Reddito di cittadinanza: il diritto a vivere una vita degna appartiene a tutti

E prima di sperticarci in ragionamenti che poi, in estrema sintesi, finiscono in un tragico “prima gli italiani”, proviamo a riflettere: una persona ha diritto ad una vita dignitosa perché ha una determinata nazionalità sui documenti oppure, più logicamente, perché - indipendentemente dai documenti - è un essere umano?

Il Vice Pre­mier e Mini­stro del Lavo­ro e del­lo Svi­lup­po Eco­no­mi­co, Lui­gi di Maio, ci tie­ne par­ti­co­lar­men­te a spe­ci­fi­ca­re che, diver­sa­men­te da quan­to dichia­ra­to dal Mini­stro Tria, il red­di­to di cit­ta­di­nan­za sarà una misu­ra dedi­ca­ta esclu­si­va­men­te ai cit­ta­di­ni ita­lia­ni.

Que­sto ci for­ni­sce due infor­ma­zio­ni impor­tan­ti sul­la natu­ra e l’impostazione del Lea­der 5 Stel­le al gover­no: che uno vale uno, ma solo se si trat­ta di “raz­za ita­lia­na” e che, tut­to som­ma­to, ideo­lo­gi­ca­men­te non è poi così distan­te dal suo com­pa­re al Gover­no, Mat­teo Sal­vi­ni.

Ci dice anche quan­to poco impor­ti a que­sto gover­no del­la dife­sa dei prin­ci­pi enun­cia­ti dal­la nostra Car­ta Costi­tu­zio­na­le che, all’Articolo 3, ci ricor­da che “tut­ti i cit­ta­di­ni han­no pari digni­tà socia­le e sono ugua­li davan­ti alla leg­ge sen­za distin­zio­ne di ses­so, di raz­za, di lin­gua, di reli­gio­ne, di opi­nio­ni poli­ti­che, di con­di­zio­ni per­so­na­li e sociali”.

E noial­tri, in atte­sa dell’ennesima inu­ti­le indi­gna­zio­ne del Pre­si­den­te del­la Came­ra Rober­to Fico, for­se dovrem­mo pro­va­re a costrui­re un ragio­na­men­to più ampio.

Per­ché, seb­be­ne Sal­vi­ni si offen­da quan­do gli vie­ne fat­to nota­re, l’Italia è per pri­mo un pae­se di migran­ti: in pas­sa­to, emi­gra­va­mo ver­so il Nuo­vo Con­ti­nen­te — dove i nostri non­ni veni­va­no trat­ta­ti, più o meno, come oggi gli stra­nie­ri ven­go­no trat­ta­ti dai nostri pic­co­lis­si­mi uomi­ni di Sta­to — e, più recen­te­men­te, ver­so altri pae­si euro­pei dove esi­sto­no misu­re di wel­fa­re per garan­ti­re un red­di­to anche a chi non può con­ta­re su uno sti­pen­dio (ricor­dia­mo­ci che, in tut­ta l’Unione Euro­pea, solo Ita­lia e Gre­cia ne sono attual­men­te sprovviste). 

E, per­do­na­te­mi, non rie­sco ad attri­bui­re a que­sti nostri con­na­zio­na­li una defi­ni­zio­ne diver­sa da “migran­ti eco­no­mi­ci”: per­ché, di fat­to, lascia­no la pro­pria casa in cer­ca di con­di­zio­ni di vita miglio­ri. Con la dif­fe­ren­za che non scap­pa­no dal­la guer­ra o dal­la fame, ma si diri­go­no ver­so sti­pen­di più alti in pae­si più civi­li.

Pren­dia­mo, ad esem­pio, la tan­to bistrat­ta­ta Ger­ma­nia: quel­la a cui vie­ne rin­fac­cia­to di dover fare più acco­glien­za, e che nel 2017 ha accol­to 325.370 richie­den­ti asi­lo, con­tro i 35.130 dell’ Ita­lia. Per non par­la­re dei qua­si 800.000 cit­ta­di­ni ita­lia­ni resi­den­ti, secon­do i dati del Mikrozensus.

In Ger­ma­nia, a par­ti­re dai pri­mi anni 2000, esi­ste il sus­si­dio Alg II: un red­di­to di disoc­cu­pa­zio­ne a tem­po inde­ter­mi­na­to a cui ha dirit­to chi non è mai entra­to nel mon­do del lavo­ro e chi esau­ri­sce il sus­si­dio di disoccupazione. 

Si par­te da una base di 800 euro per i sin­gle, che aumen­ta in modo pro­gres­si­vo in pro­por­zio­ne alle dimen­sio­ni del nucleo fami­lia­re, desti­na­to anche ai cit­ta­di­ni stra­nie­ri resi­den­ti in Ger­ma­nia, che rap­pre­sen­ta­no cir­ca ⅕ del tota­le dei bene­fi­cia­ri.

E pri­ma di sper­ti­car­ci in ragio­na­men­ti che poi, in estre­ma sin­te­si, fini­sco­no in un tra­gi­co “pri­ma gli ita­lia­ni”, pro­via­mo a riflet­te­re: una per­so­na ha dirit­to ad una vita digni­to­sa per­ché ha una deter­mi­na­ta nazio­na­li­tà sui docu­men­ti oppu­re, più logi­ca­men­te, per­ché — indi­pen­den­te­men­te dai docu­men­ti — è un esse­re umano?

Per­ché la pos­si­bi­li­tà di vive­re una vita degna è di tut­ti, è un dirit­to uni­ver­sa­le, come uni­ver­sa­le dovreb­be esse­re il mez­zo che la garan­ti­sce que­sta digni­tà, che con la cit­ta­di­nan­za non ha nien­te a che fare.

E men­tre le disu­gua­glian­ze aumen­ta­no e il cli­ma da guer­ra tra ulti­mi e penul­ti­mi si ina­spri­sce, aspet­tia­mo pazien­te­men­te di recu­pe­ra­re un po’ di uma­ni­tà a tut­ti i livel­li, a par­ti­re da chi ci gover­na e, nel frat­tem­po, bea­ti gli ita­lia­ni disoc­cu­pa­ti a Berlino.

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