Quella comunità chiamata “scuola” (che non ha nulla a che fare con la “Buona scuola”)

"I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi", recita l'art. 34. Forse è questo il ruolo della scuola: parificare i punti di partenza, abbattere le disuguaglianze. Ed è per questo che non possiamo permetterci di perderne neppure uno, di questi bambini, di questi ragazzi. Perché il punto di partenza della società di quel "domani" che ormai tanti giovani faticano a vedere, è quella comunità inclusiva che non lascia nessuno indietro, che non abbandona ma recupera.

«Se si per­de loro (gli ulti­mi) la scuo­la non è più scuo­la. È un ospe­da­le che cura i sani e respin­ge i mala­ti», scri­ve­va Don Loren­zo Mila­ni.

Esi­sto­no sto­rie che han­no in se la for­za di por­si come esem­pi. Una di que­ste è quel­la di Loren­zo Mila­ni (uomo pri­ma anco­ra che Don) che, dal­la sua scuo­la sen­za pare­ti e sen­za libri, ini­zia a denun­cia­re il feno­me­no del­la disper­sio­ne sco­la­sti­ca come con­se­guen­za di un pro­ces­so edu­ca­ti­vo sostan­zial­men­te sba­glia­to, che pre­scin­de da quel­le che sono le con­di­zio­ni di par­ten­za degli alunni.

Come ben rife­ri­sce Miche­le Gesual­di, suo allie­vo, per Loren­zo “scuo­la” era lo stru­men­to per dare la paro­la agli ulti­mi per­ché diven­tas­se­ro più libe­ri e più egua­li, per difen­der­si meglio e gesti­re da sovra­ni l’uso del voto e del­lo scio­pe­ro. Con tena­cia e fer­mez­za, andò a cer­ca­re uno ad uno tut­ti i gio­va­ni ope­rai e con­ta­di­ni del suo popo­lo. Entrò nel­le loro case e sedet­te ai loro tavo­li per con­vin­cer­li a par­te­ci­pa­re alla sua scuo­la per­ché l’interesse dei lavo­ra­to­ri, dei pove­ri, non era quel­lo di per­de­re tem­po intor­no al pal­lo­ne e alle car­te come vole­va il padro­ne, ma di istruir­si per ten­ta­re di inver­ti­re l’ordine del­la sca­la socia­le. Era que­sto l’in­ten­to: arma­re i suoi alun­ni di possibilità.

Ad oggi, stan­do agli ulti­mi dati, l’abban­do­no sco­la­sti­co pre­co­ce è un feno­me­no che inte­res­sa il 17,6% dei gio­va­ni in Ita­lia, cir­ca 750.000 ragaz­zi, con­tro una media euro­pea del 12,8%, rag­giun­gen­do peral­tro per­cen­tua­li mol­to ele­va­te nel­le aree metro­po­li­ta­ne meri­dio­na­li, lad­do­ve le dispa­ri­tà socia­li sono più for­ti, lad­do­ve dirit­ti essen­zia­li sono ripe­tu­ta­men­te nega­ti e lad­do­ve il tas­so di anal­fa­be­tiz­za­zio­ne è ben al di sopra del­la media nazionale.

Secon­do alcu­ni stu­di — come ricor­da Giu­lia­na Pro­iet­ti in un arti­co­lo sul­l’­Huf­fing­ton Post — le cau­se del­la disper­sio­ne sco­la­sti­ca sono dovu­te a nume­ro­si fat­to­ri. In par­te, i ragaz­zi sono spin­ti ad eva­de­re dal siste­ma sco­la­sti­co per moti­va­zio­ni indi­vi­dua­li; fra que­ste, i distur­bi d’an­sia han­no un peso note­vo­le. Il pro­ble­ma è piut­to­sto dif­fu­so nel­la fascia di età com­pre­sa fra i 15 ed i 18 anni, in par­ti­co­la­re fra colo­ro che han­no pro­ble­mi nel socia­liz­za­re o nel par­la­re in pub­bli­co. Que­sti ragaz­zi non sono disin­te­res­sa­ti all’i­stru­zio­ne, sem­pli­ce­men­te non sono in gra­do di soste­ne­re gli altis­si­mi livel­li di stress che l’am­bien­te sco­la­sti­co pro­cu­ra loro.

Ma le cau­se che deter­mi­na­no l’ab­ban­do­no sco­la­sti­co sono prin­ci­pal­men­te cul­tu­ra­li, socia­li ed eco­no­mi­che: i ragaz­zi che pro­ven­go­no da ambien­ti social­men­te svan­tag­gia­ti e da fami­glie con uno scar­so livel­lo di istru­zio­ne han­no mag­gio­ri pro­ba­bi­li­tà di abban­do­na­re la scuo­la pri­ma di aver com­ple­ta­to il per­cor­so di stu­di. In mol­ti casi sono i geni­to­ri stes­si a non accom­pa­gna­re i mino­ri a scuo­la (a que­sto riguar­do pro­prio qual­che mese fa si è pro­nun­cia­ta la Cor­te di Cas­sa­zio­ne) e le ingen­ti spe­se cui le fami­glie sono sot­to­po­ste per l’i­stru­zio­ne dei pro­pri figli spes­so spin­go­no le fami­glie stes­se a disin­te­res­sar­si alla for­ma­zio­ne dei ragazzi.

Il trend sem­bra con­fer­ma­to anche nel­la nostra cit­tà, Napo­li, for­se una del­le real­tà più com­ples­se dal pun­to di vista del­le disu­gua­glian­ze. Se si dà uno sguar­do alla rela­zio­ne sul­la disper­sio­ne del­l’an­no sco­la­sti­co 2015–16 del Comu­ne di Napo­li, si nota come il feno­me­no sia ben più accen­tua­to nei quar­tie­ri più disa­gia­ti: in que­ste aree, per quan­to riguar­da la Scuo­la Pri­ma­ria, su 326 casi segna­la­ti, 153 bam­bi­ni sono risul­ta­ti ina­dem­pien­ti, men­tre per quan­to riguar­da la Scuo­la Secon­da­ria di I gra­do, su 801 casi segna­la­ti, ben 336 ragaz­zi sono risul­ta­ti ina­dem­pien­ti, con par­ti­co­la­re pro­ble­ma­ti­ci­tà in muni­ci­pa­li­tà com­ples­se come Mia­no, Secon­di­glia­no, S. Pie­tro Patier­no, Soc­ca­vo e Pianura.

Impos­si­bi­le tra­scu­ra­re i dati del report Tut­to­scuo­la, che mostra­no inve­ce come per quan­to riguar­da la Scuo­la Secon­da­ria di II gra­do, la Cam­pa­nia sia la ter­za Regio­ne in Ita­lia per tas­so di abban­do­no sco­la­sti­co (31.6%) a cau­sa anche del­la situa­zio­ne a dir poco emer­gen­zia­le del ter­ri­to­rio del­la Cit­tà Metro­po­li­ta­na di Napo­li, in cui il tas­so di abban­do­no sco­la­sti­co sfio­ra addi­rit­tu­ra il 36.1%.

Cosa occor­re allo­ra? Una buo­na Rifor­ma sco­la­sti­ca, è que­sto che occor­re. Bor­se di stu­dio, soste­gno alle fami­glie, car­ta del­lo stu­den­te, l’e­spe­rien­za dei Mae­stri di Stra­da e del ter­zo set­to­re in ter­ri­to­ri disa­gia­ti ed abban­do­na­ti, come il rio­ne Sani­tà a Napo­li, dove ope­ra­no costan­te­men­te volon­ta­ri che recu­pe­ra­no ragaz­zi dal­la stra­da, que­ste misu­re insom­ma, non sono sufficienti.

E’ neces­sa­rio che la que­stio­ne sia posta al cen­tro del­l’a­gen­da poli­ti­ca, che non sia più mar­gi­na­le. Gio­ve­dí 16 feb­bra­io a Napo­li, con Fio­rel­la Espo­si­to, segre­ta­ria di FLC CGIL Napo­li; Lui­gi Fela­co, Pre­si­den­te del­la com­mis­sio­ne scuo­la del Con­si­glio Comu­na­le di Napo­li; Rober­to Ser­pie­ri, pro­fes­so­re del Dipar­ti­men­to di Scien­ze Socia­li del­la Fede­ri­co II; Giu­lio Caval­li e l’ap­pas­sio­na­ta docen­te Patri­zia Per­ro­ne, abbia­mo orga­niz­za­to un pri­mo con­fron­to sul tema, di cui discu­te­re­mo anche alla Costi­tuen­te del­le Idee, che si ter­rà a Roma dal 24 al 26 febbraio.

La doman­da da por­si a più di 50 anni di distan­za dal­la scuo­la sen­za pare­ti di Loren­zo Mila­ni è: qual è la scuo­la che ser­ve? Traen­do dal­la rifles­sio­ne ela­bo­ra­ta a Napo­li pro­prio da Giu­lio Caval­li, ci chie­dia­mo: può esser con­si­de­ra­ta “scuo­la” una comu­ni­tà che per­met­te che anche uno solo dei suoi com­po­nen­ti, ven­ga abban­do­na­to a se stes­so e di con­se­guen­za abban­do­ni la stes­sa comu­ni­tà di cre­sci­ta inter­per­so­na­le cui appar­tie­ne? Può esser con­si­de­ra­ta “scuo­la”, quel­la che non si cura degli ulti­mi, di quel­li che Loren­zo Mila­ni, nel­la meta­fo­ra di cui sopra, defi­ni­va “mala­ti”?

“Scuo­la” non è for­se il luo­go in cui le disu­gua­glian­ze diven­ta­no ric­chez­za e sti­mo­lo, un luo­go che miri a rimuo­ve­re que­gli osta­co­li di ordi­ne eco­no­mi­co e socia­le che la nostra Costi­tu­zio­ne pone come impe­di­men­to al pie­no svi­lup­po del­la per­so­na uma­na e all’ef­fet­ti­va par­te­ci­pa­zio­ne di tut­ti all’or­ga­niz­za­zio­ne poli­ti­ca, eco­no­mi­ca e socia­le del Pae­se? “Scuo­la” non è for­se il “luo­go” in cui dovreb­be tro­va­re con­cre­tez­za il prin­ci­pio costi­tu­zio­na­le del­l’e­gua­glian­za sostan­zia­le? “I capa­ci e i meri­te­vo­li, anche se pri­vi di mez­zi, han­no dirit­to di rag­giun­ge­re i gra­di più alti degli stu­di”, reci­ta l’art. 34. For­se è que­sto il ruo­lo del­la scuo­la: pari­fi­ca­re i pun­ti di par­ten­za, abbat­te­re le disu­gua­glian­ze. Ed è per que­sto che non pos­sia­mo per­met­ter­ci di per­der­ne nep­pu­re uno, di que­sti bam­bi­ni, di que­sti ragaz­zi. Per­ché il pun­to di par­ten­za del­la socie­tà di quel “doma­ni” che ormai tan­ti gio­va­ni fati­ca­no a vede­re, è quel­la comu­ni­tà inclu­si­va che non lascia nes­su­no indie­tro, che non abban­do­na ma recu­pe­ra, per­ché come direb­be don Loren­zo Mila­ni “I care”, “mi sta a cuo­re”. Quel­la comu­ni­tà chia­ma­ta “scuo­la”, che non ha nul­la a che fare con la Buo­na Scuola.

Giu­lia Marino

Pos­si­bi­le Napo­li, comi­ta­to “Gen­na­ro Capuozzo”

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