A quattro giorni dal voto, il segretario del PD mina la riforma del Premier

Siete sicuri che l’aver esteso anche alla Costituzione l’insana abitudine tipica della politica di dire tutto e il contrario di tutto in base alla convenienza del momento non sia in effetti l’unico vero cambiamento visto finora?

Un col­po a fred­do, del tut­to inat­te­so, quel­lo asse­sta­to al Pre­mier M Ren­zi a pochi gior­ni dal voto refe­ren­da­rio di dome­ni­ca. Il clas­si­co fuo­co ami­co di una sini­stra mai paga del suo taf­fa­zi­smo. L’autore del­lo sgam­bet­to è infat­ti nien­te­me­no che il segre­ta­rio del PD, Mat­teo R, che ha scel­to la vasta pla­tea dei social per mina­re irre­pa­ra­bil­men­te uno dei prin­ci­pi car­di­ne del­la rifor­ma costi­tu­zio­na­le pro­mos­sa dal gover­no Ren­zi: la non elet­ti­vi­tà del Senato.

Incu­ran­te dei moni­ti che negli anni il pre­mier ha lan­cia­to alla sua mag­gio­ran­za (e in par­ti­co­la­re al suo par­ti­to), che ha defi­ni­to “intoc­ca­bi­le” il prin­ci­pio di non eleg­gi­bi­li­tà del nuo­vo sena­to, il segre­ta­rio del PD ha det­to che i sena­to­ri ver­ran­no inve­ce scel­ti dai cit­ta­di­ni e si è spin­to fino a pre­sen­ta­re un fac­si­mi­le di sche­da elet­to­ra­le. Come gesti­rà que­sta enne­si­ma fai­da inter­na il pre­mier? Sce­glie­rà il pugno di fer­ro che lo ha reso cele­bre, o cer­che­rà di sal­va­re l’unità del suo par­ti­to a pochi gior­ni da una tor­na­ta elet­to­ra­le in cui avrà biso­gno di con­ta­re sull’aiuto di tut­ti, in par­ti­co­la­re del suo segretario?

No, non sto scher­zan­do. Non del tut­to, alme­no, per­ché la situa­zio­ne è gra­ve, ma non è seria. Quel­lo che ave­te appe­na let­to è un plau­si­bi­le esem­pio di rico­stru­zio­ne gior­na­li­sti­ca che potre­ste leg­ge­re oggi su uno dei prin­ci­pa­li quo­ti­dia­ni ita­lia­ni, non fos­se che i pro­ta­go­ni­sti del brac­cio di fer­ro in que­stio­ne, sta­vol­ta, sono la stes­sa persona.

E’ infat­ti lo stes­so Ren­zi che per anni ci ha rac­con­ta­to che la non eleg­gi­bi­li­tà dei sena­to­ri era uno degli ele­men­ti car­di­ne del­la sua rifor­ma costi­tu­zio­na­le, ad aver soste­nu­to ieri sera duran­te una del­le sue diret­te fiu­me sui social che il nuo­vo sena­to (sì, ave­te capi­to bene) sarà in real­tà scel­to dai cit­ta­di­ni, addi­rit­tu­ra tra­mi­te una sche­da apposita.

Ovvia­men­te di tut­to que­sto non c’è trac­cia nel­la rifor­ma, ma sap­pia­mo che que­sto non è mai sta­to un pro­ble­ma per il nostro pre­mier, per cui la real­tà dei fat­ti non è che un’inutile osses­sio­ne da pro­fes­so­ro­ni.

Cosa vole­te che sia il prin­ci­pio di non con­trad­di­zio­ne, per chi si tro­va ad affron­ta­re la madre di tut­te le bat­ta­glie, di chi ha assun­to su di sé l’onere di fer­ma­re con la sola impo­si­zio­ne del­le sue rifor­me il dilu­vio che altri­men­ti spaz­ze­reb­be via ogni bar­lu­me di civil­tà dal nostro pove­ro Paese?

Per un gover­no che ha usa­to più e più vol­te i mala­ti di can­cro e i bam­bi­ni dia­be­ti­ci come argo­men­to a pro­prio favo­re, che è riu­sci­to a col­le­ga­re a una revi­sio­ne costi­tu­zio­na­le abbor­rac­cia­ta l’abbassamento del­le bol­let­te e per­si­no l’efficienza del siste­ma fer­ro­via­rio, che ha det­to che que­sta rifor­ma è al con­tem­po quel­la da sem­pre volu­ta da Ber­lu­sco­ni e quel­la che rac­co­glie l’eredità dell’Ulivo, che ha pro­mes­so che i rispar­mi (gene­ro­sa­men­te decu­pli­ca­ti per magia) deri­van­ti dal­la rifor­ma andreb­be­ro ai pove­ri, ma anche agli infer­mie­ri, ma anche ai ricer­ca­to­ri, cosa vole­te che sia dire ora che il sena­to sarà sia non elet­ti­vo che elettivo?

Mi per­met­to di rivol­ger­mi a quan­ti in buo­na fede stan­no pen­san­do di vota­re sì per­ché sen­to­no che il biso­gno di cam­bia­men­to sia supe­rio­re al peri­co­lo che que­sto cam­bia­men­to sia posi­ti­vo, e a quan­ti riten­go­no (pur non apprez­zan­do­lo) che Ren­zi sia al momen­to l’unico argi­ne allo tsu­na­mi popu­li­sta che sta inve­sten­do l’occidente.

Sie­te sicu­ri che l’aver este­so anche alla Costi­tu­zio­ne l’insana abi­tu­di­ne tipi­ca del­la poli­ti­ca di dire tut­to e il con­tra­rio di tut­to in base alla con­ve­nien­za del momen­to non sia in effet­ti l’unico vero cam­bia­men­to visto fino­ra? Sie­te sicu­ri che que­sta rifor­ma pen­sa­ta male e scrit­ta peg­gio non sia sem­pli­ce­men­te un pun­to da por­ta­re a casa per Ren­zi per non affron­ta­re dav­ve­ro nes­su­na del­le scel­te deci­si­ve in cui dav­ve­ro sareb­be richie­sto un cam­bio di pas­so? E che quan­do doman­de­re­mo il cam­bia­men­to vero non ci sen­ti­re­mo rispon­de­re: “Ehi, cosa pre­ten­de­te da me? Ho già por­ta­to a casa la rifor­ma del­le rifor­me, quel­la che aspet­ta­va­mo dai tem­pi del­le guer­re puni­che! Ma la pros­si­ma vol­ta, vedrete…”.

Sie­te sicu­ri che aval­la­re ogni nefan­dez­za e misti­fi­ca­zio­ne pas­si per la testa al pre­si­den­te del Con­si­glio per­ché “gli altri sono peg­gio” non sia un otti­mo modo per abi­tuar­ci pian pia­no al peg­gio? Sicu­ri che non si trat­ti in fon­do di una for­ma (nem­me­no tan­to) gra­dua­le del­lo stes­so popu­li­smo? Da anni ormai ci avvi­ci­nia­mo un pas­set­to (ver­so destra) alla vol­ta a quel­le stes­se poli­ti­che che cre­dia­mo di scongiurare.

Ci dico­no che sia­mo sull’orlo del bara­tro, e al con­tem­po che ci voglio­no far fare un pas­so avan­ti. Il risul­ta­to lo capi­te da soli.

Ecco, fer­mia­mo­ci, sia­mo anco­ra in tem­po. Dicia­mo no.

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