den­ti legal­men­te e ori­gi­na­ri di pae­si non inclu­si nel “muslim ban”». L’a­na­li­si pro­se­gue per­ciò con una ras­se­gna dei prin­ci­pa­li attac­chi ricon­dot­ti a matri­ce isla­mi­sta avve­nu­ti di recen­te negli Sta­ti Uni­ti, che vi ripro­po­nia­mo anche noi.

Attentato di San Bernardino

Nono­stan­te abbia ispi­ra­to il “tra­vel ban” di Trump, come dice­va­mo all’i­ni­zio, Farook era un cit­ta­di­no ame­ri­ca­no nato a Chi­ca­go, men­tre Malik è nata e cre­sciu­ta in Paki­stan per poi tra­sfe­rir­si in Ara­bia Sau­di­ta. E’ entra­ta negli Sta­ti Uni­ti gra­zie a una “K‑1 fian­cée visa” per poi dive­ni­re “lun­go sog­gior­nan­te”. L’or­di­ne ese­cu­ti­vo di Trump col­pi­sce set­te pae­si — Libia, Suda, Yemen, Soma­lia, Siria, Iraq e Iran — ma non Paki­stan e Ara­bia Sau­di­ta. Inol­tre, il pro­gram­ma “K‑1 fian­cee” resta in vigore.

Esplosioni di New York e New Jersey

Ahmad Khan Rahi­mi è accu­sa­to per le esplo­sio­ni che il 17 set­tem­bre 2016 han­no col­pi­to il New Jer­sey e il quar­tie­re di Chel­sea, dove rima­se­ro feri­te 29 per­so­ne. Rahi­mi è nato in Afgha­ni­stan ed è entra­to per la pri­ma vol­ta negli Sta­ti Uni­ti nel 1995, seguen­do — mol­ti anni dopo — l’ar­ri­vo di suo padre, richie­den­te asi­lo. Rahi­mi è diven­ta­to cit­ta­di­no sta­tu­ni­ten­se nel 2011, tra­scor­ren­do di recen­te — secon­do gli inve­sti­ga­to­ri — del tem­po in Afgha­ni­stan e Paki­stan, pae­si non col­pi­ti dal prov­ve­di­men­to di Trump.

Sparatoria all’Orlando Pulse nightclub

Omar Mateen, l’uo­mo che ha ucci­so 49 per­so­ne nel night­club di Orlan­do, era un cit­ta­di­no ame­ri­ca­no resi­den­te a Fort Pier­ce, Flo­ri­da, nato a New York da geni­to­ri pro­ve­nien­ti dal­l’Af­gha­ni­stan. Sua moglie è sta­ta arre­sta­ta que­sto mese con l’ac­cu­sa di ostru­zio­ne alle inda­gi­ni e soste­gno all’I­SIS. E’ cre­sciu­ta a Rodeo, Cali­for­nia, e i suoi paren­ti sono arri­va­ti negli Sta­ti Uni­ti nel 1985, dal­la West Bank. Né Afgha­ni­stan né West Bank rien­tra­no nel “ban”.

Esplosioni alla maratona di Boston

Tamer­lan e Dzho­khar Tsar­naev, ese­cu­to­ri del­l’at­ten­ta­to che col­pì Boston nel 2013, era­no nati in Kyr­gyz­stan da geni­to­ri ori­gi­na­ri di zone deva­sta­te dal­la guer­ra in Cece­nia. La fami­glia Tsar­naev è arri­va­ta negli Sta­ti Uni­ti quan­do Dzho­khar ave­va otto anni e fece­ro doman­da di asi­lo, seguen­do per­ciò pro­ce­du­re dif­fe­ren­ti rispet­to a chi arri­va come rifu­gia­to. Dzho­khar, il più pic­co­lo dei fra­tel­li, è diven­ta­to cit­ta­di­no sta­tu­ni­ten­se nel set­tem­bre 2012. Cece­nia e Kyr­gyz­stan non fan­no par­te del­la “lista Trump”.

World Trade Center, 11 settembre 2001

Del­le 19 per­so­ne coin­vol­te negli atten­ta­ti dell’11 set­tem­bre del 2001, 15 pro­ve­ni­va­no dal­l’A­ra­bia Sau­di­ta. Due dagli Emi­ra­ti Ara­bi Uni­ti, uno dal­l’E­git­to e uno dal Liba­no. Nes­su­no di que­sti pae­si rien­tra nel­la lista dei pae­si “ban­na­ti”. 

Que­sti dati ci rac­con­ta­no alme­no tre cose. La pri­ma è che l’e­qua­zio­ne tra immi­gra­zio­ne e ter­ro­ri­smo è sba­glia­ta, dato che la mag­gior par­te degli atten­ta­ti ter­ro­ri­sti­ci negli Sta­ti Uni­ti sono sta­ti com­piu­ti da cit­ta­di­ni ame­ri­ca­ni. La secon­da è che la scel­ta di Trump si basa su cri­te­ri del tut­to arbi­tra­ri, che sem­bra­no lega­ti ad altre dina­mi­che e ad altri inte­res­si, e non alla nazio­na­li­tà degli atten­ta­to­ri. La ter­za è che lad­do­ve esi­sto­no pro­ce­du­re di con­trol­lo col­lau­da­te, come il Refu­gees act del 1980, le cose funzionano.

La quar­ta, for­se la più cru­de­le, riguar­da l’as­so­cia­zio­ne tra rifu­gia­ti (una sot­to­ca­te­go­ria dei migran­ti) e ter­ro­ri­sti che, come abbia­mo visto, non reg­ge da alcun pun­to di vista.

Restia­mo uma­ni. Acco­glia­mo le per­so­ne che scap­pa­no da guer­re, per­se­cu­zio­ni, con­di­zio­ni di vita inso­ste­ni­bi­li. E com­bat­tia­mo il ter­ro­ri­smo, con prov­ve­di­men­ti pun­tua­li, che non leda­no liber­tà e dirit­ti, ma che uti­liz­zi­no stru­men­ti di intel­li­gen­ce e che vada­no nel­la dire­zio­ne di una più ampia con­di­vi­sio­ne del­le infor­ma­zio­ni tra stati.

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