Ci risiamo.
In TV sono tornati di moda “gli scherzi”. Sembra che dire “era uno scherzo” e tirare fuori le telecamere sia diventato una sorta di “tana libera tutti”, che consente di trasformare ogni meschina nefandezza nella scusa per farsi grasse risate.
Dopo la molestia sessuale esplicita ai danni della cantante Emma durante la trasmissione Amici (che ha fatto il giro del mondo per squallore e irresponsabilità sociale), arriva la molestia alla rapper Baby K ospite de “Le Iene”, preannunciata da una frase orribile tipo “visto che ci ha rotto le palle per una estate intera, adesso che è nei nostri studi per un intervista le rompiamo noi a lei”. Una vendetta, insomma.
Una molestia sessuale usata come forma di vendetta ai danni di una donna libera e disinibita.
Andiamo sempre meglio.
“Ma tanto è uno scherzo!”
Come se aver detto esplicitamente di no ed essere state ugualmente palpate, sbaciucchiate, sottoposte a domande intime con invadenza morbosa e ammiccante, possa essere un atto reversibile, per giunta portato avanti nascondendosi dietro il potentissimo strumento delle telecamere accese.
“Ma tanto è uno scherzo!”
Passa tutto, passa la paura, passa la rabbia, passa lo schifo (si, perché anche se il molestatore è bello e aitante, se ti tocca e tu non vuoi, ti fa schifo), passa l’imbarazzo…
Passa tutto! E chi non ride è acida/rosicona/esagerata/
Chi non ride è una vittima, una perdente.
Beh, io non rido.
Si chiama bullismo, si chiama molestia sessuale ed è una piaga sociale e culturale di questo Paese, che nemmeno si rende conto di quanto sia grave e pericoloso.
Io penso alle discriminazioni, alle violenze, agli abusi, ai femminicidi e non rido.
Non rido nemmeno un secondo.
Io penso a quella volta che è successo a me, alla mia amica, a quasi ciascuna di noi.
A quella volta che avrei dovuto ridere, o che avrei voluto poterne ridere.
E che invece no… Non ha funzionato. Non è sparito niente.
Non rido nemmeno oggi.
E non riderò. Mi fate troppa rabbia. Meschini, complici, inqualificabili.
#IoNonRido