Conosciamo il tuo impegno sui temi ambientali: come si riesce a lavorare in quest’ambito all’interno della commissione agricoltura? “Parto col dire che sono convinta che sia arrivato il momento di costruire un nuovo modello di crescita, diverso da quello che ha preceduto la crisi, che aveva sì garantito sviluppo facendo aumentare il PIL, ma generando squilibri, diseguaglianze e una grave crisi ambientale. Il nuovo modello dovrà invece saper mantenere in armonia sostenibilità ambientale, coesione sociale, equità e crescita economica, avendo come indicatore la qualità della vita. Per fare questo il settore agricolo e agroalimentare sono sicuramente strategici e centrali. Certo è necessario che l’Italia inizi con consapevolezza e determinazione a scommettere su un’agricoltura che non è solo produzione di un bene primario come il cibo, ma salvaguardia e formazione del territorio e del paesaggio, ruralità, sviluppo sostenibile, sicurezza alimentare, conservazione della biodiversità, tradizioni locali: tutti aspetti su cui le politiche agricole agiscono in modo incisivo. Certo è una scelta coraggiosa, ma siamo di fronte ad un campo che apre a prospettive occupazionali e tra l’altro i giovani stanno tornando a interessarsi al settore agricolo, lo confermano anche le sempre crescenti iscrizioni alla facoltà di agraria. Dobbiamo quindi prendere questo dato come incoraggiamento per investire sulla formazione e sul sostegno dell’imprenditoria giovanile e coniugare tutto questo alla diffusione di una cultura sostenibile, dove iniziative come filiera corta, produzioni a Km zero, orti urbani e Gruppi di Acquisto solidale, si diffondano. Sostenibilità in tutti i sensi: deve diventare un criterio di valutazione della produzione, oltre che uno stile di vita condiviso. In Commissione Agricoltura siamo al lavoro su diversi progetti di legge che vanno in questa direzione: filiera corta e chilometro zero, agricoltura sociale, tutela dei prodotti e lotta alle frodi e alla contraffazioni, biologico, salvaguardia della biodiversità e non ultima l’importantissima legge per la valorizzazione delle aree agricole e per il contenimento del consumo di suolo.”
Il consumo di suolo è una vera e propria emergenza italiana, secondo alcuni studi si consumano 100 ettari di suolo vergine al giorno. Com’è possibile fermare questo scempio? “Innanzi tutto non possiamo esaminare a margine gli aspetti che riguardano l’agricoltura, che non solo garantisce la sicurezza e la sovranità alimentare, ma è indispensabile per la cura e il presidio del territorio. Fermare il consumo di suolo agricolo è quindi una priorità assoluta. L’agricoltura è il settore più colpito dall’uso scellerato del suolo e dalla cementificazione perché l’espansione dell’urbanizzato e l’impermeabilizzazione del terreno sono processi irreversibili! E’ proprio la terra la materia prima di cui abbiamo bisogno per produrre un bene primario come il cibo ed è assurdo pensare che oggi un paese come l’Italia non sia in grado di sopperire in autonomia a sfamare tutti i suoi abitanti. A questo si somma il problema dell’abbandono dei terreni un tempo coltivati, in particolare nelle zone montane o nelle aree marginali, dove la mancata manutenzione e cura provoca anche rischi idrogeologici e pericolo d’incendio. Vale la pena spendere risorse per riparare i danni quando possiamo investire quelle risorse per prevenirli? Magari agevolando la coltivazione del terreno, promuovendo una nuova agricoltura attenta a ridurre il consumo delle risorse idriche, a preservare la biodiversità, a tutelare la qualità dei prodotti. Il contrasto del consumo di suolo è un’emergenza trasversale che coinvolge la pianificazione urbanistica, le politiche ambientali, i mutamenti climatici che sempre più spesso provocano dissesti e calamità che possono sfociare in tragedia…possiamo in pratica dire che la difesa del suolo è la più grande opera pubblica necessaria al nostro paese! Aggiungo che è indispensabile dire un netto e forte basta a qualsiasi genere di condono e che il tutto va affiancato ad una nuova idea di edilizia. Lo stop al consumo suolo sarà realtà solo se sapremo coniugarlo con un rilancio del settore edile, che non può che andare nella direzione del recupero, di nuove politiche su demolizione e ricostruzione, dell’efficientamento energetico, della riqualifica delle aree degradate delle nostre città e del nostro territorio.”
Com’è stata l’esperienza delle parlamentarie dell’anno scorso? Pensi che siano state un mezzo valido per la scelta delle candidature al Parlamento? “Le primarie sono state una rivoluzione ed hanno portato persone come me, lontane da logiche di appartenenze e precedenti famiglie politiche, a poter rappresentare il proprio territorio in Parlamento, sbaragliando a volte anche forti personalità in campo. Sono state la vittoria di un’intera generazione, fatta di persone che hanno in testa una politica nuova, un partito nuovo. Le “parlamentarie” hanno dato un segnale di speranza e di entusiasmo nella scena politica italiana, interpretando un bisogno di cambiamento che fino a quel momento il PD non aveva intercettato. A volte mi capita di incontrare tante persone che mi dicono “Veronica io non ti conoscevo personalmente, ma ti ho votato perché voi giovani siete la nostra speranza!”, questo significa che io e tanti altri giovani abbiamo dimostrato che il Partito Democratico è contendibile e aperto alle nuove e migliori energie che l’Italia ha e deve valorizzare. Per me sono state un percorso fatto insieme a tante persone, iscritti e non, con le quali ho condiviso per anni il mio impegno politico fatto di militanza, di feste de l’Unità prima e democratiche poi, di tante battaglie nella giovanile e nel partito. Ci siamo candidati con alcune idee e le abbiamo raccontate in una campagna lampo, sfruttando il web e i social network, lanciando la campagna “5 idee in 5 giorni”. Le “parlamentarie” sono state una straordinaria esperienza collettiva ed è proprio così che sto continuando ad intendere il mio mandato parlamentare.”
Sei all’interno del PD da molti anni e ti sei occupata anche di organizzazione: cosa ti piace della mozione di Civati sul rilancio del PD? “L’idea vincente è quella di far camminare insieme la presenza territoriale a quella del web e della rete, l’idea di un partito che ha il coraggio di mettersi in discussione e di stare al passo con i tempi, senza dimenticare lo straordinario patrimonio costruito nel tempo sui territori. L’attenzione agli iscritti e la valorizzazione dei circoli come luogo dell’elaborazione politica sono affiancate ad un’idea di partito aperto, con lo sguardo rivolto a chi sta fuori e ai movimenti presenti nella società civile. Un partito che non ha paura di dare accoglienza alla partecipazione e alle idee di tutti e che è disposto a sperimentare nuove modalità di adesione, perché crediamo che ognuno sia una testa prima che una tessera.”
Com’è stato l’incontro con Civati? Cosa ti ha convinta ad appoggiarlo? “Ho conosciuto Pippo molti anni fa: io ero una militante della giovanile in Lombardia e lui un giovane consigliere regionale che, in solitaria, conduceva alcune battaglie che per tanto tempo – purtroppo anche nel nostro partito – sono state considerate marginali, ma che oggi tutti riconoscono essere prioritarie. Pippo è sempre stato un punto di riferimento quando nel mio impegno politico ho combattuto perché fossero messi al centro i temi ambientali, i diritti civili e l’integrazione, contro le mafie, anche al nord, dove per troppo tempo sono state sottovalutate, o contro lo smantellamento del trasporto pubblico locale, per la mobilità sostenibile, per l’innovazione e la banda larga, e non per ultimo per un’apertura dei partiti ai giovani. Ricordo ad esempio la serata “da Chicago a Barzago”, il mio paese, nella quale Pippo ci ha fatto sognare con lui raccontandoci la sua esperienza diretta vissuta in America per la vittoria di Obama, e come dimenticare l’iniziativa “Polenta e Kebab” lanciata insieme a lui con i Giovani Democratici di Lecco contro la politica dell’intolleranza leghista tra ronde padane e legge anti-kebab.”
Conclude Veronica: “Ecco, sono proprio la sua coerenza, la sua determinazione, la chiarezza delle sue idee ed il coraggio di difenderle, anche se questo comporta posizioni scomode e difficili, che mi hanno portato a credere fortemente che lui, soprattutto in questo momento, sia la persona giusta per guidare il Partito Democratico. Condivido con lui la passione per una politica creativa e genuina, fatta di progetti che coinvolgono più persone possibili per vincere insieme. Esattamente quello che accadrà l’8 dicembre.”