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Matteo Renzi, dal canto suo, invita a fare di più per non lasciare inascoltato il “grido del Nord”: nello specifico una grande operazione di riduzione fiscale, a partire dalle cose già fatte in questa legislatura, per proseguire con un accordo delle forze politiche “per un progetto come quello che abbiamo lanciato noi (Tornare a Maastricht) che permetterebbe la riduzione annuale delle tasse per una cifra che può variare tra i 30 e i 50 miliardi di euro”.
Invenzioni di numeri. Basta dire «abbasserò le tasse!» e secondo una certa teoria della comunicazione (ma quale?), le masse referendarie del Veneto dovrebbero tornare, ammansite, al caldo delle proprie abitazioni. E poi a seguire le invenzioni, invenzioni di numeri.
Trenta o cinquanta miliardi, come fossero la stessa cosa, come non fosse già così difficile tenere insieme un bilancio pubblico mai completamente risanato. Dichiarazioni che risuonano beffarde, come quando viene rilanciata la proposta di ritorno a Maastricht, come se non fosse più vigente (ed invece lo è, nel suo pieno, puntellato dal Fiscal Compact che noialtri abbiamo messo in Costituzione quando forse bastava una maggiore serietà nel rispettare gli impegni presi). Mentre cerchiamo di ricordare che non tutta la spesa pubblica è allo stesso modo fonte di crescita poiché ad esempio usare il deficit per aumentar la spesa corrente o elargire mance è molto meno utile rispetto a fare investimenti pubblici, ecco la geniale trovata. Un nuovo bonus, sempre di 80 euro, ai minorenni — ma non a tutti, solo per famiglie che non superino una certa fascia di reddito, oppure perché no, un bonus badanti.
Chi dice che abbassare le tasse non è di sinistra, eh? Chi lo dice?
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